Complotto all'americana
Le nuove carte su Epstein sono roba vecchia. Brutte notizie per i cospirazionisti
Una giudice di un tribunale federale ha reso pubblici i documenti di uno dei casi in cui è coinvolto il finanziere morto in carcere nel 2019 e indagato per abusi sessuali. Ma se si leggono davvero, si vede che è tutto fumo
Una giudice di un tribunale federale ha reso pubblici i documenti di uno dei casi in cui è coinvolto il finanziere Jeffrey Epstein, morto in carcere nel 2019 dopo essere stato condannato per abusi sessuali e traffico di minori. Con la pubblicazione di queste carte molti speravano di vedere allargata la lista del circolo di amici di Epstein, per fomentare ulteriormente la teoria che vedrebbe l’ex filantropo al centro di una congrega di ricchi e potenti mossi da istinti pedofili, istinti che nasconderebbero per mantenere le loro mani sul controllo della finanza, dello show business e del governo. Ha tutti gli elementi, il caso Epstein, di una grande cospirazione contemporanea, una versione postmoderna, dark e sessuale dei Protocolli dei Savi di Sion, l’esistenza di un circolo di potenti dove le deviate tendenze pederaste sostituirebbero il cannibalismo rituale tipico dei complottismi medievali. Ha il potenziale per essere la madre di tutti i complotti, in chiave antidemocratica, anti status quo, anche perché unisce Washington, Hollywood, Wall Street, il jet set internazionale, e pure la casa reale inglese. Mancano solo i templari e, come diceva Eco nel Pendolo di Foucault: “Quando uno tira in ballo i templari è quasi sempre un matto”.
Nella storia di Epstein ci sono i simboli massonici del tempietto nell’isola caraibica di sua proprietà, di cui i blog fantasticano sui suoi sotterranei – così come si faceva con le simbologie della villa sarda del Cav. con le foto prese da Google Maps. Ci sono i dipinti trovati nella town house di Manhattan del finanziere, quadri come quello in cui Bill Clinton è vestito con un abito da donna, e non un vestito qualsiasi ma quello iconico di Monica Lewinsky. Ci sono i fondi donati a figure della sinistra radicale intellettuale come Noam Chomsky. Ci sono le foto con Stephen Hawking sull’isola caraibica. Ci sono i rapporti con Ehud Barak, ex primo ministro israeliano, e quindi gli attacchi al sionismo di Epstein (che era ebreo). Ci sono le donazioni al partito democratico, il partito della Ztl di Hollywood, di Soros. Ci sono i rapporti con Bill Gates, e quindi gli attacchi a quello che è stato visto come il burattinaio Covid da parte dei no vax. Ci sono i rapporti con le università – Epstein era molto legato ad Harvard, di cui si è appena dimessa la presidente per altri motivi, e quindi l’antifona: c’è del marcio nell’Ivy League. E come se non bastasse c’è la morte misteriosa, il suicidio in carcere che ha creato quasi un movimento: Epstein didn’t kill himself, Epstein non si è ammazzato, che raccoglie molti seguaci sui social, e altrettanti meme, sia da destra che da sinistra (anche se il medico legale ha assicurato che si è trattato di suicidio).
E quindi, ogni qual volta si presenta la possibilità di una rivelazione che allarghi la lista di celebrità e politici che hanno avuto a che fare con lui, i cospirazionisti si sfregano le mani per poter finalmente dimostrare che tutto è collegato, che i potenti progressisti sono cattivi, che i ricconi sono tutti amici e si coprono le spalle a vicenda, da Beverly Hills a Palm Beach, da Capitol Hill a Epstein Island. Ma i documenti appena pubblicati hanno a che fare con una causa per diffamazione del 2015 nei confronti di Ghislaine Maxwell, l’ex socia di Epstein, condannata a vent’anni. I nomi che escono dalle carte sono già noti da tempo, e non ci sono nuove star da inserire nel complotto, anche se i troll dicono: quando uscirà la vera lista crollerà tutto. O si lanciano accuse infondate come: “Tom Hanks, sei il prossimo”.
I nomi che ora viaggiano nella cloaca dell’internet, subito memizzati, in realtà non hanno niente a che vedere con la misteriosa congrega di cui si fantasizza. Nelle carte vengono nominati Cate Blanchett, Bruce Willis, Cameron Diaz. Ma se si leggono davvero, si vede che è tutto fumo. “Ha mai incontrato Cameron Diaz?”, viene chiesto alla donna che ha intentato la causa contro Maxwell. La risposta è: “No”. In molti casi si trattava solo di namedropping di Epstein che per darsi un tono mentre diceva alla ragazza, che ha accusato Maxwell: “Sai, ho appena parlato al telefono con Leonardo Di Caprio”. Per tornare di nuovo a Eco: “La caratteristica dei complotti reali è che essi vengono immediatamente scoperti, sia che abbiano successo, vedi Giulio Cesare, sia che falliscano come il complotto per uccidere Napoleone III”, mentre quelli che viaggiano su internet, “rimangono misteriosi e insondabili, perché hanno la stessa caratteristica del segreto secondo Simmel, segreto che è tanto più potente e seducente quanto sia vuoto”.
Cosa c'è in gioco