Olaf Scholz (Ansa)

in germania

Chi sono i collaboratori di Scholz che gli dicono: mai mostrarsi offesi

Edoardo Toniolatti

Come si gestisce l’impopolarità? Il cancelliere tedesco ha tre consiglieri che considera insostituibili e una moglie che ascolta molto. Il dietro le quinte della coalizione semaforo

Berlino. A dicembre c’era stato un grande allarme tra gli speechwriter del cancelliere tedesco, Olaf Scholz: nessuno era disponibile, erano tutti malati, chi avrebbe scritto il discorso di fine anno? Si temeva che dovesse scriverselo da solo Scholz, che era soprannominato Scholz-o-mat dai suoi stessi compagni di partito, l’Spd, per via della sua oratoria monotona. Poi non si sa come sia andata a finire, i giornali tedeschi hanno insistito molto sul fuggi fuggi attorno al cancelliere impopolare, ma anche sul suo continuare a essere, almeno pubblicamente, tranquillo, quasi che del chiacchiericcio da fine di governo non se ne preoccupasse. O forse semplicemente il cancelliere degli speechwriter può fare a meno, a differenza di altri collaboratori e consiglieri. Chi sono gli insostituibili? 

Il più affidabile è anche il più noto: Wolfgang Schmidt, attuale capo della cancelleria, conosce Scholz fin da quando erano entrambi studenti di legge, è il suo braccio destro da vent’anni e l’ha seguito  in tutte le sue avventure politiche. Ex plenipotenziario presso il governo federale della città-stato di Amburgo quando Scholz ne era sindaco, ex sottosegretario alle Finanze nell’ultimo governo di Anglea Merkel, Schmidt è descritto da molti come il complemento perfetto del cancelliere. Gioviale ed estroverso, si muove  a suo agio a Berlino, dove ha costruito una fitta rete di relazioni con la stampa, ed è un formidabile enforcer della prima legge di Scholz: mai mostrarsi offesi, mai mostrarsi isterici, sia nei meeting interni sia con i giornalisti, a cui non devono essere mai fatte trapelare indiscrezioni. Sobrietà e controllo innanzitutto. È Schmidt a premurarsi che il cancelliere sia sempre  preparato, pronto per ogni incontro e ogni dossier che gli arriva davanti. Come disse un po’ scherzando e un po’ no Jens Geier, capo della delegazione dell’Spd al Parlamento europeo, Schmidt è quello che passa a Scholz la nota giusta al momento giusto, e che nel frattempo si assicura che altre cinque note siano in preparazione. Un altro titolo di cui Schmidt può fregiarsi è quello di ministro degli Esteri ombra: è con lui che andavano a parlare gli emissari dei governi alleati quando si trattava di convincere i tedeschi a mandare i benedetti carri armati in Ucraina, è lui che tiene le fila berlinesi dei rapporti bilaterali con la Francia di Emmanuel Macron, ed è lui a ricevere capi di stato e dignitari quando Scholz non c’è. Soprattutto, è lui l’architetto dietro ai punti chiave delineati dal cancelliere nel suo celebre discorso sulla Zeitenwende, il “punto di svolta” che nelle intenzioni doveva stravolgere la politica estera e militare tedesca e cambiare profondamente il ruolo della Germania sullo scenario internazionale – farla diventare  egemone e non più riluttante. Le cose poi sono andate un po’ diversamente, ma il peso di Schmidt in tutta la vicenda non può essere sottovalutato, ed è un esempio evidente della fiducia che il cancelliere ripone su lui.

