dopo la wagner
Il piano per eliminare Evgeni Prigohzin
Da uomo che risolveva i problemi del Cremlino, era diventato un traditore. Putin se ne era accorto tardi, ma c'era chi per lui ha cercato di risolvere la situazione. L'amico e capo del Consiglio di sicurezza Nikolai Patrushev il giorno della marcia su Mosca era con il presidente, ha mediato e poi ordito il piano per abbattere l'aereo. Racconto della fine del capo dei mercenari
Da essere l’uomo fondamentale per gestire gli affari e i progetti del presidente russo Vladimir Putin, Evgeni Prigozhin è diventato il “traditore”, parola che nel lessico putiniano ha un significato preciso e prelude a una punizione. Evgeni Prigozhin era ovunque la Russia faceva finta di non essere, nelle guerre nascoste, e infine in quelle dichiarate. Era un uomo molto ricco e ancor più spietato, che si era arricchito facendo gli affari del Cremlino, di cui poi è diventato il nemico. Evgeni Prigozhin è morto il 23 agosto del 2023, mentre volava sul suo jet privato nello spazio aereo russo. Il jet è caduto in volo e nessuno dei passeggeri è sopravvissuto. Il Wall Street Journal ha riferito che a ordinare l’omicidio è stato Nikolai Patrushev, capo del Consiglio di sicurezza, amico di Putin da quando erano ufficiali del Kgb. Il Cremlino ha negato un ruolo nella morte del capo delle milizie della Wagner, attribuendo l’incidente allo scoppio di una bomba a bordo e allo stato di ubriachezza e alterazione dei passeggeri. Secondo il Wall Street Journal, Patrushev aveva da tempo messo in guardia Putin da Prigozhin, mentre il capo della Wagner faceva accuse sempre più precise contro la leadership russa, ma i suoi mercenari continuavano ad avere successi sul campo di battaglia, e Putin continuava a non voler vedere in Prigozhin una minaccia: era utile ed efficace. Poi sono arrivati i video del capo della Wagner, le accuse, le richieste di munizioni e infine l’ammutinamento con l’occupazione del quartier generale a Rostov sul Don e la marcia su Mosca. Patrushev in quelle ore del 24 giugno cercava dei mediatori e cercò di fermare l’avanzata della Wagner, era assieme a Putin. Patrushev contattò il dittatore bielorusso Aljaksandr Lukashenka e anche il presidente kazako Qassem Jomart Tokaev. Chiedeva, oltre a una mediazione, un aiuto militare: il primo accettò, il secondo rifiutò. L’avanzata degli uomini della Wagner dal confine ucraino fino a duecento chilometri dalla capitale è stata veloce, anche per la scarsezza di soldati regolari nei confini russi, i mercenari procedevano senza essere fermati, una cavalcata famelica e rapida per le autostrade. Patrushev cercava quindi, nel caso in cui i mercenari fossero arrivati alla capitale, un sostegno esterno. Non ce ne fu bisogno. Quella giornata finì in fretta, con un ritiro più rapido dell’avanzata. Nei mesi che seguirono l’ammutinamento, Prigozhin cercò di recuperare i suoi affari, di riprendere i contatti con Putin. Fino al momento in cui Patrushev non decise che era arrivato il momento di progettare un modo per eliminarlo: Prigozhin stava diventando un simbolo, ancora oggi c’è un movimento per intitolargli una via a San Pietroburgo. Secondo l’intelligence, una piccola bomba è stata posizionata sotto l’ala dell’aereo, i video mostrano il jet che precipita nella regione di Tver senza un’ala.
Qui di seguito una selezione di articoli per raccontare Evgeni Prigozhin:
Il video di Prigozhin contro Shoigu e Gerasimov:
Il racconto dell’ammutinamento:
La relazione tra gangster:
Il funerale di Prigozhin:
Il futuro della Wagner nelle mani del figlio: