dalla nostra inviata

La tregua tra Israele e Hamas è finita

Micol Flammini

Antony Blinken era a Gerusalemme per tentare di estendere di qualche giorno la pausa, ma allo scadere dell'accordo, i terroristi non hanno fornito una lista di nuovi ostaggi da liberare e hanno lanciato razzi. I combattimenti a Gaza, dice Israele, sono ricominciati

Gerusalemme, dalla nostra inviata. La guerra a Gaza è ricomiciata. La speranza che la tregua potesse arrivare almeno fino alle prime ore di lunedì, che potesse essere stiracchiata per vedere il ritorno di nuovi ostaggi, almeno di tutte le donne e bambini è finita ieiri, quando Hamas, allo scadere dell'accordo non ha consegnato una lista di prigionieri da liberare e ha violato la pausa sparando razzi. Israele ha risposto colpendo anche il sud della Striscia di Gaza.

 

Già giovedì mattina, poco prima delle sette, la tregua sembrava arrivata alla fine, i miliziani della Striscia avevano indicato una lista di ostaggi soltanto allo scadere dell'accordo, che è stato esteso all’ultimo, e pochi minuti dopo, alle porte di Gerusalemme due uomini sono scesi da una macchina con un fucile d’assalto e una pistola e hanno iniziato a sparare a delle persone alla fermata dell’autobus, uccidendone tre. Gli attentatori sono stati neutralizzati da due soldati non in servizio e da un civile armato, avevano la macchina piena di munizioni ed erano membri di Hamas. L’organizzazione ha rivendicato l’attentato nelle ore in cui il segretario di stato americano, Antony Blinken, percorreva Israele, la Cisgiordania e andava infine a Dubai per parlare di tregua, ma anche della prossima fase di guerra. 

  

E' stata una visita diversa dalle precedenti, Blinken è stato accolto prima dal presidente israeliano Isaac Herzog, poi ha incontrato il gabinetto di guerra con il premier Benjamin Netanyahu che ha pronunciato parole chiare: abbiamo giurato che elimineremo Hamas e gli israeliani non rinunceranno a questo obiettivo. E’ vero, la maggioranza degli israeliani crede che lo sradicamento di Hamas sia necessario e non possa essere rimandato. Così Blinken più che nel tentativo di stiracchiare la tregua era arrivato per farsi dire cosa intendeva fare Israele quando la guerra sarebbe ricominciato, e pur aspettandosi qualche ora di pausa in più, ha portato la raccomandazione del presidente americano Joe Biden, per il quale questo conflitto ha effetti disastrosi sui sondaggi, di proteggere i civili.

 

Il messaggio di Blinken è stato: la pressione internazionale su Israele e sugli Stati Uniti aumenterà se l’intensità dei combattimenti a Gaza non verrà ridotta. I piani dell’esercito sono di concludere in due settimane l’offensiva nella parte settentrionale della Striscia, poi muoversi a sud, dove  ci sono  circa due milioni di civili, che ieri dopo il riavvio dei combattimento hanno cercato di lasciare la zona di Khan Younis, in cui Hamas è ben radicato ed è una degli obiettivi dichiarato dell'esercito. Gli Stati Uniti vogliono una guerra diversa, hanno rassicurato che i sostegno continua, ma non vogliono vedere di nuovo le immagini della prima fase dei bombardamenti. Nella parte settentrionale della Striscia intanto, i soldati israeliani sono rimasti in attesa in questi sette giorni di pausa, ma il fatto che alcuni tra gli ostaggi liberati venissero da zone vicine a Gaza city, indica che all’esercito mancano ancora parti cruciali da controllare e quindi l’operazione a nord potrebbe essere più lunga di quanto pronosticato.

 

Blinken oltre al come, è venuto a informarsi sul quanto, e il ministro della Difesa Yoav Gallant gli ha detto che l’intenzione è quella di combaattere contro Hamas fino alla sua sconfitt, ma quello che slitta via dalle dichiarazioni pubbliche è che il sostegno americano è indispensabile per portare avanti l’offensiva e non potrà essere eterno, perché questo sostegno, Biden lo sta pagando a caro prezzo e la definizione di “vittoria” di Israele e di “sconfitta” di Hamas risultano ancora troppo vaghe. Secondo l’emittente israeliana Channel 12, Blinken ha insistito sul tempo dicendo che non ci sono mesi a disposizione, ma settimane

   

I primi segnali che l’estensione della tregua stesse arrivando al suo limite ieri non arrivavano  da Israele, che ha tutto l’interesse a vedere tornare a casa i suoi cittadini e anche dopo l'attentato a Gerusalemme aveva detto di essere disposto a portare avanti la pausa, ma non oltre i dieci giorni. L’accordo era nato con una durata fisiologica, prevedeva il ritorno delle donne e dei bambini, e per quanto ci siano soltanto stime di quanti potrebbero essere nelle mani di Hamas, prima o sarebbero finiti: tuttavia, anche questa parte dell'accordo è stata violata, perché ci sono ancora donne e bambini rapiti nella Striscia. La possibilità di un rilascio “tutti per tutti” – tutti gli ostaggi per tutti prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane – è un rischio troppo grande per la sicurezza di Israele e confligge con l’obiettivo di sradicare Hamas.

   

Ieri nella zona di Netivot, vicino alla Striscia, il sistema di difesa Iron Dome era entrato in funzione già in serata, probabilmente per fermare un attacco. I terroristi della Striscia, consapevoli che presto sarebbero tornati i combattimenti, hanno cercando con ogni mezzo di aumentare il ricatto su Israele sia riducendo il numero di ostaggi liberati, sia con gli appelli alla mobilitazione in tutti i territori fuori o dentro alla Striscia di Gaza. Puntano ancora a una guerra di più fronti contro Israele. Il leader di Hamas, Yahya Sinwar, ieri ha fatto recapitare un messaggio ai suoi seguaci: il 7 ottobre era una prova generale. 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)