I board degli atenei americani dicono che l'antisemitismo “dipende dal contesto”

Fare appelli per il genocidio degli ebrei viola i codici di condotta? “Se quel che si dice diventa una condotta, sì”. Quindi solo se si commette davvero un genocidio? Le parole non bastano? Le allucinanti testimonianze dei presidenti di Harvard, Penn University e MIT al Congresso

Pubblichiamo parte delle testimonianze al Congresso dei presidenti di Harvard, Claudine Gay, della Penn University, Liz Magill, e dell’MIT, Sally Kornbluth, di fronte alla commissione Istruzione e Forza lavoro a guida repubblicana, martedì 5 dicembre. 


  

“Oggi ognuno di voi avrà la possibilità di rispondere e di spiegare i molti casi di antisemitismo pieno d’odio che si sono verificati nei vostri rispettivi campus, dove è stato negato agli studenti un ambiente sicuro di apprendimento sicuro che è loro dovuto”, ha detto la presidente della commissione, la repubblicana Virginia Foxx, aprendo la sessione di testimonianze. 


Sono state poste poi parecchie domande sulla sicurezza degli studenti e sui metodi adottati dalle amministrazioni degli atenei per garantire tale sicurezza specialmente dopo il 7 ottobre. “Gli studenti che intimidiscono gli studenti ebrei solo perché sono ebrei saranno espulsi?”, ha chiesto la deputata repubblicana Lisa C. McClain alla presidente di Harvard.

“Lei descrive una condotta che sembra violare le nostre policy contro il bullismo, l’intimidazione e le molestie”, ha risposto la Gay.

La McClain ha citato un altro episodio e ha richiesto: “Sto cercando una reazione da parte vostra. Qualcuno è stato espulso? Sì o no?”.

La Gay ha detto di non poter dare una risposta univoca per ragioni di privacy.

  

   


Il deputato repubblicano Glenn Grothman ha detto rivolto alla presidente della Penn: “Ho un amico il cui figlio va all’Università della Pennsylvania. In questo momento ha paura di andare in biblioteca di sera. Incredibile. Perché oggi uno studente ebreo ha paura di andare in biblioteca di sera?”.

 

La Magill ha risposto: “Intanto mi lasci dire che sono devastata: la sicurezza del nostro campus e dei nostri studenti in particolare è la mia massima preoccupazione” e ha chiesto al deputato di poter parlare personalmente con i genitori di questo studente. 

    
La deputata repubblicana Elise Stefanik ha chiesto: “All’Mit, fare appelli per il genocidio degli ebrei viola i codici di condotta o le regole su molestie e bullismo, sì o no?”.

La Kornbluth ha risposto: “Si colpiscono gli individui, non si fanno dichiarazioni collettive”.

“Sì o no?”, ha incalzato la deputata, ripetendo la domanda.

“Non ho sentito appelli per il genocidio degli ebrei nel campus”, ha risposto la presidente dell’Mit.

“Ma lei ha sentito canti per l’Intifada”.

“Ho sentito – ha detto la Kornbluth – dei canti che possono essere considerati antisemiti, dipende dal contesto, se chiedono l’eliminazione del popolo ebraico”.

Quindi non viola nessun codice di condotta?, ha chiesto la deputata.

“Ogni caso viene indagato come violenza e perseguito se necessario”.

La Stefanik ha posto la stessa identica domanda alla presidente della Penn. “Se quel che si dice diventa una condotta, sì è molestia”.

Ho chiesto, ha ripetuto la Stefanik, se chiedere il genocidio degli ebrei, questo specifico “discorso”, rappresenta bullismo o molestia.

“Se è diretto sì, costituisce molestia”.

Quindi è un sì?

“È una decisione che dipende dal contesto, signora”, ha detto la Magill.

La Stefanik ha ripreso la parola: "Davvero la sua testimonianza oggi qui è per dire che punire chi chiede il genocidio degli ebrei è una decisione che dipende dal contesto? Questa è la domanda più semplice possibile per rispondere ‘sì’, presidente Magill”.

“Se le parole diventano condotta, sì può essere molestia”.

La Stefanik: “La condotta significa commettere l’atto di genocidio? Le parole non sono molestia? Questo è un messaggio inaccettabile. Le darò ancora una possibilità per far sentire la sua risposta”, e ha ripetuto la solita domanda.

“Può essere molestia”, ha detto la Magill.

“E questo è un sì – ha dichiarato la Stefanick, rivolgendo la stessa domanda alla presidente di Harvard.

“Può esserlo, dipende dal contesto”, ha risposto la Gay.

Quale contesto?

“Che sia colpito un individuo”.

“Viene colpito un individuo, un individuo ebreo, uno studente ebreo”, ha ribadito la deputata ormai spazientita: “Lei si rende conto – ha continuato – che la sua testimonianza sta deumanizzando gli ebrei e che la deumanizzazione è parte dell’antisemitismo?”, e ha ripetuto la domanda.

“Chiedere il genocidio degli ebrei è un discorso antisemita – ha detto la Gay – quando il discorso diventa condotta, agiamo”.

Quindi la risposta è sì?

“Di nuovo: dipende dal contesto”.

La Stefanik: “Non dipende dal contesto, la risposta è sì”, il messaggio che viene dalle università è “inaccettabile”, ha detto, ed è la ragione per cui i board universitari dovrebbero dimettersi tutti.