l'intervista
“L'Onu è complice del pogrom”, dice Yossi Klein Halevi
"Non puoi lavorare in modo indipendente a Gaza. Li avevamo avvertiti". L'intellettuale israelo-americano di Gerusalemme commenta lo scandalo dell’Unrwa
Secondo i rapporti di intelligence esaminati dal Wall Street Journal, non solo dodici dipendenti dell’Onu avrebbero preso parte all’attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre, ma il dieci per cento di tutto il personale Onu di Gaza avrebbe legami con gruppi terroristici. Dei dodici dipendenti dell’Unrwa collegati agli attacchi, sette sono insegnanti. 1.200 dei 12 mila dipendenti dell’Unrwa a Gaza hanno legami con Hamas o con il Jihad islamico palestinese. Il 23 per cento dei dipendenti maschi dell’Unrwa ha legami con Hamas, una percentuale superiore alla media del 15 per cento per i maschi adulti a Gaza, indicando una maggiore politicizzazione dell’agenzia rispetto alla popolazione totale. La metà di tutti i dipendenti dell’Unrwa avrebbe parenti stretti che hanno legami con i gruppi terroristici. I rapporti di intelligence del 7 ottobre visionati dal Journal identificano un insegnante dell’Unrwa che è anche un comandante di Hamas e ha preso parte all’assalto del kibbutz Be’eri, dove 97 persone sono state uccise e 26 sono state prese in ostaggio. “Non mi ha sorpreso, tutti qui sapevano che Hamas e Unrwa sono la stessa cosa”, dice al Foglio Yossi Klein Halevi, intellettuale israelo-americano di Gerusalemme.
“Non puoi lavorare in modo indipendente a Gaza”, continua Klein Halevi. “Hamas controlla tutto, dai curricula nelle scuole fino alla partecipazione attiva nel terrorismo. Sono sorpreso solo di una cosa: la sorpresa della comunità internazionale. Non sapevano cosa succedeva a Gaza? Li avevamo avvertiti. L’Onu a Gaza avvelenava generazione dopo generazione. Pochi se ne sono curati e c’è voluta una atrocità con il coinvolgimento dell’Onu per costringerli a vedere in faccia il mostro che avevano loro stessi creato. Non sono poche mele marce, l’albero è marcio. L’albero è malato”.
Gerald Steinberg, presidente del think tank Ngo Monitor con sede a Gerusalemme, ha descritto il definanziamento dell’Unrwa come “senza precedenti”. “Abbiamo visto casi in cui gli Stati Uniti e le amministrazioni repubblicane hanno congelato i finanziamenti. Ma ora è un’amministrazione democratica che ha congelato i finanziamenti. Le prove sono state molto chiare: è qualcosa che i paesi hanno ignorato per molti anni, ma ora, a causa del collegamento diretto con la brutalità del 7 ottobre, si riconosce che l’Unrwa non può continuare a funzionare come è stato fino a ora”. Israele va difeso non solo da Hamas e Hezbollah, ma anche da pezzi dell’occidente? “Lo scandalo Unrwa, il processo a Israele per genocidio alla corte dell’Onu all’Aia, il silenzio di organismi come UN Women sugli stupri di Hamas… Israele non sta affrontando solo gruppi genocidari ai confini, ma anche l’assalto da parte di un pezzo d’occidente, che sta dando legittimità e copertura morale agli assassini. In questo senso, la complicità dell’Onu nel 7 ottobre è una metafora”. Di tutto il linguaggio distorto e gli epiteti emersi dopo il 7 ottobre, “ritrovarsi accusati di genocidio dopo aver vissuto una esperienza di genocidio è profondamente disorientante e non so più in che mondo sto vivendo”. Evocare il genocidio è la disumanizzazione definitiva. “E’ il motivo per cui la gente strappa i manifesti degli israeliani rapiti”, spiega Klein Halevi. “Vedere foto di bambini rapiti è una minaccia a una visione del mondo in cui non può esserci spazio per la legittimità di Israele”.
Lo scrisse già il filosofo Vladimir Jankélévitch nel 1971: “E se gli ebrei fossero nazisti? Sarebbe meraviglioso. Non sarebbe più necessario compatirli; avrebbero meritato il loro destino”. Meriterebbero anche un mini genocidio sotto l’egida del Palazzo di vetro.
Dalle piazze ai palazzi