La missione europea nel Mar Rosso per difendersi dagli houthi e dai loro amici

Giulia Pompili

L’Ue lavora a un accordo per l'operazione militare nelle acque della regione, coordinata ma indipendente da quella di America e Regno Unito.  Ma nel frattempo Russia e Cina hanno già ottenuto l’immunità di transito

L’Unione europea avrebbe raggiunto un accordo politico per una missione nel Mar Rosso, separata ma in coordinamento con l’operazione Prosperity Guardian lanciata il mese scorso da Stati Uniti e Regno Unito nell’area. La discussione sarebbe dovuta avvenire durante il Consiglio dei ministri degli Esteri a Bruxelles tra un mese, ma secondo diverse fonti Italia e Francia avrebbero insistito per un’accelerazione, e già al Consiglio di lunedì potrebbero esserci delle novità per rendere operativa la missione già a metà febbraio. Mentre si lavora a una tabella di marcia per  rafforzare la sicurezza di rotte commerciali cruciali anche per l’Unione, a garantirsi l’immunità dei traffici sono Russia e Cina. L’ha confermato in un’intervista al quotidiano russo Izvestija Mohammed al Bukhaiti, esponente del gruppo Ansar Allah.

 


Al Bukhaiti ha ribadito che il gruppo sostenuto dall’Iran concentrerà gli attacchi contro navi che hanno legami con Israele, America e Regno Unito: “Per quanto riguarda tutti gli altri paesi, compresi Russia e Cina, la loro navigazione nella regione non è minacciata”. Durante la quotidiana conferenza stampa Mao Ning, portavoce del ministero degli Esteri cinese, ha ribadito la posizione “neutrale” della Cina, che chiede di “fermare gli attacchi alle navi civili per non ostacolare le catene industriali e di approvvigionamento globali” ma allo stesso tempo individua come causa degli attacchi l’operazione militare israeliana a Gaza. Nel frattempo, ieri gli houthi hanno rivendicato l’attacco alla nave cisterna americana Chem Ranger nel Golfo di Aden con due missili balistici antinave. Secondo lo United States Central Command entrambi i missili sono caduti nelle acque vicino alla nave, senza provocare feriti o danni. E’ l’ultimo di una serie di attacchi che il gruppo yemenita ha lanciato contro le navi commerciali nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden sin dal 19 novembre scorso, come rappresaglia per l’operazione militare israeliana a Gaza. Dal 12 gennaio scorso, Stati Uniti e Regno Unito hanno compiuto quattro strike di precisione contro le postazioni houthi in Yemen, che per ora però non hanno migliorato la situazione tra Mar Rosso e Golfo di Aden. Mercoledì scorso il consigliere per la Sicurezza nazionale americana, Jake Sullivan, ha detto che gli attacchi alle navi e ai mercantili da parte degli houthi “rientrano nella definizione da manuale di terrorismo”.

 


Dopo la prima riunione convocata il mese scorso dal segretario di stato americano Lloyd Austin per formare un’alleanza che garantisse quanto più possibile la libertà di navigazione nell’area – molti armatori occidentali hanno scelto di non attraversare più il Mar Rosso aumentando enormemente le spese di trasporto, e anche chi si fida delle attività di controllo e deterrenza delle Forze armate in campo ha costi assicurativi altissimi – i paesi membri dell’Unione europea a uno a uno si sono allontanati dall’ipotesi di un’azione collettiva a guida americana. Secondo quanto è emerso nelle scorse settimane, il problema riguardava soprattutto la priorità delle navi commerciali da proteggere. Per questo ha iniziato a guadagnare terreno l’idea di una operazione europea. 

 


La Spagna, il paese che più aveva opposto resistenze all’idea di una nuova missione contro il terrorismo marittimo degli houthi, lunedì potrebbe cambiare idea: già mercoledì scorso qualcuno faceva notare come alla riunione informale degli ambasciatori del Consiglio europeo i rappresentanti di Madrid non avessero nemmeno preso la parola, in una sorta di “astensione costruttiva”, ha detto un diplomatico a EUobserver. Secondo quanto riferito dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, la missione su cui lavora l’Europa è un’estensione della già esistente operazione Agenor, organizzata nell’ambito dell’iniziativa Emasoh (European Maritime Awareness Strait of Hormuz): Tajani ha spiegato che l’altra operazione marittima europea menzionata spesso in queste settimane, l’operazione Atalanta, opera in una zona compresa tra il Mar Rosso, il Golfo di Aden e parte dell’Oceano Indiano, copre un’area vasta quanto il Mediterraneo, e dunque non sarebbe sufficiente a nord per intensificare la presenza nel Mar Rosso. Dunque l’idea sarebbe quella di ampliare anche il raggio d’azione dell’operazione Agenor, alla quale attualmente partecipano Belgio, Paesi Bassi, Danimarca, Francia, Grecia, Italia e Norvegia con il sostegno diplomatico di Germania e Portogallo. Ieri è stato annunciato che il Belgio, presidente di turno del Consiglio Ue, invierà una nave da guerra, la fregata Louise-Marie, che si unirà alla missione europea nel Mar Rosso. Anche Germania e Danimarca avrebbero intenzione di coinvolgere una delle loro fregate. L’operazione europea avrebbe solo uno scopo difensivo, hanno fatto sapere ieri alcuni diplomatici dell’Ue, e non parteciperebbe alle azioni su territorio yemenita di America e Regno Unito. Come ha confermato Tajani in conferenza stampa due giorni fa, per l’Italia – come per altri paesi europei – sarà necessario comunque un passaggio parlamentare per autorizzare la missione.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.