"giustizia" internazionale
Chi c'è nel team mandato dal Sudafrica alla corte dell'Aia per accusare Israele
I rapporti di Pretoria con i leader di Hamas, e con Putin. L’impegno sudafricano in prima linea su Gaza è in marcato contrasto con la posizione equivoca sulla guerra in Ucraina
Classe 1936, considerato tra i più autorevoli penalisti e internazionalisti sudafricani, bianco già attivo nella lotta contro l’apartheid, John Dugard è considerato uno dei padri della Costituzione del 1996, ma è opinione diffusa che i governi dell’African National Congress (Anc) gli abbiano dato incarichi meno importanti di quelli che avrebbe potuto meritare in patria. Ne ha in compenso avuti a livello internazionale, dove si è distinto per una insistita denuncia della situazione dei palestinesi come analoga all’apartheid. Tembeka Ngcukaitobi a sua volta fu l’avvocato che rappresentò l’opposizione di sinistra degli Economic Freedom Fighters in una lunga serie di denunce contro il presidente Jacob Zuma: quello stesso Zuma che aveva infine elargito nel 2012 a Dugard il prestigioso Ordine del Baobab quasi a indennizzo per il modo in cui era stato trascurato dai governi precedenti, ma che infine è stato costretto alle dimissioni. Insomma, qualche giornale ha potuto titolare sul fatto che nel team mandato all’Aia dal Sudafrica per accusare Israele di genocidio, pur accompagnato dal ministro della Giustizia Ronald Lamola, il governo di Pretoria è riuscito a infilare anche alcuni suoi noti critici.
Non però sulla linea anti israeliana, che corrisponde innanzitutto a una storica antipatia dell’Anc per un governo considerato alleato di quello dell’apartheid e ad altrettanto storici rapporti con i palestinesi. Non solo con Fatah: proprio subito dopo il 7 ottobre il ministro degli Esteri sudafricanp, Naledi Pandor, telefonò al leader di Hamas Ismail Haniyeh. L’impegno in prima linea su Gaza è in marcato contrasto con la posizione equivoca a proposito dell’Ucraina. Da una parte, infatti, il Sudafrica ha proclamato la sua neutralità. Dall’altra, però, ha fatto esercitazioni militari con la Russia proprio in coincidenza con l’anniversario dell’invasione dell’Ucraina. Vero che poi il presidente Cyril Ramaphosa ha tentato una iniziativa di pace assieme ad altri leader africani, che con lui hanno visitato Kyiv e Mosca dal 16 al 18 giugno e hanno incontrato sia Zelensky che Putin. In Ucraina sono stati pure bombardati.
Se l’intercambio con la Russia è basso, sotto al miliardo, lo scorso maggio l'ambasciatore americano Reuben Brigety ha addirittura accusato Pretoria di aver caricato armi e munizioni su una nave russa sanzionata. Il governo ha annunciato un’inchiesta, e allo stesso tempo ha mandato in visita ufficiale a Mosca il comandante delle forze di terra sudafricane, tenente generale Lawrence Mbatha. Gran finale con l’invito a Putin a venire a Johannesburg per il vertice dei Brics del 22-24 agosto. A quel punto l’opposizione sudafricana si è scatenata, il governo non è riuscito a venirne a capo, e nel timore che qualche giudice desse esecuzione all’ordine di arresto disposto dalla Corte Penale Internazionale il presidente russo si è accontentato di parlare in videoconferenza.
Viene da pensare che la scelta del governo del Sudafrica di ricorrere ora a sua volta alla giustizia internazionale contro Israele sia legata a quella figuraccia: se Israele è condannata, avere rapporti con Putin diventerebbe meno pesante; se no, verrebbe dimostrato che la giustizia internazionale non è obiettiva. Ma secondo tutti gli osservatori ci sono di mezzo anche le elezioni che si dovranno tenere a primavera, e in cui tutti i sondaggi danno una Anc per la prima volta dalla fine dell’apartheid sotto il 50 per cento dei voti, per gravi problemi di economia, delinquenza e blackout. Già una comunità islamica pari all’1,7 per cento della popolazione rappresenta un terreno su cui tentare di recuperare qualcosa, ma anche una affermazione di prestigio il campo internazionale è una carta da giocare, e il Sudafrica proprio grazie alla rendita di posizione su Nelson Mandela si trova più facilitato a fare certe denunce che non altri soggetti che l’hanno spalleggiata: Indonesia, Malaysia, Turchia e Organizzazione per la Cooperazione Islamica, rispetto ai quali viene così a vantare una sorta di leadership.
Cosa c'è in gioco