la decisione al consiglio europeo
Benvenuta Ucraina nell'Unione europea
Stanchi? No. Bruxelles apre i negoziati di adesione con Kyiv. Orbán si mette fuori dall’aula, ma lascia fare: è un giorno storico per l’allargamento dell’Ue
Bruxelles. “Questo è un momento storico e dimostra la credibilità e la forza dell’Unione europea”, ha detto oggi il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, dopo che i capi di stato e di governo hanno preso la decisione di aprire i negoziati di adesione con l’Ucraina. Non tutti. Per alcuni minuti l’Europa è diventata a ventisei. Isolato e messo in un angolo, Viktor Orbán ha ceduto alle pressioni, uscendo dalla sala del vertice per non partecipare alla decisione che doveva essere adottata all’unanimità. “È una pessima decisione. L’Ungheria non vuole partecipare a questa brutta decisione!”, ha spiegato Orbán in un video preregistrato e montato: “Completamente senza senso”. In realtà la sua assenza – paragonabile all’abdicazione per 36 ore di re Baldovino per non firmare la legge sull’aborto in Belgio – era stata concordata con Michel e gli altri leader. “Orbán sapeva cosa sarebbe successo”, spiega al Foglio una fonte dell’Ue. È stato “costruttivo”, conferma un’altra fonte.
Rinunciando al veto, è come se si fosse applicato da solo l’articolo 7 del trattato che alcuni minacciavano di usare per privare l’Ungheria del diritto di voto a causa delle violazioni dello stato di diritto. Il risultato è lo stesso. “Vogliamo sostenere l’Ucraina. È un segnale politico molto potente, una decisione molto ponente. Stasera penso al popolo ucraino: siamo al loro fianco”, ha detto Michel. “La storia è fatta da chi non si stanca di lottare per la libertà”, ha detto il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky.
In giornata era stato lo stesso Zelensky a ricordare ai leader dell’Ue la posta in gioco delle loro decisioni sull’Ucraina. “Non date a Putin la prima vittoria dell’anno”, ha detto il presidente ucraino collegato in videoconferenza. Con la rivoluzione di Maidan, “dieci anni fa in Ucraina, la gente si sollevò sotto le bandiere dell’Ue. Per loro era un simbolo di verità e tale deve rimanere. Vi chiedo una cosa oggi: non tradite le persone e la loro fede nell’Europa (…). Se nessuno crede nell’Europa, cosa manterrà l’Ue in vita?”. Da giorni Orbán minacciava il veto sulle due decisioni chiave del vertice: il via libera ai negoziati di adesione e un pacchetto di aiuti da 50 miliardi di euro. Le conseguenze di un fallimento non si sarebbero fatte sentire solo a Kyiv, ma anche a Mosca, Pechino e Washington. “Se l’Ucraina non avrà il sostegno dell’Ue e degli Usa Putin vincerà”, ha detto l’irlandese Leo Varadkar. Secondo il finlandese Petteri Orpo, “in gioco c’è la nostra sicurezza e la nostra esistenza come Europa credibile”. Orbán inizialmente ha risposto in modo burocratico: l’allargamento è “un processo basato sul merito e ha delle precondizioni”. È la Commissione ad aver detto, quando ha raccomandato l’apertura dei negoziati, che “tre precondizioni su sette non sono rispettate”. Il belga Alexander De Croo gli ha ricordato che non “spetta a lui dare lezioni. Se c’è un paese che non rispetta sempre le regole europee, è il suo”.
Del resto, Orbán ha ottenuto molto con la sua strategia del ricatto. La Commissione ha sbloccato 10 miliardi per l’Ungheria che erano stati congelati per le violazioni dello stato di diritto. E questa sera il premier ungherese non aveva ancora dato il suo assenso ai 50 miliardi per Kyiv. Anche su questo serve l’unanimità. Michel ha riconosciuto che quello sui soldi è un “dibattito difficile”, ma si è detto “fiducioso”. Arrivando al vertice, Orbán ha detto che gli altri ventisei potevano approvare gli aiuti finanziari tra loro “fuori dal bilancio” dell’Ue. Ancora una volta l’Europa a ventisei sull’Ucraina, ma questa volta Orbán si è messo fuori da solo. Assieme all’Ucraina, anche la Moldavia ha ottenuto l’apertura dei negoziati di adesione (e ha ringraziato Kyiv), la Georgia ha ottenuto lo status di candidato e per la Bosnia ed Erzegovina la decisione è stata presa ma va confermata a marzo. L’ultima volta che l’Ue si è allargata era dieci anni fa.