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Acque pericolose

Gli attacchi degli Houthi nel Mar Rosso bloccano il transito delle merci. La difesa occidentale si mobilita

Giulia Casula

Il commercio globale a rischio per gli agguati dei miliziani yemeniti. L'amministrazione Biden annuncia un'allenza navale multinazionale di cui farà parte anche l'Italia con la fregata Fasan

Non accennano a placarsi gli attacchi nel Mar Rosso da parte dei ribelli houthi, nonostante l'annuncio degli Stati Uniti di una coalizione composta da dieci paesi, tra cui anche l'Italia, per contrastare il gruppo yemenita e salvaguardare la navigazione attraverso una delle rotte più importanti per il commercio globale. Sostenuti dall'Iran, gli Houthi, che controllano la regione nord-occidentale dello Yemen, hanno sferrato un nuovo attacco contro una nave tra le coste di Gibuti e lo Stretto di Bab el Mandeb e si dicono intenzionati a proseguire le loro operazioni militari "anche se l'America riuscisse a mobilitare il mondo intero e a prescindere dai sacrifici che costerà", ha dichiarato il portavoce Mohammed al Bukhaiti. 

 

Gli attacchi degli houthi vanno avanti dal 7 ottobre come risposta alle operazioni militari di Israele a Gaza. Fino a oggi, come ha raccontato il Foglio, l'amministrazione Biden aveva adottato un approccio prudente nei confronti delle milizie sciite amiche dell’Iran al fine di scongiurare un'escalation della guerra. L'attendismo è stato definitivamente accantonato con l'annuncio del segretario alla Difesa Llyod Austin di istituire una task force navale a protezione del traffico mercantile denominata "Prosperity Guardian". L'Italia parteciperà anticipando l'invio della fregata europea multi missione Virgilio Fasan, inizialmente previsto per febbraio. Faranno parte della coalizione anti houthi anche Regno Unito, Bahrain, Canada, Francia, Italia, Olanda, Norvegia, Seychelles e Spagna. 

  

Senza protezione, il rischio è quello di compromettere il commercio mondiale e provocare un nuovo choc dei prezzi in Europa, rallentando l'approvvigionamento globale e aumentando i costi. Con i loro attacchi, i miliziani yemeniti hanno infatti preso di mira le navi mercantili in transito da e verso il canale di Suez, impedendo di fatto l'accesso al Mar Rosso alle compagnie petrolifere e del trasporto merci. Inizialmente ad annunciare l'interruzione delle sue rotte attravero il Mar Rosso è stata la compagnia di shipping israeliana Zim, seguira poi dal colosso danese Maersk, che controlla il 14,8 per cento del mercato mondiale dei container marittimi. A loro si è aggiunto il tedesco Hapag-Lloyd, che ha sospeso le sue crociere dopo che la sua nave portacontainer Al Jasrah è stata coinvolta in un incidente simile. Anche la Mediterranean Shipping Company (MSC), il più grande gruppo marittimo a livello globale, ha comunicato la deviazione delle sue imbarcazioni dalla regione del Mar Rosso, in seguito agli agguati subiti dalle navi MSC Platinum e MSC Alanya in quella zona. All'elenco si sono aggiunte infine le compagnie cinesi di navigazione Cosco, Oocl ed Evergreen Marine, che hanno deciso di sospendere il loro trasporto merci. Questa serie di eventi ha portato anche la soietà petrolifera Bp ad annunciare la temporanea sospensione di tutti i transiti attraverso il Mar Rosso e lo Stretto di Bab el Mandeb, con conseguenze significative sui costi assicurativi e sulle tariffe di noleggio. I prezzi del petrolio ne hanno già risentito. Ma nel caso in cui altre grandi aziende petrolifere emulassero la decisione di Bp, i costi del petrolio potrebbero registrare un ulteriore significativo aumento nelle prossime settimane. La rotta del Mar Rosso, infatti, rappresenta un passaggio strategico fondamentale a livello mondiale per il trasporto di carburante e gas naturale. Quella alternativa più lunga e costosa arriva fino a Capo di Buona Speranza. Ma circumnavigare l'Africa costa milioni di dollari in più e allunga il viaggio delle navi di altri dieci giorni.

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