Tucker Carlson ( Scott Olson / Getty Images)

Ora il complottismo di Carlson sbarca su un nuovo network, e Trump gongola

Giulio Silvano

Ecco il Tucker Carlson Network, nuovo Netflix cospirazionista dove tutto è permesso  

Era il volto della Fox più celebre e redditizio, megafono del trumpismo più estremo, poi Rupert Murdoch l’ha cacciato. L’ha fatto dopo che si è reso conto che Tucker Carlson non faceva finta di difendere il suprematismo bianco e la teoria della “grande sostituzione” per non perdere il pubblico dell’estrema destra, ma che un po’ ci credeva davvero. Dopo il licenziamento dalla prima serata, perso lo stipendio annuale di 20 milioni di dollari, per un po’ Carlson è stato su Twitter, facendo monologhi e interviste da quella che sembrava una finta capanna nei boschi di un generico ovest americano, un perfetto set da Marlboro Man. Tra i suoi ospiti troviamo i nomi del peggior populismo e complottismo internazionale: il presidente dell’Ungheria Viktor Orbán, il neo presidente argentino Javier Milei, un uomo che avrebbe avuto una notte d’amore e cocaina con Obama, la deputata dell’alt-right Marjorie Taylor Greene, il truffatore e “uomo più odiato d’America” Martin Shkreli, il podcaster complottista Alex Jones, l’anti-vax Robert Kennedy Jr.

 

Dopo il successo su Twitter, lunedì Carlson ha deciso di lanciare un suo servizio streaming online, Tucker Carlson Network, un canale personale dove raccogliere, come fossero programmi televisivi, i contenuti filoputiniani che produce in grande libertà, ora che non ha più nemmeno le restrizioni di Murdoch e può dire che Zelensky assomiglia a un topo. Questo nuovo Netflix cospirazionista per 9 dollari al mese dove tutto è permesso diventa un’arma importante in vista delle presidenziali del 2024. Perché se Fox e altri canali conservatori decidono di non appoggiare Donald J. Trump, il pubblico MAGA potrà avere i suoi contenuti di riferimento. Come già hanno dimostrato Jones, Glenn Beck, Megyn Kelly, Ben Shapiro e altre figure della destra americana, quasi tutte ex Fox, c’è lo spazio per parlare a una fetta d’America che non si fida più dei media, e che è stata allontanata da altri network proprio per i loro discorsi. “La copertura delle notizie in occidente è diventato uno strumento di repressione e controllo. I reporter non rivelano più informazioni essenziali al pubblico, ma lavorano per nasconderle. I giornalisti agiscono come censori per conto del potere consolidato”, dice Carlson presentando il suo nuovo canale. Non è un caso che il logo del network ricordi una pillola rossa, la red pill, concetto che da Matrix è entrato nel discorso politico rappresentando le persone che non si fanno gabbare dai media mainstream. “Loro odiano la verità”, è uno degli slogan del network. 

  
Opposizione agli aiuti all’Ucraina, America first, scetticismo sui vaccini, ammiccamenti a QAnon, demonizzazione di Black Lives Matter e dei gruppi Antifa, sono solo alcuni dei temi e posizionamenti di Carlson e di altre ex figure da prima serata che si sono messe in proprio per sfuggire ai limiti dei network televisivi tradizionali. Matt Gertz, giornalista che si è occupato a lungo del rapporto tra l’Amministrazione Trump e Fox, ha parlato di diaspora da Fox News. Queste fughe stanno mettendo in crisi il modello del canale che per anni è stato la voce del conservatorismo repubblicano, prima di una deriva verso l’estremo negli anni trumpiani. “Il risultato è un ecosistema di destra sempre più fratturato che mette in dubbio l’egemonia della Fox”, scrive Gertz. Si portano via il loro pubblico fidelizzato da un canale già in crisi per via delle cause intentate per disinformazione – per il caso Dominion la Fox ha dovuto pagare più di 787 milioni – e lì possono creare contenuti più espliciti, dire quello che vogliono. E questo piace a un pubblico passato dall’antipolitica all’antidemocrazia. Con Trump si è capito che non è più l’epoca del girarci intorno: un candidato alla presidenza, già incriminato per tentativi di insurrezione, può dire apertamente che si comporterà da dittatore il suo primo giorno alla Casa Bianca. “Divertentissimo, affascinante e coraggioso”, ha detto Carlson di Trump qualche giorno fa. E visto che il posto per la vicepresidenza non è ancora stato assegnato, alcuni dicono che Carlson sia uno dei papabili.