Nell'era woke
La California si desta. Crollo di consenso alle "gender identity policy"
Un recentissimo sondaggio realizzato da Women’s Liberation Front (WoLF) ha registrato un drammatico crollo del consenso alle teorie del wokismo puro. Una tendenza che si riflette anche sugli incassi della Disney, ad esempio
Sette cittadini su dieci pensano che donna sia un essere umano di sesso femminile e che non si dovrebbero incoraggiare i bambini a decidere il proprio sesso. Nemmeno una gran notizia se non si trattasse della California, il più woke degli stati americani, paese natale delle gender theory e del butlerismo reale, vento impetuoso che continua a spazzare l’occidente, dove per anni i maschi hanno potuto accedere a spogliatoi, carceri e case rifugio femminili.
Un recentissimo sondaggio realizzato da Women’s Liberation Front (WoLF) ha registrato un drammatico crollo del consenso alle gender identity policy (di 20 punti in media rispetto a un’identica rilevazione del 2020). Un incredibile giro di boa prodotto dalla constatazione delle conseguenze di queste politiche soprattutto ai danni di donne e bambini. La stragrande maggioranza dei californiani sostiene la definizione biologica di sesso – solo per il 14 per cento l’essere donna è un feeling –, chiede spazi femminili riservati – giusto un residuale 12 per cento tiene duro sul libero accesso –, si oppone alla trans-propaganda sui minori e sta dalla parte (oltre il 90 per cento) di quei genitori che non permettono ai bambini di assumere farmaci per la transizione. Aver toccato con mano le conseguenze del self-id ha spostato l’opinione pubblica a favore delle donne e dei bambini e “proprio per questo” commenta WoLF “i transattivisti censurano e chiudono a qualunque dibattito sulla questione”.
Pessime notizie anche per i risvegliati della Florida: Disney avrebbe perso un miliardo di dollari a causa dei quattro recenti film woke: “Strange World”, prima pellicola Disney a tema lgbt, ha incassato 72 milioni a fronte di un budget di 180; “Wish”, in arrivo da noi per Natale, negli Stati Uniti è stato un flop. L’inclusivity non fattura, la responsabile Latondra Newton ha lasciato l’azienda, sono in corso licenziamenti di massa. Terrorizzato, il ceo Bob Iger ha invitato i creativi a “concentrarsi sull’intrattenimento, non sui messaggi”. In attesa di capirla anche qui.