caos accademico
Harvard salva la rettrice Claudine Gay. C'è libertà di antisemitismo
Al Congresso americano la dottoressa Claudine Gay aveva detto che "dipende dal contesto" se si può o meno invocare il genocidio degli ebrei. Il cda dell'università americana ha preferito non rimuoverla
Il consiglio di amministrazione di Harvard ha deciso all’unanimità che la rettrice Claudine Gay deve rimanere al suo posto nonostante quanto abbia detto al Congresso degli Stati Uniti la settimana scorsa. Alla domanda della deputata repubblicana Elise Stephanik, “Nella vostra università invocare il genocidio degli ebrei è considerato bullismo o aggressione o no?”, la rettrice aveva risposto: “Dipende dal contesto”. La domanda di Stephanik faceva riferimento alle manifestazioni pro Palestina di ottobre e alla lettera aperta di un gruppo di studenti che affermava che Israele era “interamente responsabile” della violenza in medio oriente, difendendo addirittura quando compiuto da Hamas, non considerato un gruppo terroristico ma solo un gruppo a difesa della causa palestinese.
Dopo l’udienza alla Camera della rettrice Claudine Gay (assieme alla rettrice del Massachusetts Institute of Technology Sally Kornbluth di quella dell’Università della Pennsylvania Liz Magill, che l’11 dicembre ha rassegnato le dimissioni), oltre settecento docenti di Harvard (l'università ha 1.068 docenti di ruolo più 403 docenti di ruolo) si erano schierati a favore della rettrice invocando il diritto di libertà di parola e sostenendo che “la libertà accademica non può piegarsi a pressioni politiche”.
A prendere le difese di Claudine Gay è stato anche l’ex rettore, nonché ex Segretario al Tesoro nella Amministrazione Clinton e ex direttore del National economic council in quella Obama, Larry Summers. Lo stesso Summers che si era definito “disgustato” dal fatto che gruppi di studenti di Harvard avessero rilasciato una dichiarazione anti-israeliana e che non riusciva a “comprendere l’incapacità dell’amministrazione universitaria di dissociarsi e condannare queste dichiarazioni”. Per giorni la rettrice non si dissociò o condannò la presa di posizione degli studenti. Poi si limitò a inviare una lettera alla comunità universitaria riconoscendo i “sentimenti di paura, tristezza, rabbia e altro ancora” in merito a quanto stava accadendo in medio oriente. Solo dopo le proteste dei maggiori finanziatori dell'università, di eminenti ex alunni (qui avevamo pubblicato la lettera di protesta del ceo della Pershing Square Foundation, Bill Ackman) e di qualche docente, la rettrice Claudine Gay condannò Hamas per "atrocità terroristiche", esortando le persone a usare parole che "illuminino e non infiammano".
Dopo aver salvato la dottoressa Gay, il cda ha scritto in una nota: "Così tante persone hanno sofferto enormi danni e sofferenze a causa del brutale attacco terroristico di Hamas, e la dichiarazione iniziale dell'Università avrebbe dovuto essere una condanna immediata, diretta e inequivocabile. Le richieste di genocidio sono spregevoli e contrarie ai valori umani fondamentali. Il presidente Gay si è scusato per come ha gestito la sua testimonianza al Congresso e si è impegnato a raddoppiare la lotta dell’Università contro l’antisemitismo”.
"Spero davvero che tutto ciò possa far avanzare l'università e auguro il suo successo", ha detto il rabbino David Wolpe, che si è dimesso dal comitato consultivo di Harvard sull'antisemitismo.
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