Ansa

L'editoriale dell'elefantino

La guerra fa orrore, ma è necessaria a sradicare la logica dei pogrom

Giuliano Ferrara

Il vero umanitarismo, senza balle: perché l’Onu, i manifestanti, i campus, i Blinken, i Biden, i Macron, i Sánchez devono avere il coraggio civile e morale di riconoscere fino in fondo che questa guerra va fatta

Siamo tutti umanitari, ma non tutti capiscono quale sia il problema, molti fingono di non capire, alcuni (molti) capiscono e usano l’umanitarismo come una clava da dare in testa al loro nemico assoluto, Israele, in qualche caso non raro gli ebrei. Con la fine provvisoria della tregua per il riscatto degli ostaggi si ricomincia. Il problema è che Hamas è un’organizzazione di terroristi e predoni votata alla distruzione di Israele e degli ebrei, e che ammazza le persone nei kibbutz e alle fermate dell’autobus, lo fa indiscriminatamente, invocando un Dio fondamentalista, in una guerra di religione sostenuta da un fronte fanatico che passa per l’Iran, il Libano degli Hezbollah, la Cisgiordania occupata, lo Yemen dei gruppi houthi, e per far questo ha denaro, armi, una quota non misurabile ma non trascurabile di consenso popolare, un similstato come la Striscia di Gaza, alleanze armatissime e minacciose anche più vaste sul piano mondiale (da Ankara a Mosca a Pechino a Pyongyang). Se a San Marino fosse installata Hamas, e tirasse razzi su Bologna e facesse incursioni a Rimini come quelle del 7 ottobre, avremmo un problema. Quando si dice che Israele ha diritto di difendersi, se lo si dica, quando lo si dica, quando lo si dica con convinzione politica morale e umanitaria, dopo l’invasione genocidaria del 7 ottobre, uccidete gli ebrei, quanti più possibile, in nome di Allah, e non sempre è così che la si dice, questa frase significa qualcosa.

Israele sarà anche simbolicamente un’oasi di democrazia, di multietnicità, di modernità civile e di benessere e forza tecnologica, ché questa è la storica realizzazione dello stato ebraico e della parte di occidente che riconosce in esso un alleato e un avamposto assediato dalle autocrazie fanatiche e dai facitori di pogrom, ma è pure un simbolo di oppressione coloniale perché occupa terre conquistate in guerra contro trecento milioni (allora) di nemici arabi, e mai restituite senza il pegno del riconoscimento della sua esistenza e della pace. E i palestinesi sarebbero gli oppressi e i resistenti: in realtà sono un popolo disperso e fragile e che non ha trovato in quasi un secolo il modo di passare dall’incubazione del terrorismo a una classe dirigente capace di mettere la politica, il compromesso pacifico, la diplomazia, un minimo di onesto buongoverno al posto dell’ideologia dell’annientamento del nemico assoluto.

Un umanitarismo onesto deve fare i conti con questo. Israele è stato provocato alla guerra di autodifesa esistenziale da una sciagura che richiama la Shoah, e quella nazione nasce dopo la Shoah perché l’orrore non si ripeta mai più. Al di là delle divisioni causate dal ricatto diabolico sugli ostaggi nelle mani dei predoni e pogromisti, al di là delle divisioni politiche sul governo del Likud, di Netanyahu e delle destre oltranziste che sono per l’annessione della Cisgiordania, al di là dei conflitti sulle responsabilità per l’incredibile fallimento della sicurezza del 7 ottobre, al di là di tutto, Israele è unito nel proposito di annientare Hamas, i suoi capi e i suoi effettivi, per tornare a respirare liberamente. È un paese in cui alcune città, Ashkelon, Sderot, altre del nord, sono state evacuate di centinaia di migliaia di persone in pericolo, con lo svuotamento di tutta la fascia meridionale contigua a Gaza e parte della fascia settentrionale contigua agli Hezbollah. È un paese che non ha cercato ma fa con determinazione e coraggio una guerra che paralizza la sua economia, moltiplica necessariamente uno stato di ansia e di stordimento, sacrifica una generazione di riservisti allo scopo di difendere la patria ebraica da chi la vuole annientare. La guerra fa sempre senso, è una sciagura, non lo pensano e non lo dicono e non lo sentono solo coloro che pretendono il monopolio del cuore umanitario, questo disgusto è patrimonio di tutti gli esseri umani nella civilizzazione di questa epoca e di questa parte di mondo. Peggio della guerra c’è l’immolazione ingiusta di una nazione sotto la minaccia della guerra santa, del jihad. Dunque l’Onu, i manifestanti, i campus, i Blinken, i Biden, i Macron, i Sánchez devono avere il coraggio civile e morale di riconoscere fino in fondo che questa guerra va fatta e i suoi altissimi costi umani vanno addebitati a chi l’ha provocata, a chi lavora perché continui e si espanda fino all’obiettivo finale di eliminare gli ebrei dal Giordano al Mediterraneo. E va fatta come Israele ha dimostrato di farla: puntando, con tutte le misure possibili di contenimento dei danni collaterali a ogni guerra, all’obiettivo finale dello sradicamento di Hamas, che non è un legittimo soggetto politico e sociale la cui voce esprime l’ansia di liberazione degli oppressi, ma una banda sicaria e genocidaria. Questo si chiama umanitarismo. Il resto è resa alla logica del pogrom.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.