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il 2023 di Kyiv

Il grano, le armi, i rifugiati. Il secondo anno di guerra in Ucraina, in cifre

L'invasione russa dell'Ucraina è l'argomento più discusso e più mediaticamente coperto di tutto l'anno appena passato nonostante il recente scoppio della guerra in Israele, dice Statista. I motivi sono legati strettamente all'evoluzione del conflitto

Il 2023 si è appena concluso e con lui il mondo si lascia alle spalle eventi catastrofici, guerre, crisi internazionali, scandali. Nonostante ci siano state anche buone notizie, è sulle cattive che l'opinione pubblica globale si concentra e discute. Su quale sia stato il tema di cui si è parlato di più nei dodici mesi passati si è interrogato Statista, un sito web di statistica e dati tedesco. Attraverso un'analisi dei trend di Google, delle parole chiave e del tempo, il portale ha individuato il topic di cui si è discusso di più nel 2023: la guerra in Ucraina, che a febbraio prossimo entrerà nel suo terzo anno. I motivi, secondo la ricerca dell'istituto, sono legati all'evoluzione del conflitto e alla risposta della politica internazionale, dei media e dell'opinione pubblica sugli eventi chiave che hanno interessato Kyiv quest'anno. Dalla disputa sull'invio dei carri armati Leopard fino alla controffensiva, l'invasione russa continua, tanto che Vladimir Putin ha preannunciato altri "cinque anni di guerra" per raggiungere gli obiettivi che si è prefissato.

 

 

A gennaio 2023 il dibattito si è concentrato sulla disputa legata alla vendita dei carri armati Leopard di produzione tedesca. Come evidenzia la ricerca di Statista, nonostante una prima riluttanza del governo di Berlino, i tank sono stati consegnati a Kyiv a fine mese. Lungo tutto l'anno, poi, il tema del sostegno militare al paese è rimasto centrale nella politica internazionale: nel luglio 2023, 20 paesi della Nato hanno consegnato (o si sono impegnati a consegnare) oltre 780 carri armati e tra di loro, la Polonia è il paese che ha consegnato il maggior numero di veicoli corazzati.

 

 

Sempre parlando di numeri, e sempre restando a luglio, il 17 del mese Vladimir Putin ha sospeso la sua partecipazione al Black Sea Grain, l'accordo raggiunto nel 2022 tra Onu, Turchia, Russia e Ucraina per la garanzia dell'approvvigionamento del grano. Fino a quel giorno l'iniziativa aveva garantito la spedizione sicura di oltre 29 milioni di tonnellate di cibo e cereali integrali dai porti ucraini, che rimane uno dei maggiori produttori di questi prodotti. La sospensione dell'accordo è stata la risposta russa alle sanzioni occidentali: in quasi un anno di accordo, l'Ucraina ha esportato 8 milioni di metri cubi di grano alla Cina, 6 alla Spagna, 3,20 alla Turchia e 2,10 all'Italia.

 

 

Sempre in estate è poi partita la controffensiva ucraina ancora in corso e in continua evoluzione. Nel frattempo però quasi 6,2 milioni di cittadini ucraini hanno lasciato il paese in questi quasi due anni di guerra. Sono stime sempre di Statista, e si riferiscono fino a settembre di quest'anno. Tutti gli stati membri dell’Unione Europea hanno implementato la Direttiva sulla protezione temporanea per garantire l’accesso all’alloggio, al welfare e all’assistenza sanitaria ai rifugiati provenienti dall’Ucraina. In totale, a settembre 2023, i paesi dell’UE hanno registrato 3,8 milioni di rifugiati dal paese, con la sola Germania che ne ha accolti più di un milione.

 

La situazione in Ucraina è rimasta un tema cruciale per tutto l'arco dell'anno. E non solo per i fatti strettamente legati alla cronaca della guerra. L'inflazione e l'aumento dei prezzi del gas sono dirette conseguenze di quel conflitto e sono gli effetti che i cittadini percepiscono direttamente attraverso le bollette dell'energia e l'aumento dei prezzi dei beni. Stando a quanto dichiarato da Putin nei giorni scorsi, la situazione sembra tutt'altro che essere vicina a una conclusione, per cui con ogni probabilità se ne parlerà anche lungo tutto il prossimo anno. Con la differenza, questa volta, che la guerra in Ucraina per i prossimi dodici mesi avrà una concorrente: quella scoppiata tra Israele e Hamas dopo gli attacchi del 7 ottobre e che non sembra essere, anch'essa, vicina a una conclusione. 

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