Perché le elezioni in Russia possono nascondere un vantaggio inaspettato per Kyiv

Micol Flammini

L'Ucraina ha un problema di uomini, Mosca no. Ma il voto russo nasconde una sorpresa e può offrire all'esercito ucraino l'occasione di addestrarsi e di evitare forti reazioni da parte del Cremlino. Kyiv ha un vantaggio di tre mesi

Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha detto che il presidente russo, Vladimir Putin, sarà riconfermato con il 90 per cento dei voti. Il 17 marzo, quando ci saranno le elezioni, difficilmente il risultato sarà tanto diverso da quello annunciato da Peskov, ma questo non vuol dire che in un regime, il voto non sia un momento importante. Putin vuole vedere il sostegno popolare e vuole evitare ogni occasione di caos. Di qui a marzo inizia il momento delle buone notizie per la Russia e  dei silenzi sulla guerra contro l’Ucraina.

 

Ieri il capo del Cremlino ha incontrato i vertici militari, anche il ministro della Difesa, Sergei Shoigu, che continua a dirigere la guerra con grande fiducia da parte del presidente. Putin ha detto che lungo il fronte in questi mesi si farà quello che è giusto fare, quindi si continuerà a combattere. Gli eserciti si muovono poco, la controffensiva di Kyiv è riuscita  a bloccare l’avanzata russa e adesso è iniziato un periodo di sfinimento, in cui ogni uomo conta. La scorsa settimana il presidente russo ha detto che non ha bisogno di una mobilitazione, perché ci sono già abbastanza volontari. E’ stata una rassicurazione preelettorale, nata dalla consapevolezza che i russi hanno protestato nei primi giorni dell’invasione e poi quando venne dichiarato l’inizio della mobilitatsja che i manifestanti presero a chiamare mogilizatsja, da mogila che vuol dire tomba. Quelle delle proteste non sono immagini che il presidente vuole vedere prima del voto o durante, in Russia le cose cambiano sempre molto in fretta, vengono giù in un attimo e il periodo elettorale è sempre il  più rischioso. Questa consapevolezza è un vantaggio per gli ucraini, sanno che qualsiasi cosa avverrà di qui a marzo sarà particolarmente dolorosa per Putin, e che saranno mesi in cui la Russia non oserà molto sul fronte e non chiamerà né addestrerà nuove truppe

 
Per l’Ucraina uno dei problemi principali è proprio la difficoltà a trovare nuovi soldati, ieri il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha tenuto una conferenza stampa e ha detto che dallo stato maggiore è arrivata la richiesta di mobilitare 500 mila uomini. Sa che la guerra andrà avanti a lungo, ma approvare una mobilitazione così massiccia avrebbe un effetto pesante sul morale degli ucraini. Si è rifiutato di parlare di sconfitte, ha detto che il problema della controffensiva sta tutto nel mancato controllo dei cieli, ha ribadito la sua fiducia incrollabile negli Stati Uniti, “non ci tradiranno”. Il problema  dei soldati che dovranno combattere questa guerra diventa sempre più stringente, anche perché dall’altra parte i russi, invece, hanno una disponibilità di uomini ampia e che non dipende dal morale.

 

Sono quindi questi i mesi da sfruttare, quelli della farsa elettorale, in cui gli ucraini potranno puntare a un addestramento più completo, secondo i tempi stabiliti, e non frettoloso come è accaduto finora. E’ vero che gli ucraini imparano in fretta, ma il mancato rispetto dei cicli di addestramento li ha spesso sottoposti a degli azzardi. L’Economist ha raccontato di un gruppo di reclute che dopo un addestramento rudimentale in occidente è stato mandato al fronte. I nuovi soldati pensavano che sarebbero diventati artiglieri, operatori di droni, invece si sono ritrovati nelle trincee del Donbas e da venti sono diventati sei. Spesso i soldati che arrivano nelle prime linee vengono ritenuti troppo anziani, e a Zelensky è stato anche chiesto di abbassare l’età per chiamare i riservisti, che per il momento è fissata a 27 anni. Sono scelte dolorose, importanti, Zelensky ha ripetuto che non ci saranno elezioni in Ucraina sotto la legge marziale, così è previsto. Per lui non è una questione di voto, ma di animo di una popolazione che sta per entrare nel secondo anno di guerra. Adesso si sta per aprire un periodo di tempo da non sprecare, con una morale inaspettata: le scontate elezioni russe potrebbero giovare all’esercito di Kyiv. 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)