Dopo il 7 ottobre
Sentirsi come la nuova pazza di piazza Giudìa
Quando si ricorderà Amnesty International di chiedere il rilascio degli ostaggi israeliani con qualcosa che non siano due righe in un comunicato che parla di tutt'altro?
Provate ad aprire il sito di Amnesty International. Avrete la possibilità di firmare senza indugio due petizioni, una per il “Cessate il fuoco!” in medio oriente e l'altra perché “Israele revochi l'ordine di evacuare gli ospedali di Gaza”. Sarebbe stato decente, in una giornata come quella di ieri, che Amnesty si fosse ricordata del piccolo israeliano Kfir Bibas, il cucciolo dai capelli rossi che ha compiuto un anno il 18 gennaio nelle mani di Hamas, lontano dai suoi genitori. Sempre che ancora sia vivo, come si ostinano a sperare tutti gli israeliani, che non vogliono credere all’annuncio della sua morte e di quella del fratellino di poco più grande, diffusa dai terroristi a fine novembre. Noi speriamo con loro e con tutta la comunità ebraica italiana, che ieri, con il passaparola, si è data vari appuntamenti per chiedere che Kfir torni a casa con tutti i 120 ostaggi ancora in mano ai terroristi.
A Roma, al Portico d’Ottavia, il luogo di cui, tra qualche giorno, tutti forse si ricorderanno sentendosi per ventiquattr’ore buoni e solidali con gli ebrei romani sterminati nei campi nazisti, proprio lì, accanto alla sinagoga, anche noi abbiamo fatto volare un palloncino color arancio con gli ebrei romani, per dire che siamo con Kfir, con il suo fratellino, con tutti gli ostaggi, con Israele e con gli ebrei sotto attacco in tutto il mondo. Così, poco dopo, quando a largo di Torre Argentina, due gentili e solerti attiviste di Amnesty si sono fatte incontro alla cronista, per chiedere sostegno alla loro benemerita e sbadata organizzazione, non ce l’abbiamo proprio fatta a non chiedere: quando vi ricorderete di chiedere il rilascio degli ostaggi israeliani con qualcosa che non siano due righe in un comunicato che parla d’altro? A quando una petizione per chiedere che un bambino di un anno torni a casa? Le due ragazze, assai beneducate, si sono affrettate a rispondere “buona giornata!”. Hanno capito che era meglio tagliar corto. Sono la nuova pazza di piazza Giudìa, ho pensato per un attimo. La donna che, proprio come una pazza, girava per il ghetto romano prima della razzia nazista del 16 ottobre e diceva a tutti che si preparava l’orrore per tutti. Inascoltata, come sappiamo.