Pechino non vuole la pace in Myanmar
La Cina cerca il cessate il fuoco solo per mettere in sicurezza i propri confini
La settimana scorsa la Cina ha fatto sapere di aver mediato un cessate il fuoco tra la giunta militare birmana, il Tatmadaw, e la Three Brotherhood Alliance, l’alleanza di tre organizzazioni etniche armate che ha lanciato un’enorme offensiva in tutto il Myanmar, l’operazione 1027 (prende il nome dalla data di inizio dell’operazione, il 27 ottobre scorso). Pechino ha tentato di porsi per l’ennesima volta come potenza pacificatrice nei conflitti mondiali, ma la realtà è diversa.
In una conferenza stampa venerdì scorso la portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning, ha detto che i colloqui di pace sarebbero serviti agli “interessi di tutte le parti e avrebbero rafforzato la pace lungo il confine”, ma l’unico interesse della Cina in Myanmar è la stabilità dei propri confini, la sua popolazione e i suoi interessi economici: su una delle clausole dell’accordo c’era infatti scritto che le due parti si impegnavano “a non danneggiare la sicurezza dei residenti cinesi al confine e del personale coinvolto nei progetti in Myanmar”.
La preoccupazione di Pechino è unicamente quella di trovarsi la guerra sempre più vicina, troppi rifugiati alle porte, in un confine strategico a livello commerciale. Così la Cina ormai da mesi cerca di raggiungere una pace che si limiti solo ai suoi confini, allo stato Shan nel nord del Myanmar – in tutte le altre zone del paese la guerra civile e l’offensiva dei gruppi armati continua, con milioni di sfollati e con la giunta militare che continua a bombardare indiscriminatamente su villaggi civili. Con scarsi risultati: dopo 24 ore, il terzo round di colloqui per il cessate il fuoco mediati dalla Cina sarebbe nuovamente fallito con i bombardamenti della giunta in alcuni distretti in cui operavano i ribelli. Il governo cinese non vuole la pace in Myanmar perché dal colpo di stato del Tatmadaw nel febbraio 2021 e dall’inizio della guerra civile non ha mai condannato la giunta. Da decenni intrattiene relazioni commerciali con i militari ed è il loro principale partner economico: ha venduto armi dal valore di 250 milioni di dollari.