È caos
Evasioni, proteste, saccheggi. In Ecuador è stato decretato lo stato di emergenza per l'intero paese
Il presidente Daniel Noboa ha ammesso "l'esistenza di un conflitto armato interno" e ha ordinato "la mobilitazione per garantire la sovranità e l'integrità nazionale contro la criminalità organizzata, le organizzazioni terroristiche e i belligeranti non statali"
Tutto è iniziato con l’evasione da un carcere di Guayaquil del nemico pubblico numero uno, Adolfo Macias, l'uomo a capo del più potente cartello di narcos del paese. Era il 25 dicembre. La notizia è stata tenuta segreta per giorni, poi è trapelata "da fonti anonime" e la situazione è degenerata. In molti carceri ci sono state proteste, in sei di questi delle rivolte e a Machala e Quito diversi agenti della polizia penitenziaria sono stati rapiti mentre erano in servizio. Le proteste e le rivolte iniziate nelle strutture penitenziarie sono "evase" e hanno raggiunto le strade: manifestazioni e saccheggi di centri commerciali, uomini che sparano contro la polizia, almeno otto morti, ma potrebbero essere molti di più. Il presidente dell’Ecuador Daniel Noboa ha decretato lo stato di emergenza per l’intero paese.
Noboa ha ammesso "l'esistenza di un conflitto armato interno" e ha ordinato "la mobilitazione e l'intervento delle forze armate e della polizia nazionale per garantire la sovranità e l'integrità nazionale contro la criminalità organizzata, le organizzazioni terroristiche e i belligeranti non statali" e la "neutralizzazione" dei gruppi criminali coinvolti nel narcotraffico. È stato imposto il coprifuoco notturno tra le 23 e le 5 del mattino ora locale.
Daniel Noboa è diventato presidente dell'Ecuador nello scorso ottobre e nel suo programma di governo aveva promesso una lotta serrata alle bande armate, processi rapidi ed equi, carceri più sicure e rispettose dei diritti umani. I crimini in Ecuador sono in costante aumento da anni, Crimini legati anche al conflitto interno al paese tra almeno tre cartelli di narcotrafficanti che nel 2022 ha prodotto oltre 4.500 omicidi. In un reportage del luglio del 2023 del New York Times, Julie Turkewitz scriveva: "La violenza legata alla droga in Ecuador ha iniziato ad aumentare intorno al 2018, quando i gruppi criminali locali si sono scontrati per conquistare posizioni migliori sul mercato. Inizialmente la violenza era principalmente confinata alle carceri, dove la popolazione era aumentata a seguito dell’inasprimento delle pene legate alla droga e del conseguente incremento della detenzione preventiva. Ma pian piano il governo ha perso il controllo del suo sistema carcerario, con i prigionieri che costringevano altri prigionieri a pagare per i letti, i servizi e la sicurezza, e persino ad avere le chiavi dei propri blocchi carcerari. Così ben presto le prigioni sono diventate basi operative per il traffico di droga".
Due anni fa lo scrittore ecuadoriano Luis Zúñiga denunciava un aumento di violenza "sciocca e insensata, un'esagerata volontà di avvicinare la morte alla popolazione". Una rappresentazione di tutto questo è andata in onda ieri quando alcuni uomini armati hanno fatto irruzione in diretta tv nello studio di un canale pubblico. Gli uomini hanno preso in ostaggio diversi giornalisti e tecnici. Le immagini in presa diretta mostrano alcune fasi dell'assalto, con il rumore di spari, le grida di tecnici e giornalisti che implorano di non essere aggrediti mentre uomini incappucciati, armati di granate e fucili mitragliatori, li prendono in ostaggio minacciandoli di morte.
La polizia è intervenuta dopo mezz'ora. Secondo le ultime informazioni l'azione degli agenti è riuscita e gli ostaggi sono stati tutti liberati e i tredici aggressori arrestati.
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