Gabriel Attal davanti all'Assemblea Nazionale - foto Ansa

All'Assemblée Nationale

Gabriel Attal promette di alleggerire la Francia, dalla scuola all'agricoltura

Mauro Zanon

Il battesimo istituzionale del nuovo primo ministro francese di fronte al Parlamento: "L’essenza stessa di ogni società umana è quella di affrontare il futuro che la attende", ha detto ai deputati. E poi l'attacco al Rassemblement national, l'eterno "capro espiatorio"

Parigi. I primi annunci, Gabriel Attal, li ha fatti venerdì scorso, recandosi in uno dei blocchi stradali simbolo della rivolta degli agricoltori, quello sull’autostrada A64, e ottenendo da parte di uno dei leader del movimento, Jérôme Bayle, un allentamento provvisorio della protesta. Ma il vero battesimo istituzionale per il nuovo primo ministro francese, 34 anni, è arrivato ieri con il discorso di politica generale all’Assemblea nazionale. “L’essenza stessa di ogni società umana è quella di affrontare il futuro che la attende”, ha esordito Attal davanti ai deputati, perché “una società non perde mai la strada quando cerca di andare avanti”, ha continuato, facendo riferimento ai dubbi che i francesi hanno quotidianamente, “dubbi sul modello sociale, sui servizi pubblici, sul futuro del pianeta”. “La nostra responsabilità è quella di trarre da noi stessi la forza di identificare tutte le risorse necessarie per superare questi dubbi”, ha sottolineato Attal, prima di aggiungere: “Non siamo un paese qualsiasi. La Francia non sarà, non è e non è mai stata una nazione che subisce. La Francia è un punto di riferimento, un ideale, un patrimonio morale, un modello sociale protettivo invidiato in tutto il mondo”. Elencando i temi di preoccupazione “in un mondo in cui tutto sta accelerando”, il riscaldamento globale, la crisi energetica, le guerre in Ucraina e in medio oriente, ha assicurato che “la Francia ha il suo posto da occupare, la sua voce da far sentire, la sua unicità da imporre”. Il volontarismo mostrato ieri da Attal combacia con quello del presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, che a Matignon aveva bisogno di uno come lui, che parlasse la sua stessa lingua e avesse la sua stessa energia, dopo due anni di piccole e grandi incomprensioni con una brava esecutrice come Elisabeth Borne, ma priva di afflato lirico.

 

 

“La nostra promessa ai francesi è chiara: vogliamo riprendere in mano il nostro destino”, ha proseguito il premier, evocando “un bilancio solido e tangibile” da quando Macron è salito all’Eliseo. “Nel 2017, la sovranità della Francia era impensabile. Ma abbiamo agito e intrapreso azioni risolute con il ritorno dell’industria sul nostro suolo. Ora ci sono più fabbriche che aprono che fabbriche che chiudono. E questo non accadeva da trent’anni. Il nostro tasso di disoccupazione è sceso a un livello che non si vedeva da venticinque anni”, ha dichiarato Attal, mandando un messaggio agli agricoltori in rivolta: “La nostra agricoltura è un motivo di orgoglio, una delle basi della nostra identità, con valori fondamentali: il valore del lavoro, dello sforzo e della libertà imprenditoriale. C’è e ci deve essere un’eccezione agricola francese”.
 

Due delle parole più usate ieri da Attal sono state “semplificazione” e “alleggerimento”, in riferimento alla burocrazia e alle innumerevoli norme che appesantiscono la macchina statale francese e rallentano le attività delle piccole e medie imprese (una delle rivendicazioni degli agricoltori è proprio quella di snellire le regole burocratiche che ostacolano la loro categoria). Il premier ed ex ministro dell’Istruzione ha ricordato in seguito che la scuola sarà la “madre di tutte le battaglie” durante il suo mandato, che lavorerà affinché torni a essere una “scuola del sapere, una scuola dell’esigenza”, e non una “scuola del passaggio automatico, dove si scivola di classe in classe”, confermando inoltre una promessa di campagna di Macron: il lancio dei “lavori” in vista di una generalizzazione del servizio nazionale universale “a partire dalla rentrée 2026”. “Il nostro riarmo civico significa rafforzare l’unità repubblicana dei nostri giovani. Significa permettere a tutti i giovani francesi di diventare parte della nazione”. Rivendicando, infine, di essere “a capo di un governo favorevole all’energia nucleare”, ha spiegato che “è grazie al nucleare che possiamo garantire i migliori prezzi ai francesi, e continueremo a sviluppare le energie rinnovabili”, annunciando la creazione di un “servizio civico ecologico che riunirà 50mila giovani pronti a impegnarsi per il clima” entro il 2027. La chiusura è stata sull’Europa e contro il Rassemblement national che la considera “un eterno capro espiatorio”: “Meno Europa significa una Francia meno potente. Coloro che sostengono la fine dell’applicazione dei trattati sono sostenitori di una Frexit mascherata che indebolirebbe la Francia”.

 

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