Il caso
L'accordo debole tra Israele e Hamas che fa litigare il governo di Gerusalemme
I medicinali sono arrivati nella Striscia di Gaza: per ogni pacco destinato ai cittadini israeliani rapiti, l'organizzazione terroristica ne pretende in cambio mille per i gazawi. Chi controllerà che arriveranno davvero agli ostaggi?
Tel Aviv. Cinque camion con a bordo medicinali e aiuti umanitari hanno superato i controlli di sicurezza al valico di Kerem Shalom, dopo uno stallo nelle trattative che li aveva tenuti in sospeso. Il carico, che contiene la prima consegna di farmaci destinata agli ostaggi israeliani, frutto di un accordo negoziato da Francia e Qatar, era atterrato in Egitto ieri mattina, ad Al Arish nel nord del Sinai, a bordo di un aereo cargo dell’Aeronautica militare proveniente da Doha. Dopo aver raggiunto l’Egitto, i tir entreranno a Gaza. Ma sul successo della consegna fino alle porte dei nascondigli dove Sinwar tiene rinchiusi i prigionieri, resta molta incertezza.
Per ogni pacco di farmaci destinato agli ostaggi israeliani, Hamas ne pretende in cambio mille per i gazawi. A distribuirli nei quattro ospedali individuati dalla fazione palestinese, da nord a sud dell’enclave costiera, deve pensarci l’unico interlocutore di cui Hamas si fidi, cioè il Qatar. Israele alla fine l’ha spuntata, nonostante Hamas avesse posto una clausola di non ispezione. Sarebbe stata un’eccezione mai consentita da Israele dall’inizio del conflitto. Ogni carico di aiuti umanitari destinati alla Striscia viene di prassi controllato, prima di entrare da Rafah o da Kerem Shalom, per assicurarsi che non contenga armi o altro materiale utilizzabile dal movimento jihadista per il suo riarmo. Quando il primo ministro Benyamin Netanyahu ha cercato di prendere le distanze dalla responsabilità di accettare la contestata condizione e di scaricarla invece sull’esercito, è stato redarguito dal ministro Benny Gantz. “Portare medicine agli ostaggi è una mossa significativa e importante per la quale abbiamo lavorato duramente”, ha scritto l’ex capo di stato maggiore su X dopo che l’ufficio del premier se ne era assunto l’onore. L’onere di decidere sulla sua attuazione, ha aggiunto, “spetta al livello politico, e solo a noi”.
Con un sospiro di sollievo, a margine del World economic Forum di Davos, gli Stati Uniti hanno accolto l’annuncio del Qatar di aver raggiunto il compromesso, il primo dopo il cessate il fuoco di fine novembre, per la consegna di medicinali agli ostaggi israeliani. Accordo da cui, però, Hamas ha tagliato fuori la Croce Rossa Internazionale. Il comitato delle famiglie degli ostaggi ha chiesto che il gabinetto di guerra esiga prove visive a dimostrazione della consegna dei farmaci ai prigionieri. Secondo una fonte israeliana, il carico comprende medicinali contro l’asma, il diabete, malattie renali e cardiache. E anche qualora la richiesta basilare a norma di diritto internazionale umanitario fosse accettata e la consegna effettuata, “senza un monitoraggio medico – ha detto la fonte – sarà difficile sapere se gli ostaggi assumeranno effettivamente i farmaci e se la loro salute migliorerà”. Nonostante la pressione dell’opinione pubblica, ieri il ministro della Difesa Yoav Gallant ha ribadito che Israele continuerà i combattimenti nella Striscia di Gaza fino al ritorno a casa di tutti i connazionali prigionieri. “Hamas capisce solo il linguaggio della pressione militare”, ha detto alle truppe del commando Shayetet 13 della Marina a proposito della missione di salvataggio. Aggiungendo che “se non sarà completamente smantellato, non potremo vivere nello stato di Israele”. L’amministrazione americana, a Davos, promuove l’agenda di Biden per perseguire un processo di pace una volta raggiunte le condizioni per il cessate il fuoco tra Hamas e Israele. “Stiamo perseguendo attivamente un percorso di normalizzazione e integrazione con i nostri partner regionali”, ha detto il consigliere per la sicurezza nazionale statunitense Jake Sullivan, auspicando “un futuro in cui israeliani e arabi potranno vivere in pace, i palestinesi avranno uno stato proprio e la sicurezza di Israele sarà garantita”. Gli ha replicato il capo di Hamas all’estero Khaled Meshaal. Il suo movimento e il popolo palestinese “rifiutano questa idea” e ribadiscono di escludere il riconoscimento della legittimità a esistere per “l’entità sionista”.