verso il voto
Così la guerra ibrida cinese contro le presidenziali a Taiwan si sta intensificando
L'influenza di Pechino sull'opinione pubblica di Taipei in vista delle elezioni, spiegata dal segretario generale del Consiglio di sicurezza nazionale di Taiwan, Koo Li-Hsiung
Taipei. Secondo alcuni funzionari del governo taiwanese, con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali il prossimo mese, si starebbe facendo più intensa la guerra cognitiva della Repubblica popolare cinese contro l’isola de facto indipendente che Pechino rivendica come proprio territorio. “Ogni volta che abbiamo le elezioni dobbiamo affrontare un incremento delle minacce cinesi”, dice Koo Li-Hsiung, segretario generale del Consiglio di sicurezza nazionale di Taiwan, durante un incontro con alcuni giornalisti nel palazzo presidenziale di Taipei. Ieri il ministero della Difesa nazionale nel suo aggiornamento militare quotidiano ha annunciato la rilevazione, nella notte tra giovedì e venerdì, di 26 aerei dell’Esercito popolare di liberazione (Epl): “13 hanno attraversato la linea mediana dello Stretto”, dice Koo, insieme a un pallone aerostatico cinese, passato a sud-ovest della città portuale di Keelung, a nord di Taiwan, per poi continuare verso l’oceano pacifico e scomparire. Ma se le esercitazioni dell’Epl fanno parte della quotidianità dell’isola, nel contesto elettorale Pechino starebbe aumentando la propria influenza sull’opinione pubblica. Secondo Koo le intimidazioni cinesi toccano “tutti gli aspetti della società taiwanese: manovre militari, pressione diplomatica, disinformazione”, e quest’ultimo punto ha a che vedere in particolar modo con le elezioni.
La Cina cerca di influenzare i media online spingendo verso la retorica “guerra o pace”, descrivendo il voto del prossimo 13 gennaio come una scelta tra le due opzioni. Nella propaganda cinese, il primo rischio sarebbe rappresentato dal Partito democratico progressista (Dpp), il partito al governo in cima ai sondaggi che secondo Pechino “vuole la guerra” e spinge per l’indipendenza di Taiwan. La propaganda quindi suggerisce di votare per “la pace”, rappresentata dagli altri due partiti candidati alle elezioni presidenziali di Taiwan, il Kuomintang e Taiwan People’s Party, che hanno nel loro programma un avvicinamento ai legami con la Cina.
Questo tipo di “guerra cognitiva” sulle piattaforme social come YouTube e Facebook rappresenta “una seria minaccia alla sicurezza taiwanese”, dice Koo, e non va sottovalutata. Martedì il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin, ha detto che “l’indipendenza di Taiwan è incompatibile con la pace nello Stretto di Taiwan, il che significa guerra e porta a un vicolo cieco. Non importa come le autorità del Dpp cambino la loro retorica, non possono né nascondere la loro intenzione di legare il popolo dell'isola al carro dell'indipendenza di Taiwan, né ostacolare l'inevitabile tendenza della riunificazione della Cina”. Secondo la leadership di Taipei l’interferenza cinese non si limiterebbe al cyberspazio: negli ultimi mesi Pechino avrebbe sponsorizzato e pagato viaggi in Cina a centinaia di capi distretto taiwanesi ospitati da membri del Partito comunista cinese per realizzare il cosiddetto “Fronte Unito”, cioè l’idea che le “due sponde dello Stretto rappresentino un unico fronte”, e avrebbe fornito biglietti scontati ai taiwanesi che vivono in Cina per tornare a casa a votare.
Tre persone sono già state arrestate e martedì la procura di Taichung ha aperto un’indagine – la legge taiwanese vieta a chi fa campagna elettorale di ricevere denaro da “forze ostili esterne”. Secondo l’intelligence di Taipei, Wang Huning, il quarto leader del Partito comunista cinese e il massimo funzionario responsabile degli affari di Taiwan, la scorsa settimana avrebbe anche convocato un incontro per coordinare gli sforzi dei diversi dipartimenti per influenzare le elezioni, con lo scopo di “consolidare” campagne per influenzare l’opinione pubblica attraverso organi di stampa e social media. “Stiamo indagando con la nostra intelligence”, dice il segretario Koo, sottolineando che il popolo taiwanese sa da che parte stare, e il prossimo 13 gennaio, il giorno delle presidenziali, è determinato a votare per la libertà e la pace, senza pressioni né influenze esterne.
Dalle piazze ai palazzi