"La patria non è in vendita"
Le foto del primo grande sciopero generale in Argentina contro Javier Milei
In tutto il paese ma soprattutto a Buenos Aires decine di migliaia di persone sono scese in piazza per protestare contro le misure imposte dal neopresidente
Lo sciopero a Buenos Aires, in Argentina - foto Ansa
Lo sciopero a Buenos Aires, in Argentina - foto Ansa
Lo sciopero a Buenos Aires, in Argentina - foto Ansa
Lo sciopero a Buenos Aires, in Argentina - foto Ansa
Lo sciopero a Buenos Aires, in Argentina - foto Ansa
Lo sciopero a Buenos Aires, in Argentina - foto Ansa
Lo sciopero a Buenos Aires, in Argentina - foto Ansa
Lo sciopero a Buenos Aires, in Argentina - foto Ansa
Lo sciopero a Buenos Aires, in Argentina - foto Ansa
Lo sciopero a Buenos Aires, in Argentina - foto Ansa
Lo sciopero a Buenos Aires, in Argentina - foto Ansa
Lo sciopero a Buenos Aires, in Argentina - foto Ansa
Lo sciopero a Buenos Aires, in Argentina - foto Ansa
Lo sciopero a Buenos Aires, in Argentina - foto Ansa
Lo sciopero a Buenos Aires, in Argentina - foto Ansa
Lo sciopero a Buenos Aires, in Argentina - foto Ansa
Lo sciopero a Buenos Aires, in Argentina - foto LaPresse
Lo sciopero a Buenos Aires, in Argentina - foto Ansa
Lo sciopero a Buenos Aires, in Argentina - foto Ansa
Lo sciopero a Buenos Aires, in Argentina - foto Ansa
Lo sciopero a Buenos Aires, in Argentina - foto Ansa
Lo sciopero a Buenos Aires, in Argentina - foto Ansa
Lo sciopero a Buenos Aires, in Argentina - foto Ansa
Lo sciopero a Buenos Aires, in Argentina - foto Ansa
Lo sciopero a Buenos Aires, in Argentina - foto Ansa
Lo sciopero a Buenos Aires, in Argentina - foto Ansa
Lo sciopero a Buenos Aires, in Argentina - foto Ansa
Lo sciopero a Buenos Aires, in Argentina - foto Ansa
Lo sciopero a Buenos Aires, in Argentina - foto Ansa
Lo sciopero a Buenos Aires, in Argentina - foto Ansa
Lo sciopero a Buenos Aires, in Argentina - foto Ansa
Lo sciopero a Buenos Aires, in Argentina - foto Ansa
Lo sciopero a Buenos Aires, in Argentina - foto Ansa
Lo sciopero a Buenos Aires, in Argentina - foto Ansa
Lo sciopero a Buenos Aires, in Argentina - foto LaPresse
Nella giornata di ieri migliaia di persone si sono riversate a Buenos Aires e in altre grandi città dell'Argentina per il primo grande sciopero generale contro il nuovo presidente Javier Milei. Lo sciopero è stato proclamato dal sindacato principale del paese, la Confederazione generale del lavoro (Cgt), ma hanno partecipato anche altre sigle, i partiti dell'opposizione e grosse fette della società civile. Le maggiori proteste si sono svolte nella capitale: Buenos Aires è rimasta paralizzata per diverse ore, con un'onda di persone che hanno invaso Avenida de Mayo, il viale che collega il parlamento alla casa Rosada, la sede degli uffici presidenziali. Nel mirino dei manifestanti ci sono state soprattutto le politiche economiche drastiche messe in piedi da Milei per risollevare l'economia del paese.
Una manifestazione che ha visto la partecipazione soprattutto dei movimenti di sinistra, ma anche dei lavoratori senza tutele, dei camionisti, degli intellettuali e degli artisti. A unire la diverse categorie è stata l'opposizione alla "legge omnibus" annunciata dal presidente Milei e ora sottoposta all'iter parlamentare, dove si presume verrà approvata con larga maggioranza. Si tratta di un progetto legislativo che conta oltre seicento articoli e che prevede la dichiarazione dell’emergenza nazionale e l’assunzione temporanea di poteri speciali da parte del presidente. A questo, si aggiungerebbero importanti tagli alla spesa pubblica, al Welfare, alla cultura e la privatizzazione di tantissime aziende del paese ora sotto l'amministrazione statale. L'obiettivo di Milei, espresso attraverso la famosa frase "No hay plata", è quello di risollevare l'economia del paese e, soprattutto, contenere la velocissima inflazione, che a dicembre ha toccato il 211 per cento, stabilendo un record mondiale.
"La patria non è in vendita" hanno gridato i manifestanti ieri, scandendo anche come "Il cibo non è un privilegio". Secondo il ministero dell'Interno argentino in piazza sono scese circa 80mila persone, mentre secondo i dati del sindacato ce ne sono state circa 150mila. "La gente è arrabbiata, nessuno può negarlo. Noi siamo qui per difendere il paese e la democrazia" ha detto il segretario generale della Cgt Héctor Daer.