a washington
Trump dice ai repubblicani di non accettare accordi sui migranti e così ritarda ancora gli aiuti a Kyiv
Isolazionismo e immigrazione sono i grandi temi su cui vuole giocare la sua campagna elettorale per la Casa Bianca. E così l'ex presidente non vuole soluzioni ai problemi dell’America e del mondo
“Se i repubblicani fanno saltare tutto, Vladimir Putin vincerà la guerra e l’Europa sarà a rischio”, ha detto un senatore democratico. Da mesi a Capitol Hill si sta preparando con grande delicatezza un accordo bipartisan, un pacchetto che soddisfi tutte le parti. Dentro ci sono i 60 miliardi di aiuti per l’Ucraina chiesti da Joe Biden, oltre agli aiuti per Israele e per Taiwan. E poi, per accontentare le richieste del Partito repubblicano, sono state inserite le misure di sicurezza per il confine con il Messico (restrizioni sul diritto d’asilo e rimpatri più semplici da parte della polizia). Ma siccome isolazionismo e immigrazione sono i grandi temi su cui vuole giocare la sua campagna elettorale per la Casa Bianca, Donald Trump non vuole soluzioni ai problemi dell’America e del mondo. Così ha deciso di mettere a rischio le negoziazioni tra i senatori.
Sui social ha scritto: “Non accettate l’accordo! Sarebbe solo un regalo alla sinistra radicale democratica”. A Washington si è creato il panico: la maggior parte dei legislatori repubblicani lo teme molto.
L’ex presidente ha già promesso che “da dittatore”, all’inizio del suo eventuale prossimo mandato, farà una bella purga dentro il Partito repubblicano e non sarà per niente morbido con i traditori. Dopo la vittoria alle primarie del New Hampshire contro Nikki Haley, ha fatto circolare una mail dove dice: state attenti se donate soldi alla mia sfidante, perché mi ricorderò di voi.
Il leader dei senatori repubblicani Mitch McConnell ha detto che continuerà ad andare avanti con le negoziazioni nonostante l’interferenza ma, in privato, ha anche spiegato che si dovrà trovare un nuovo terreno per arrivare a un accordo, dato che non avrebbe intenzione di danneggiare un candidato del suo partito. Dopo le frasi di Trump molti senatori hanno iniziato a chiedersi: “Perché dovrei aiutare elettoralmente Biden migliorando la situazione del paese?”. E il problema si ripeterà dopo che il pacchetto arriverà alla Camera, dove i repubblicani hanno la maggioranza. L’ex candidato presidenziale e senatore repubblicano Mitt Romney ha criticato Trump, dicendo che è “spaventoso” che non voglia che la crisi dei migranti si risolva ora, “così potrà prendersi il merito di averla risolta lui dopo”. Trump vuole sfruttare i fallimenti di Biden, a costo di peggiorare la situazione al confine. Nel 2016 dopotutto aveva vinto anche grazie allo slogan “Costruiamo il muro!”, e la situazione immigrazione lo sta aiutando nei suoi comizi, dove spaventa le folle con l’idea di “un’invasione” e dove dice che quando tornerà alla Casa Bianca manderà tutti a casa. E poi ogni occasione è buona per attaccare Haley – superstite delle primarie di partito e favorevole ad aiutare Kyiv – accusandola di essere una guerrafondaia. “E’ una globalista, adora il globo”, ha detto Trump. I diecimila attraversamenti al giorno dal Messico e l’immagine dei democratici altruisti e spendaccioni, che si interessano più all’Ucraina che all’America, fanno comodo alla campagna trumpiana. Molte volte i suoi deputati hanno detto: “Basta aiutare Zelensky, aiutiamo prima gli americani”. Secondo alcuni McConnell starebbe provando a staccare gli aiuti all’Ucraina dal pacchetto, in modo che si possa votare indipendentemente almeno su quello. La Casa Bianca non può mandare ulteriori aiuti senza l’approvazione del Congresso e sta cercando di spiegare al mondo Maga quanto sia necessario aiutare Kyiv. Senza i soldi degli Stati Uniti la resistenza ucraina è seriamente minacciata, e ogni giorno che passa diventa più difficile provare a fermare l’invasione russa. “Se fossi presidente risolverei quella guerra in un giorno, in 24 ore”, ha detto Trump del conflitto. Zelensky ha risposto che sono dichiarazioni “molto pericolose” e ha invitato l’ex presidente ad andare in Ucraina perché possa condividere con lui delle idee su come far finire la guerra, se ce le ha.
L’accordo in Senato è ancora possibile. Ma l’interferenza di Trump, che non ha al momento alcuna carica pubblica, non solo sfascia settimane di negoziazioni tra i vari legislatori, non solo mostra la sottomissione repubblicana al populismo autocratico di un ex presidente accusato di insurrezione, ma ha un effetto immediato sullo scenario geopolitico e sulla vita degli ucraini bombardati. Sicuramente è un aiuto a Putin, che Trump non si vergognò di chiamare “genio” pochi giorni dopo l’invasione.