le primarie repubblicane
In New Hampshire vince di nuovo Trump
L'ex presidente primo con ampio margine anche nel secondo appuntamento delle primarie. Nikki Haley non va malissimo e soprattutto decide di proseguire anche se non è in vantaggio in nessuno stato e la contesa sembra ormai decisa
In uno stato con una vocazione più centrista come il New Hampshire, il risultato dello scontro a due tra Donald Trump e Nikki Haley è stato meno scontato di quello nell’Iowa rurale dove l’ex presidente ha trionfato. Nikki Haley, l’ultimo argine interno alla deriva trumpiana del Partito repubblicano, non è andata malissimo in New Hampshire. Soprattutto se si pensa che quando aveva annunciato la sua candidatura era data sotto al 2 per cento. Ma Trump ha vinto. Con margini minori, ma ha vinto, 54 contro 43 per cento. È chiaro, come ha detto Ron DeSantis quando si è ritirato la scorsa settimana, che “la maggioranza degli elettori delle primarie repubblicane vuole dare una seconda chance a Donald Trump”.
L’ex presidente, impegnato in diversi processi, di recente in un comizio ha confuso Nikki Haley con Nancy Pelosi, l’ex speaker democratica, e ha parlato di misteriose elezioni in cui avrebbe sfidato Barack Obama (i due non si sono mai scontrati elettoralmente). Haley ha fatto notare che Trump non è più lucido come una volta, che ha quasi ottant’anni, ma questo è servito poco a scalfire la sua forte base che continua, a prescindere dai processi o dalle gaffe, a restare solida.
In New Hampshire gli elettori principali di Haley sono stati i laureati, come in Iowa, mentre la base trumpiana continua a essere quella delle zone rurali. Un solo esempio: nella città di Hanover, dove si trova l’università di Dartmouth Haley ha preso l’83 per cento, Trump il 13. ZTL dell’Ivy league. I trumpiani dicono che l’elettorato dell’ex ambasciatrice sia stato formato per la maggior parte da persone non iscritte al Gop, indecisi e indipendenti, mentre ai caucus dell’Iowa potevano votare solo i repubblicani certificati. Inoltre, a differenza dell’Iowa, qui hanno votato più persone del solito (un aumento del 12 percento rispetto alle primarie del 2016).
Dopo il 43 per cento del New Hampshire di questa notte, Haley poteva avere una via di fuga piuttosto onorevole. Un’ottima occasione per salire sul carro del presunto vincitore come stanno facendo in tanti nell’establishment repubblicano, per paura di vendette, o sperando in qualche posizione nel gabinetto presidenziale (sempre che Trump riesca a battere Biden). Tim Scott, DeSantis, oltre a una lunghissima lista di deputati e senatori si sono rinfilati il cappellino Maga, dopo che l’avevano nascosto dopo il 6 gennaio. E invece Haley resiste, vuole almeno arrivare al prossimo voto, che si terrà in South Carolina, lo stato dove è nata e che ha governato per sei anni. Ma l’attuale governatore appoggia Trump. E i sondaggi assomigliano più ai numeri che si sono visti in Iowa.
Si dice che Trump si sia parecchio arrabbiato quando Haley ha detto che non avrebbe mollato, e infatti nel suo discorso di vittoria ha passato più tempo a criticare Haley e il governatore dello stato Chris Sununu, tra i pochi non trumpiani. L’ex presidente vorrebbe evitare di girarsi tutti i 50 stati, preso com’è nelle aule di tribunale di New York.
Dopo i risultati del New Hampshire lo speaker della camera, il repubblicano Mike Johnson, ha detto “che è arrivato già da un po’ il momento per il Partito repubblicano di unirsi intorno a Trump”. E vari deputati e senatori del partito, compresi quelli che prima appoggiavano DeSantis, stanno dicendo a Haley di mollare, che tanto ormai il candidato è stato deciso. Anche sul fronte dem la posizione è la stessa. “Ora è chiaro che Donald Trump sarà il candidato repubblicano”, ha detto il presidente Joe Biden. “E la posta in gioco non è mai stata così alta”.
Secondo gli ultimi sondaggi uno scontro uguale a quello del 2020 favorirebbe Biden. Contro un volto nuovo invece, come Haley, i democratici potrebbero fare più fatica. E varie persone vicine al presidente, sperano, come è successo con le ultime midterm, che il moderati decidano tutto, quei moderati spaventati dal 6 gennaio, da chi è fan di Putin e dalla promessa di essere “dittatore per un giorno”. Per il presidente, individuato chi sarà il suo avversario, la partita è iniziata. A meno che la Corte Suprema non interferisca in qualche modo, dopo il New Hampshire l’obiettivo di Biden sarà ricordare quanto è complicato il rapporto tra Trump e la democrazia.
L'editoriale del direttore