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Quel filo che lega Hamas a Hitler

Giulio Meotti

Dalla Germania 1933 a Gaza, il viaggio della menorah più famosa e tragica della storia 

Persino l’accensione della menorah – il rituale ebraico di Hanukkah – è oggetto di cancellazione sulla base del fatto che è “offensiva” o “infiammerebbe le tensioni”. Se nel campus di Yale ieri studenti hanno avvolto la menorah con una bandiera palestinese, il sindaco di Calgary, Jyoti Gondek, ha annunciato che non avrebbe preso parte all’illuminazione della menorah della città, il primo sindaco a farlo nei 34 anni di storia dell’evento. Gondek ha dichiarato che la sua presenza sarebbe stata vista come “scegliere da che parte stare” nel conflitto Israele-Hamas.
 
Il quartiere londinese di Havering ha annunciato la cancellazione della sua accensione annuale della menorah, perché l’evento “non sarebbe privo di rischi” e “potrebbe rischiare di infiammare ulteriormente le tensioni all’interno delle nostre comunità”. A Moncton, in Canada, i funzionari della città hanno annunciato che la tradizione ventennale di esporre una menorah nel municipio sarebbe stata interrotta, perché la città dovrebbe essere “neutrale per quanto riguarda la religione”. A Williamsburg, in Virginia, niente menorah. “Chiunque sia ancora aggrappato alla convinzione che esista una differenza tra odiare gli ebrei e volere che Israele scompaia, ora deve spiegare un’altra verità scomoda” spiega Newsweek. “Le celebrazioni di Hanukkah negli Stati Uniti, in Canada e altrove sono state cancellate”. Sempre meglio che la festa di Hanukkah in una sinagoga di Göteborg interrotta dalle bombe molotov scagliate da una banda di arabi mascherati. Hanukkah celebra la vittoria ebraica dei Maccabei contro l'impero ellenista di Antioco, noto come “Epifane”, nel 165 a.C., in Giudea e la riapertura del Tempio di Gerusalemme. I Greci profanarono il Tempio di Gerusalemme introducendovi una statua di Zeus davanti alla quale gli ebrei dovevano prostrarsi. Per Hanukkah, gli ebrei accendono un candelabro e una candela in più ogni giorno per simboleggiare la vittoria della luce sulle tenebre.


Quando utilizzò la sua macchina fotografica compatta per catturare la vista dalla sua finestra nella città tedesca di Kiel in un pomeriggio di dicembre del 1931, Rosi Posner fece molto più che scattare un'istantanea. In primo piano, una menorah in ottone; sullo sfondo, l'immagine agghiacciante di una bandiera con la svastica che sventolava dal quartier generale nazista di fronte al suo. “La maggior parte degli ebrei, dopo l’ascesa dei nazisti, chiusero le tende in modo che la chanukiah (menorah) non potesse essere vista dalla strada, ma Rosi era determinata a dimostrare che lei e suo marito non avevano paura”, dice Nava Gilo, la nipote. Nascque così la “menorah più famosa del mondo”. La foto fu scattata nella loro casa di Kiel, in Germania, dalla moglie del rabbino Akiva Posner, un mese prima dell’avvento di Hitler. Sul retro della foto la signora Posner scrisse in tedesco: Chanukah 5692 (1932) “Morte a Yehudà”/così dice la bandiera; “Yehudà vivrà per sempre”, rispondono le luci. Il rabbino, dottore in filosofia dell’Università di Halle-Wittenberg, guidò la comunità di Kiel dal 1924 al 1933, fino a quando non fu costretto a lasciare la città dopo esser diventato un bersaglio dei nazisti. Posner aveva infatti protestato pubblicamente, attraverso una lettera alla stampa locale, per l’apparizione in città di manifesti con su scritto “vietato l’ingresso agli ebrei”. 


Un anno fa la stessa menorah è stata accesa a Berlino alla presenza del presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier e dei nipoti di Rosi e di suo marito Arthur.Due sere fa, la stessa menorah è stata accesa nel cuore di Gaza da uno dei nipoti della famiglia Posner, arruolato nell’esercito israeliano. Basta girare la foto, scoperta nel 1974, per capire. Sul retro, Rosi Posner scrisse: “Proprio come la bandiera nazista dice che l'ebraismo morirà, così la luce dice che vivrà per sempre”. Intanto una menorah ritrovata nel kibbutz di Kfar Aza, distrutto da Hamas, veniva accesa alla Casa Bianca. Never again is now.
 

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.