Una donna che piange un giornalista ucciso a Gaza - foto Ansa

Contraddizioni

Israele al sesto posto insieme all'Iran tra i persecutori dei giornalisti nel mondo

Giulio Meotti

Nella lista del Comitato per la protezione dei giornalisti, prima di Tel Aviv ci sono Cina, Myanmar, Bielorussia, Russia e Vietnam. Teheran, che deterrà la guida alla conferenza dell'Onu sul disarmo, è nella sua stessa posizione. Un mondo capovolto

Il 7 ottobre ci ha fatto precipitare nel mondo descritto da Alasdair Macintyre in “Dopo la virtù”, in cui il pensatore americano immagina che la ragione abbia subito le conseguenze di una catastrofe e che i filosofi non riescano più a comprendere di essere affondati in un caos senza senso. Non bastavano i silenzi sugli stupri di Hamas da parte delle organizzazioni per i diritti delle donne (Un Women ci ha messo tre mesi a parlarne) e Israele trascinato all’Aia con l’accusa di genocidio. Dopo il massacro del 7 ottobre, Israele è finito anche al sesto posto, a pari merito con l’Iran, nella lista dei principali persecutori dei giornalisti al mondo, secondo il Comitato per la protezione dei giornalisti (CPJ). Iran e Israele sono elencati assieme dietro Cina, Myanmar, Bielorussia, Russia e Vietnam e fanno peggio di Egitto, Turchia e Arabia Saudita, tre paesi notoriamente rappresentativi della libertà di stampa.
 

Un esempio dei giornalisti arrestati da Israele? La rete americana Nbc ha tagliato i rapporti con una freelance palestinese arrestata da Israele con l’accusa di incitamento al terrorismo e identificazione con un'organizzazione terroristica. Mirvat al Azzeh, che vive a Gerusalemme Est, è stata incarcerata dopo aver condiviso numerosi post di sostegno al 7 ottobre. In quale altro paese glorificare l’assassinio di 1.200 innocenti non è reato? HonestReporting, organizzazione che si occupa della copertura mediatica di Israele, ha scoperto che due fotoreporter di Gaza che lavoravano per AP e Reuters si erano vantati dei filmati che avevano acquisito mentre accompagnavano i terroristi di Hamas durante il massacro del 7 ottobre. Raccontando entusiasta ciò che aveva visto in Israele, in particolare a Sderot, e l’irruzione in una stanza dove si nascondevano degli israeliani prima di essere uccisi dai terroristi, Abu Mostafa esortava i palestinesi ad approfittare dell’occasione per fare irruzione nello stato ebraico, dicendo: “Consiglio chi può andare vada, vada. È un evento unico che non si ripeterà”. HonestReporting aveva poi denunciato la presenza di fotoreporter palestinesi accanto ai terroristi, sollevando interrogativi etici riguardo la loro moralità e professionalità, e il dubbio che potessero essere a conoscenza in anticipo dell’attacco di Hamas. Ma non può essere che i terroristi si presentino come “giornalisti”. Hamas non lo farebbe mai, no no. Non metterebbe mai in pericolo i giornalisti facendo una cosa del genere. Come Hamas non utilizzerebbe mai le ambulanze per trasportare missili e terroristi, né piazzerebbe il suo quartier generale sotto un ospedale, né nasconderebbe missili negli asili e nelle moschee.
 

Come ha detto alla Bbc l’ex ambasciatore d’Israele nel Regno Unito Mark Regev, “siamo l’unico paese in tutto medio oriente con una stampa libera. Siamo l’unico paese in tutta la regione in cui la stampa può liberamente criticare il governo e i suoi leader e scrivere su di loro le peggio cose. Dire che Israele prende di mira deliberatamente la stampa è semplicemente ridicolo: siamo l’unico paese in questa parte del mondo che osanna la libertà di stampa”. Ma un pezzo d’occidente, che ciancia di libertà da mattina a sera, ha scelto di credere a tutte le menzogne di Hamas.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.