Altri due consiglieri fidatissimi hanno accompagnato Scholz durante la sua transizione dal ministero delle Finanze alla cancelleria: Rolf Bösinger e Jörg Kukies.Anche Bösinger come Schmidt è vicino a Scholz dai tempi del governo di Gerhard Schröder, in cui l’attuale cancelliere era segretario generale dell’Spd, con il  delicato compito di tenere unito il partito mentre si cercava di far approvare provvedimenti radicali come le Hartz-Reformen. Bösinger era un ingranaggio fondamentale in quel meccanismo, grazie ai preziosi rapporti coltivati nel tempo con le dirigenze locali, e la sua capacità di tastare il polso del partito rimane un asset impareggiabile. Membro del consiglio di vigilanza di Deutsche Telekom dal 2018 e attualmente sottosegretario nel ministero per l’Edilizia e gli alloggi, rimane uno dei consiglieri più ascoltati su questioni economiche e finanziarie. Lo stesso si può dire di Kukies. Ex sottosegretario alle Finanze, attualmente sottosegretario nella cancelleria per le politiche economiche e le politiche europee, è forse il principale consigliere economico di Scholz, anche grazie ai 17 anni passati a lavorare a Goldman Sachs, prima a Londra e poi a Francoforte. Con un curriculum solido – ha studiato alla Sorbona, a Harvard, a Chicago – ha anche un ottimo rapporto con alcune figure di primo piano fra i socialdemocratici, come l’ex leader Andrea Nahles. È sua la mano dietro ad alcuni dei punti cruciali del Recovery Fund approvato durante la pandemia, così come dietro lo schema di aiuti alle imprese tedesche messe in ginocchio dalle conseguenze del Covid. La competenza e l’autorevolezza di Kukies sono unanimemente riconosciuti, ma non tutti sono disposti a chiudere un occhio sull’ombra che si porta dietro: il suo possibile coinvolgimento nello scandalo Wirecard, una delle pagine più imbarazzanti della recente storia finanziaria tedesca. E’ emerso infatti che Kukies sarebbe stato molto attivo nel cercare di scongiurare il fallimento del colosso tecnologico-finanziario, arrivando addirittura a sollecitare un’ingente iniezione di capitali da parte della banca Kfw con una telefonata avvenuta soltanto due giorni prima dell’inevitabile bancarotta: una mossa difficile da difendere per chi all’epoca, nel ministero delle Finanze, era responsabile delle attività di controllo.


Per parlare ai giornalisti e all’opinione pubblica Scholz si affida a Steffen Hebestreit, portavoce ufficiale del governo. Giornalista di formazione, dopo una dozzina d’anni da corrispondente da Berlino per numerose testate tedesche – tra cui la Frankfurter Rundschau, quotidiano della sua città natale – nel 2014 è entrato nell’Spd ed è andato a fare il portavoce dell’allora segretaria del partito, Yasmin Fahimi. Un anno dopo è entrato nella squadra amburghese di Olaf Scholz e non ne è più uscito: portavoce del ministero delle Finanze fra il 2018 e il 2021, è una delle mani invisibili dietro al libro che il cancelliere ha scritto nel 2017, “Hoffnungsland. Eine neue deutsche Wirklichkeit” (“Terra di speranza. Una nuova realtà tedesca”). Insieme a Schmidt, Hebestreit rappresenta la cinghia di trasmissione mediatica di Scholz, si occupa di proteggere il cancelliere dalle domande più delicate durante interviste e conferenze stampa – è un ruolo che interpreta anche fisicamente: una volta  allontanò le telecamere della rete televisiva Ard a seguito di alcune domande un po’ troppo maliziose sulla frode fiscale CumEx, un altro scandalo finanziario che negli anni scorsi ha lambito Scholz da vicino.


In questa squadra le donne sono poche. Una però occupa un posto speciale, non nel governo – in cui non ricopre alcun ruolo – ma nella vita del cancelliere: Britta Ernst, ex assessora all’Istruzione prima nello Schleswig-Holstein e poi in Brandeburgo, da 25 anni moglie di Olaf Scholz. Anche lei esponente dell’Spd, per cui ha ricoperto diversi ruoli nei governi locali, ha sempre fatto molta attenzione a evitare ogni possibile accusa di conflitto di interessi con la carriera del marito, spostandosi in Länder lontani dal raggio d’azione di lui. Ernst non ha ruoli ministeriali o ufficiali, ma è una consigliera fidatissima e molto ascoltata. 
 

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