Diplomazia
Per il veto di Orbán su Kyiv c'è un piano B, ma lui forse si lascia comprare
Il presidente francese Emmanuel Macron a cena con il presidente ungherese. Un obiettivo: sbloccare 10 miliardi di euro per l’Ungheria e far togliere i veti sul sostegno all'Ucraina
Bruxelles. L’onore di una cena con il presidente francese, Emmanuel Macron. Una telefonata tra il suo ministro degli Esteri, Péter Szijjártó, e il consigliere del presidente ucraino, Andriy Yermak, per concordare un incontro con Volodymyr Zelensky. Una decisione a venire della Commissione per sbloccare 10 miliardi di euro per l’Ungheria. Il premier ungherese, Viktor Orbán, si farà convincere a togliere i suoi veti sul sostegno dell’Unione europea all’Ucraina come era sempre accaduto in passato? Oppure, per una volta, darà seguito alla sua minaccia di far fallire il Consiglio europeo del 14 e 15 ottobre? A una settimana dal vertice, funzionari e diplomatici a Bruxelles si interrogano. Da diverse settimane Orbán tiene in ostaggio l’Ue e l’Ucraina sul via libera ai negoziati di adesione, su un pacchetto da 50 miliardi di aiuti finanziari, sui finanziamenti per le forniture di armi con la Peace Facility e sul dodicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia. In due lettere al presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, il premier ungherese ha annunciato che, se l’Ucraina sarà all’ordine del giorno, il vertice fallirà. Ma c’è chi vuole essere ottimista. “Non dobbiamo essere eccessivamente preoccupati che faccia saltare tutto”, spiega un diplomatico, che scommette che tutto si risolverà appena dopo il Consiglio europeo.
La cena Orbán-Macron è servita al presidente francese per capire le reali intenzioni del premier ungherese. L’Eliseo è convinto che sia possibile riportare Orbán alla ragione in cambio di alcune concessioni. Macron è disponibile a tenere la “discussione strategica” chiesta dal premier ungherese sull’Ucraina. Un’altra concessione potrebbe arrivare il 12 dicembre, appena prima del Consiglio europeo, quando la Commissione dovrebbe annunciare che l’Ungheria ha realizzato le riforme della giustizia chieste per sbloccare i fondi della coesione. Una parte del parlamento europeo è già in rivolta. “Ci sono sempre più indicazioni che la Commissione scongelerà 10 miliardi per l’Ungheria”, ha detto l’eurodeputato belga, Guy Verhofstadt, lamentandosi che “il ricatto di Orbán sta funzionando”. Ma il segnale più positivo per l’Ucraina sono i toni utilizzati dal ministro degli Esteri ungherese dopo la telefonata di ieri con Yermak. Il principale consigliere di Zelensky ha informato Szijjártó dell’adozione di una legge sulla minoranza ungherese. I due hanno concordato la necessità “di migliorare le relazioni tra Ungheria e Ucraina attraverso il dialogo personale diretto”, ha spiegato il governo di Bundapest: “Yermak ha anche suggerito un incontro tra il presidente ucraino, Volodymyr Zelenskyy, e il primo ministro ungherese, Viktor Orbán, al quale il ministro Szijjártó ha risposto positivamente”.
Nell’Ue, oltre alla carota, c’è chi si è messo a usare il bastone retorico contro Orbán. Il ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock, ha avvertito che “non c’è tempo per i giochetti” del premier ungherese sull’Ucraina. Ma le minacce di Orbán “le abbiamo già sentite. Ci sono ogni anno, a fine anno, appena prima del Consiglio europeo di dicembre”, spiega una fonte dell’Ue. Nel 2020 aveva minacciato il veto sull’approvazione del bilancio 2021-27 (compreso NextGenerationEU) a causa del meccanismo di condizionalità sulle violazioni dello stato di diritto. La disputa si era risolta con una dichiarazione della Commissione per salvare la faccia a Orbán. Nel 2022 aveva minacciato il veto all’assistenza macrofinanziaria da 18 miliardi all’Ucraina per il 2023. Il conflitto si era chiuso rapidamente con l’approvazione del Pnrr dell’Ungheria. Orbán “sa fino a che punto può spingersi e sa quando deve ritirarsi”, dice la fonte dell’Ue. Ma non tutti sono ottimisti. A Bruxelles sono iniziati a circolare piani B per superare i veti. Sui 50 miliardi di aiuti finanziari è possibile procedere a ventisei. Sui finanziamenti per le forniture alle armi, la Germania è pronta a lasciar fuori la Peace Facility dell’Ue e procedere bilateralmente. È sull’avvio dei negoziati di adesione che il veto di Orbán può fare più male all’Ue, all’Ucraina e al suo morale.