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Guerra in medio oriente

Gaza: l'orrore dei cunicoli e la speranza di un futuro di pace

Guido Salvini

Hamas ha costruito una rete di tunnel che si estende più della metropolitana di Londra: una spaventosa città sotterranea, covo di assassini e sanguinari. È così che si fanno gli interessi del popolo palestinese?

Quello che più colpisce negli eventi di Gaza e che impedisce a questa tragedia di finire è il perdurare della guerra dei tunnel. Poteva sembrare una favola o un argomento di propaganda ma davvero Hamas aveva costruito sotto le case una seconda Gaza, una spaventosa città sotterranea profonda anche 60 metri e che si dirama forse più estesa della metropolitana di Londra, per centinaia di chilometri. Un tunnel è stato scoperto pochi giorni fa, ai confini di Israele, largo come una autostrada. Un reticolo dell’orrore difficile espugnare e che allunga la sofferenza di tutte le parti in causa.

Antri del male che hanno ingoiato le loro vittime, ci sono imprigionati in catene gli ostaggi che restano, e che nascondono sadici assassini. Lo è certamente Yahya Sinwar, il capo di Hamas che vive al centro della tela, probabilmente uno psicopatico che ha strangolato di sua mano presunti nemici.

Un orrore che sembra simile alla distopia di Herbert George Wells nel romanzo fantastico "La macchina del tempo" in cui uno scienziato, dopo aver inventato appunto la macchina che lo trasporterà nel futuro, scoprirà che la terra sarà abitata da due specie di esseri. I Morlocchi  ripugnanti e mostruosi che abitano nelle viscere della terra ed escono dal sottosuolo solo per catturare e nutrirsi di coloro che  vivono in superficie, i civili e gentili Eloi nome, forse non è solo una coincidenza, che ricorda la parola Elohim che in lingua ebraica significa Dio.

Hamas ha costruito una spaventosa città sotterranea al posto di cercare di dare benessere al suo popolo. Sono certamente enormi le quantità di cemento, acciaio, carburante e altre risorse, che provenivano soprattutto dagli aiuti internazionali, sottratte ai bisogni degli abitanti di Gaza: case scuole e ospedali che era possibile costruire al posto dei tunnel. In un video diffuso nelle scorse settimane si vede una ragazzina, forse di 7 anni, indicare con la mano il terreno desolato e pieno di macerie in cui vive e dire "Hamas è nei tunnel e la gente è lasciata qui sopra, da sola", come in un embrione di rivolta contro l’organizzazione criminale che ha dominato negli ultimi vent’anni Gaza.

Ma il popolo palestinese non può decidere nulla. Hamas  sapeva perfettamente quali conseguenze avrebbero  subito i civili dopo l’attacco del 7 ottobre ma la loro vita non importa nulla e i morti saranno comunque, a maggior gloria di Allah, accolti nel paradiso dei martiri.

Se i terroristi di Hamas avessero un minimo rispetto per i cittadini di Gaza dovrebbero semplicemente arrendersi. Ma non lo faranno. Nei paesi del medio oriente teocratici o dominati da sanguinarie dittature la vita umana non vale nulla, vale solo la forza. E più innocenti morranno coinvolti e vittime loro malgrado nella causa sacra  più questa otterrà linfa vitale. Sono anche loro, i 2 milioni di cittadini di Gaza, ostaggi di Hamas non meno dei 140 israeliani e cittadini di altre nazionalità scomparsi il 7 ottobre e non ancora ritrovati.

L’esercito israeliano che non a caso si chiama IDF, cioè forze israeliane di difesa, non ha cercato la guerra ma è stato costretto a farla e volentieri ne avrebbe fatto a meno. E, per quanto dura sia stata la sua risposta, esiste per difendere Israele e non per distruggere i suoi vicini. Per questo, sul piano morale, vi è un differenza abissale tra i due mondi.

Certamente molti e non a torto hanno solidarizzato in passato per la causa palestinese. Ma questo è stato possibile sino a quando le sue rivendicazioni sono state l’espressione di un desiderio di autodeterminazione e di costruzione di una nazione. Oggi Hamas e altri movimenti palestinesi sono solo una propaggine della Jihad mondiale. E questo cancella ogni legittimazione politica e storica con in più il timore che Hamas, pur sconfitta a Gaza, diventi, nell’eccitazione della guerra santa, egemone in Cisgiordania travolgendo la debole e corrotta Autorità nazionale palestinese. Egemone proprio di fronte  a Gerusalemme.

Tutto ciò non significa che anche Israele non debba essere criticato per alcune sue scelte. Ad esempio l’invadenza dei coloni in Cisgiordania e cioè nei territori che dovrebbero far parte dello stato palestinese e, per quanto concerne la politica interna dell’attuale governo, il tentativo di controllare la magistratura la cui indipendenza è uno dei fiori all’occhiello della democrazia israeliana, l’unica degna di questo nome in tutto il Medio oriente. Una magistratura, lo dico da “collega” che ad esempio è stata in grado di sanzionare i militari e i civili israeliani che, pur in uno stato di guerra permanente, hanno oltrepassato i limiti della difesa consentita.

Chi esita deve ricordare che Israele in medio oriente è l’unico stato in cui possiamo identificarci, potremmo dire che è l’ultimo paese europeo. Lo testimoniano la libertà politica, i diritti civili e religiosi di tutti i cittadini, anche non ebrei, l’esistenza di una stampa indipendente, il fatto che coloro che ci vivono siano cittadini e non sudditi come invece in tutti i paesi arabi. Lo testimoniano anche le grandi conquiste che ha offerto anche a tutto mondo nel campo delle scienze, l’ingegneria e l’agricoltura moderna soprattutto che hanno fatto di deserti un giardino, dell’arte e della cultura. Il mondo palestinese avrebbe dovuto cercare di trarne insegnamento e di copiare Israele, non di cancellarlo dalle carte geografiche.

Un pensiero terribile dopo le tragedie di questi giorni, dando per scontato che Israele alla fine in qualche modo vincerà sradicando per il momento Hamas, è cosa potrà succedere tra 10 o 15 anni. Se il popolo palestinese non si doterà di una dirigenza che invece di adorare la guerra, cerchi la pace e consideri gli israeliani vicini di casa e non nemici da distruggere, qualcosa di simile ad Hamas ritornerà e nascerà una generazione allevata nell’odio. I bambini e ragazzi che in questi giorni soffrono quanto accade a Gaza, resi incapaci di comprendere che sono stati i loro capi violenti e corrotti a portare loro e i loro fratelli maggiori in una strada senza uscita, penseranno e agiranno solo in termini di vendetta.

Tutto ricomincerà da capo e i morti di oggi saranno stati inutili. Nascerà invece un Gandhi in Palestina, illuminato dalla non violenza? Forse, ma temo proprio di no.

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