la guerra in ucraina

Cosa sappiamo sullo schianto dell'aereo russo a Belgorod

Micol Flammini

Per Mosca l'Il-76 trasportava prigionieri di guerra ucraini ed è stato abbattuto dall'esercito di Kyiv. Da parte dell'Ucraina non arrivano dichiarazioni ufficiali, ma i primi a mettere in dubbio la versione della Russia sono i suoi propagandisti

E’ stato il ministero della Difesa russo a parlare per primo. Prima ancora che si diffondessero i video, prima ancora che circolassero versioni ufficiose, l’agenzia di stampa Ria Novosti batteva la notizia che un aereo da trasporto militare russo, un Il-76, è precipitato vicino al confine con l’Ucraina, nella regione di Belgorod attorno alle 11, ora di Mosca, mentre effettuava un volo di linea. L’agenzia ha aggiunto che l’Il-76 trasportava sessantacinque soldati ucraini per uno scambio di prigionieri. La direttrice di Rt, Margarita Simonyan, ha subito sentenziato: “L’aereo e l’equipaggio erano nostri. I prigionieri i loro. Loro l’hanno abbattuto. Ogni altra informazione viene dal maligno”. La lingua russa sa essere telegrafica e Simonyan l’ha usata come uno slogan, per fissare bene la versione russa dell’accaduto che, per il momento, non ha ricevuto né conferme né smentite da parte degli ucraini. Il governatore della regione di Belgorod, Vjaceslav Gladkov, ha detto che un allarme aveva preceduto lo schianto dell’aereo. 

 

 

Manca qualsiasi tipo di ricostruzione indipendente dei fatti. Dalla parte ucraina sono arrivate soltanto notizie anonime, e fonti delle Forze armate hanno confermato all’Ukrainska Pravda di aver abbattuto l’Il-76 sostenendo che trasportasse missili S-300. Le autorità ucraine non parlano, mentre quelle russe, tra cui il presidente della Duma Vjacheslav Volodin, hanno detto che sono state armi occidentali a colpire l’aereo: sanno che una delle linee rosse degli alleati di Kyiv è quella di non usare armi occidentali per colpire la Russia e con queste dichiarazioni vogliono indebolire il sostegno dei paesi dell’Alleanza atlantica. 


 

I funzionari di Mosca hanno detto che lo schianto dell’aereo metterà a rischio qualsiasi scambio futuro, hanno aggiunto che un altro aereo da trasporto su cui viaggiavano dei prigionieri ucraini ha cambiato rotta dopo aver saputo dell’attacco. Ma tra la folla delle dichiarazioni russe e il silenzio dei funzionari ucraini, per ora i primi a mettere in dubbio l’ipotesi che a bordo dell’Il-76 ci fossero dei prigionieri di guerra sono stati blogger militari russi: propagandisti che vorrebbero una guerra più dura, che credono che il Cremlino non sia in grado di farla né di proteggere i russi. Secondo i blogger i prigionieri di guerra difficilmente vengono trasportati su un aereo, soprattutto se così numerosi. Il servizio penitenziario organizza i trasporti in treno, una rivolta su un aereo sarebbe ben più pericolosa, meno controllabile: “Cosa succederebbe se un prigioniero riuscisse a prendere il controllo e mandasse l’aereo, per esempio,  contro un grattacielo?”, scrive uno dei canali telegram. I blogger non sono esperti, non sempre hanno fonti tra l’esercito e le autorità. 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)