Medio Oriente
La guerra di Gaza arriva a Beirut. Israele uccide un leader di Hamas
L'appoggio del leader di Hezbollah ai terroristi in nome della causa palestinese, all'indomani degli attacchi del 7 ottobre, si fa centrale perché il conflitto sulla Striscia si è esteso alla capitale libanese
Intorno alle sei del pomeriggio ora locale, il leader palestinese Saleh al Arouri e almeno altre cinque persone sono state uccise da un’esplosione in un ufficio di Hamas, nella periferia meridionale di Beirut. Dahiyeh è un quartiere a sud della capitale libanese ed è noto per essere una delle roccaforti del gruppo sciita Hezbollah. Si tratta di una zona residenziale e commerciale, ricostruita dopo essere stata pesantemente bombardata da Israele nel corso della guerra del Libano del 2006. A partire dal 7 ottobre, lanci di razzi, droni, tentativi di incursione via terra si sono succeduti lungo il confine meridionale tra i due paesi. Per proteggere la popolazione, Israele e Hezbollah hanno ordinato le evacuazioni di una serie di abitazioni in via precauzionale.
Da parte libanese, alcuni hanno scelto di partire, altri di rimanere, o come segno di resistenza o perché non avevano altro posto dove andare. Queste decisioni sono state prese dal Partito di Dio per una ragione: la parte meridionale del Libano e alcune aree della Valle della Bekaa al confine con la Siria rientrano nella giurisdizione del gruppo, così come i sobborghi a sud di Beirut. La prima volta che si è sentito parlare di Hezbollah è stato nel 1982, il suo nome in arabo significa Partito di Dio ed è nato come movimento musulmano sciita in reazione all’occupazione israeliana del sud del Libano. Nel corso della sua storia, Hezbollah si è definito gruppo di resistenza votato alla protezione del Libano, alla lotta contro Israele e alla creazione di uno stato palestinese. Nel suo manifesto, tra i suoi obiettivi è annoverata la distruzione dello stato di Israele. Il gruppo ha operato come milizia sostenuta dall’Iran ed è diventato a tutti gli effetti un partito politico fino a crescere come potenza regionale. Al Arouri è stato uno dei fondatori dell’ala militare di Hamas, le Brigate al Qassam, eletto vicepresidente dell’ufficio politico del gruppo nell’ottobre 2017, accelerando quella che analisti ed esperti credevano potesse diventare una relazione più stretta tra Hamas e Hezbollah: subito dopo la sua elezione, al Arouri ha iniziato a espandere le infrastrutture paramilitari di Hamas in Libano.
L’attacco che l’ha ucciso precede di un giorno l’atteso discorso del leader del Partito di Dio, Sayyed Hassan Nasrallah, in occasione del quarto anniversario dell’uccisione per ordine dell’allora presidente statunitense Donald Trump del generale iraniano Qassem Soleimani e del comandante delle Forze popolari di mobilitazione irachene, Abu Mahdi al-Muhandis, sull’autostrada che porta all’aeroporto internazionale di Baghdad, in Iraq. Questa volta il discorso di Nasrallah – che già aveva rivendicato come la resistenza islamica in Libano fosse scesa in campo sin dal giorno successivo agli attacchi del 7 ottobre a fianco di Hamas e per la causa palestinese – si fa centrale, perché il conflitto sulla Striscia di Gaza si è esteso non solo al confine meridionale tra Libano e Israele, ma alla capitale Beirut. I due stati sono già formalmente in guerra, Hezbollah sa che non potrebbe sostenere il malcontento dei libanesi stremati dalle crisi sul fronte interno e alle urne, ma il costante gioco di forza che lo ha interessato lungo il confine con Israele negli ultimi due mesi potrebbe cambiare pesi e forme. Il primo ministro ad interim, Najib Mikati, ha condannato l’esplosione come un “nuovo crimine israeliano” – nel momento in cui si scrive Israele non ha confermato la responsabilità dell’attacco – e ha affermato che si trattava di un tentativo di trascinare il Libano in una nuova fase del conflitto.