Ecco perché considero Elon Musk il più grande americano vivente
Se lui per voi è un drogato voi siete dei guardoni e dei pettegoli, anzi, degli elettori di sinistra. Ma nonostante le frequentazioni meloniane, Elon non è certo il più grande conservatore americano vivente (che è il cardinale Burke)
Ho sempre guardato i funghi con sospetto, perfino i cosiddetti funghi commestibili (non esistono funghi davvero salutari, nessun medico ha mai prescritto spremute di porcini per il mal di fegato). Figuriamoci se intendo seguire Musk nella sua deriva miceto-psichedelica. Ma sono abbastanza fatti suoi. Spiego l’abbastanza: se il fondatore di Tesla si droga in pubblico dà un cattivo esempio, specie ai ragazzi, se invece lo fa in privato nulla da eccepire. In questi giorni sono a Trani e leggo il secentesco tranese Torquato Accetto, autore di un trattatello prezioso, “La dissimulazione onesta”. La prosa è barocca e però merita lo sforzo: “Presupposto che nella condizion della vita mortale possano succeder molti difetti, segue che gravi disordini siano al mondo quando, non riuscendo di emendarli, non si ricorre allo spediente di nasconder le cose che non han merito di lasciarsi vedere”. Ovvio che un conservatore, nemico dei gravi disordini, sia un onesto dissimulatore che lascia ogni outing ai nichilisti. Mi si dirà che Musk non dissimula abbastanza e purtroppo è vero: per provare a spiegargli Accetto lo inviterò a Trani, chiederò la mail al comune amico Nicola Porro che è di Barletta, dodici chilometri da qui.
Comunque se lui per voi è un drogato voi siete dei guardoni e dei pettegoli, anzi, degli elettori di sinistra. Se a dicembre anziché da Giorgia Meloni l’amico fosse andato a trovare Elly Schlein questa faccenda dei funghi e delle canne vi ecciterebbe molto meno. Fosse andato a seminare cannabis sul terrazzo di Emma Bonino, coltivatrice non fumatrice (c’è il video su internet), sareste corsi dal più vicino concessionario Tesla…
Ecco, la Tesla. Qui cominciano i problemi veri, altro che funghetti. Con Musk come con chiunque applico il metodo paolino: “Esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono”. Per un antropocentrico la Tesla tanto buona non è, il motore elettrico piace agli ambientalisti mentre un conservatore solido ama l’odore della benzina, i grossi diesel, i Suv, i pick up, le jeep dalle grandi ruote feroci, capaci di terrorizzare gli attivisti col vizio di sdraiarsi sul raccordo… È paradossale la vicenda di un libertario divenuto ricchissimo vendendo macchine bruttarelle, dispendiose e disfunzionali a benestanti bramosi di divieti (sogno neanche troppo segreto dei classisti che guidano Tesla è la proibizione dei motori termici, ossia la mobilità riservata ai ricchi). Tuttavia il peggio è certamente il figlio avuto con l’utero in affitto: reato auspicato ma innanzitutto peccato grave, gravissimo, per il quale dovrà fare molta penitenza.
Passiamo al buono da tenere caro. Di Musk salvo l’antistatalismo: “Lo stato è semplicemente la più grande azienda con un monopolio sulla violenza”. Salvo la preoccupazione per la demografia intesa come primo problema dell’occidente in generale e dell’Italia in particolare. Sopra ogni altra cosa salvo la battaglia per la libertà di espressione: “E’ significativa solo quando si consente alle persone che non ci piacciono di dire cose che non ci piacciono. Altrimenti è una cosa ridicola. Possiamo dire che c’è libertà di parola solo se qualcuno dice cose molto fastidiose”. Infatti X è un’oasi di libertà, l’unico social dove posso pubblicare senza patemi e pecette i nudi degli eccellenti pittori, quelli regolarmente censurati dai network del democratico e dunque illiberale Zuckerberg.
Ecco perché considero Elon Musk il più grande americano vivente (più di Walter Block e Bob Dylan, più di Iggy Pop e Lana Del Rey, perfino più di Clint Eastwood e Donald Trump) ma, nonostante le frequentazioni meloniane, non certo il più grande conservatore americano vivente. Il più grande conservatore americano vivente è il cardinale Burke, sia chiaro.