La guerra estesa
Così l'Italia partecipa all'iniziativa di Austin nel Mar Rosso
L'appello di Confitarma per mettere in sicurezza i cargo italiani, l'operazione negoziata dal segretario alla Difesa americano e i dubbi dell'opposizione sul mancato passaggio parlamentare. La coalizione internazionale contro il terrorismo marittimo degli houthi
L’altro ieri sera Mariella Amoretti, presidente pro-tempore della Confederazione italiana armatori che raggruppa gli armatori del settore trasporto merci e passeggeri, ha indirizzato una lettera allarmata al governo italiano, chiedendo il coinvolgimento della Marina militare italiana a protezione dei mercantili – per lo più occidentali – sotto attacco ormai da settimane dai gruppi houthi nell’area del Mar Rosso. In realtà in quelle stesse ore il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin, durante la sua missione in medio oriente, era già al lavoro per costituire una nuova iniziativa congiunta in risposta agli attacchi. Ieri c’è stata una prima riunione virtuale operativa con i rappresentanti di 43 paesi, compreso il ministro della Difesa Guido Crosetto. Finora ci sono stati circa un centinaio di attacchi con droni e missili balistici contro almeno dieci navi mercantili, più l’attacco alla Galaxy Leader sequestrata e condotta in Yemen. I paesi coinvolti, secondo i dati americani, sono 35. Le aggressioni houthi “hanno già avuto un impatto sull’economia globale e continueranno a minacciare la navigazione commerciale se la comunità internazionale non si unirà per affrontare collettivamente il problema”, ha detto Austin.
Per questo ieri è stata ufficializzata la Prosperity Guardian, un’operazione di sicurezza che sarà sotto l’ombrello della Combined Maritime Forces (Cmf), cioè la partnership marittima di 39 paesi, dall’Italia allo Sri Lanka, dal Gibuti alla Francia, dal Bahrein al Regno Unito, che serve a mettere in sicurezza la navigabilità di diverse aree sensibili. In particolare è la Task force 153 del Cmf, nata poco più di un anno e mezzo fa, a occuparsi delle operazioni di sicurezza del Mar Rosso, dello stretto di Baāb el-Mandeb e del Golfo di Aden, e sarà quella struttura ad avere il comando della nuova iniziativa. Non a caso, ieri Lloyd Austin è atterrato a Manama, in Bahrein, dove ha sede il quartier generale della Task force 153 e dove ha incontrato il comandante in capo della Difesa del Bahrain, Khalifa bin Ahmed Al Khalifa.
Secondo quanto riferito dal Pentagono, alla Prosperity Guardian hanno già aderito operativamente Regno Unito, Bahrein, Canada, Francia, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Seychelles e Spagna. L’Italia in particolare ha messo a disposizione la fregata Virginio Fasan, che la scorsa estate ha partecipato a esercitazioni militari con il gruppo navale della portaerei Uss Eisenhower americana. Anche a novembre il Fasan, insieme con la fregata italiana Carlo Margottin, ha partecipato a esercitazioni militari congiunte con l’America nel Mediterraneo orientale, e le due navi sono da tempo addestrate a lavorare in coordinamento. Tra un paio di mesi il Fasan dovrebbe poi passare all’operazione di sicurezza marittima europea, l’Operazione Atalanta, ma le due missioni hanno lo stesso obiettivo e coprono la stessa area, come confermato al Foglio dal comando dello European Union Naval Force: “I nostri obiettivi come fornitori di sicurezza marittima sono condivisi: garantire la libertà del traffico marittimo”.
Il coinvolgimento italiano nell’operazione è tecnicamente all’interno della regolare partecipazione al Cmf, ma ha sollevato perplessità tra i banchi dell’opposizione l’assenza di una comunicazione al Parlamento da parte della Difesa, soprattutto per via dell’aumento delle tensioni nel Mar Rosso. E non è la prima volta che il governo Meloni evita un passaggio di discussione parlamentare su questioni di sicurezza.
Un mare insicuro è un mare costoso, dice al Foglio Luca Sisto, direttore generale di Confitarma, “non solo per gli armatori ma anche per i consumatori”. C’è un tema di sicurezza degli equipaggi, ma anche economico, spiega Sisto: “E’ fondamentale che si protegga quello spazio marino” tutt’altro che lontano.
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