L'editoriale del direttore
Il giusto processo all'Onu che delegittima Israele legittimando i suoi nemici
Il Congresso schiaffeggia l’Onu per le ambiguità su Hamas. Ma l’antisemitismo di alcuni dipendenti dell’Unrwa non è casuale: è un metodo. È ora di unire i puntini
Free Gaza from Hamas: che ci vuole a dirlo? L’Unrwa ormai avete imparato purtroppo a conoscerla: è l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente. Negli ultimi giorni, lo sapete, l’Unrwa è finita al centro di uno scandalo internazionale per la presenza tra le sue unità di un numero importante di dipendenti che ha avuto un ruolo durante l’attacco del 7 ottobre in Israele. L’intelligence israeliana, due giorni fa, ha raccontato con esempi circostanziati che il personale dell’Unrwa che avrebbe legami con Hamas e il Jihad islamico si aggirerebbe intorno al dieci per cento totale dei dipendenti (su 13 mila dipendenti totali fa un numero importante). E il caso dell’Unrwa ieri è stato portato al Congresso degli Stati Uniti con lo scopo di ragionare non solo sul modo in cui l’agenzia delle Nazioni Unite ha fatto poco per non farsi penetrare dagli amici dei terroristi ma anche sul modo in cui le Nazioni Unite da molti anni giocano una partita sporca con tutto ciò che rappresenta Israele.
Hillel Neuer, avvocato internazionale, diplomatico, attivista e direttore esecutivo di Un Watch, una ong che monitora da anni la leggerezza con cui le Nazioni Unite affrontano il tema della difesa di Israele, ieri ha depositato al Congresso americano una memoria di cinque pagine ricca di spunti di riflessione. Spunti utili a mettere a fuoco il grande tema rimosso quando si parla di Onu: non sono mele marce, ma è un metodo. Hillel Neuer, prima di arrivare alla ciccia del suo ragionamento, ricorda la storia dei tunnel di Hamas scoperti accanto o sotto le scuole dell’Unrwa, nella Striscia. Ricorda la storia degli account dei dipendenti dell’Unrwa che esplicitamente hanno sostenuto in questi mesi il terrorismo. Ricorda la storia di un ostaggio liberato che era tenuto nascosto in una soffitta dell’Unrwa.
Ricorda quante scuole sono state utilizzate come piattaforme di lancio dei razzi. E ricorda quanti insegnanti presenti all’interno delle scuole dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione, che gestisce servizi educativi e sociali per i palestinesi, hanno invitato in questi anni con una certa regolarità a uccidere gli ebrei creando materiale didattico che glorificava il terrorismo, incoraggiava il martirio, demonizzava gli israeliani e incitava all’antisemitismo. Si potrebbe dire che sono solo mele marce, che sono solo casi isolati all’interno di un oceano di grande impegno a difesa di Israele, ma la storia purtroppo ci insegna che “il film horror”, come dice Hillel Neuer, è in lavorazione da decenni, è stato coprodotto da tutti i paesi che hanno finanziato con spensieratezza la Unrwa (nel 2022 ha ricevuto 344 milioni di dollari dagli Stati Uniti, 114 milioni di dollari dalla Commissione europea e 21 milioni di dollari dal Regno Unito) e che si sono rifiutati, tappandosi gli occhi, di farsi delle domande semplici.
Come si può chiedere che le Nazioni Unite svolgano un ruolo neutrale, nel conflitto in medio oriente, quando sono le stesse Nazioni Unite a non riconoscere Hamas, il Jihad islamico, Hezbollah e il Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp) come gruppi terroristici, anche se ciascuno di essi è designato dagli Stati Uniti come organizzazione terroristica straniera? Come si può fischiettare di fronte al fatto che la relatrice speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani dei palestinesi, Francesca Albanese, abbia scritto, nell’indifferenza generale, che: “L’America è soggiogata dalla lobby ebraica”? E come si fa a considerare la presenza di dipendenti delle Nazioni Unite che elogiano i “santi guerrieri” di Hamas, che pregano perché vengano uccisi gli israeliani, “uccideteli uno per uno”, “non lasciate nessuno di loro”, “giustiziate il colono in diretta”, che insegnano agli studenti ad ammirare gli assassini terroristi, a odiare i soldati israeliani e che nei campi estivi “offrono ai bambini di Gaza un addestramento paramilitare per future guerre contro gli ebrei”, come qualcosa di incompatibile con un’organizzazione come le Nazioni Unite il cui Consiglio per i diritti umani ha trasformato in un bersaglio l’unica democrazia del medio oriente, la cui Assemblea generale adotta regolarmente un numero di risoluzioni contro Israele che supera quelle adottate contro tutti gli altri paesi del mondo messi insieme, che chiude gli occhi sugli orrori commessi da teocrazie fondamentaliste al punto da premiare paesi come l’Iran affidando loro la presidenza del Forum sui diritti umani delle Nazioni Unite? La ragione per cui l’occidente, fino a oggi, non ha mai riconosciuto la corruzione morale dell’Unrwa, e dell’Onu, di fronte a Israele risiede, ha scritto ieri il Times di Londra, “nella sua profonda fiducia nella bontà delle istituzioni transnazionali, che si ritiene incarnino l’ideale della fratellanza umana”.
Più semplicemente, un’organizzazione che non ha il coraggio di pronunciare le quattro parole con cui sabato scorso a Milano un ragazzo di venticinque anni ha mandato in tilt i manifestanti per la Palestina libera è un’organizzazione che su Israele ha scelto da tempo da che parte stare: dalla parte di chi ogni giorno delegittima Israele legittimando i suoi nemici. Non sono mele marce. È un metodo. Free Gaza from Hamas: che ci vuole a dirlo?