guerre globali

Budanov fino al Sudan. L'intelligence ucraina è in Africa a caccia di informazioni e miliziani russi

Cecilia Sala

Nel paese africano c’è una filiale della guerra tra i servizi segreti di Kyiv e di Mosca. Vecchi nemici e nuove alleanze

Un filmato girato di recente in una località segreta in Sudan mostra due agenti dei servizi segreti militari ucraini (Gur) diretti dal generale Kyrylo Budanov. Fanno parte dell’unità Timur, indossano le divise militari sabbiate, uno è inginocchiato e uno è in piedi, insieme interrogano tre prigionieri bendati: il primo è un mercenario russo della Wagner e gli altri due sono mercenari africani. Nel video un combattente pagato da Mosca ammette che l’obiettivo del suo gruppo – che è composto da un centinaio di uomini ed è arrivato in jeep dalla Repubblica centrafricana – è rovesciare il governo locale. Cioè supportare il leader dei paramilitari sudanesi, il generale Hemedti, che il 15 aprile del 2023 ha dato inizio alla guerra in Sudan

  

Il filmato pubblicato in esclusiva dal Kyiv Post non è la prima prova della presenza ucraina in Sudan. Alla fine di settembre erano circolati video girati di notte con le telecamere termiche in cui comparivano alcuni uomini in movimento con un equipaggiamento da forze speciali sofisticato e molto insolito per i soldati sudanesi. In altri filmati dello stesso periodo si vedevano gli strike con i droni contro le Forze di supporto rapido del generale Hemedti e le scritte in basso a sinistra sul monitor dei piloti non erano in arabo – la lingua parlata dalla maggioranza dei sudanesi – ma in cirillico. A pochi giorni di distanza il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva incontrato fugacemente il generale Abdel Fattah al-Burhan – il presidente de facto del Sudan e il capo delle Forze armate regolari a cui Hemedti fa la guerra – all’aeroporto di Shannon, in Irlanda. Era stato lo stesso Zelensky a raccontare il colloquio sul suo canale Telegram: “Abbiamo discusso delle nostre sfide comuni alla sicurezza, mi riferisco a quelle poste dalle attività dei gruppi armati illegali finanziati dalla Russia”. E il presidente ucraino aveva ringraziato il Sudan, “che in questo momento è nel mezzo di una guerra civile mortale”, per il suo sostegno “all’integrità territoriale” dell’Ucraina.

 

Evgeni Prigozhin, prima di esplodere in volo, aveva costruito un ottimo rapporto di affari con il generale Hemedti, che controlla le miniere sudanesi di oro e che vendeva al russo il metallo prezioso. Il capo della Wagner aveva anche spedito i propri istruttori nel paese africano a insegnare ai paramilitari locali delle Forze di supporto rapido come pilotare gli elicotteri. Nella guerra in Sudan  i  combattenti di Hemedti avanzano   sparando missili terra-aria di fabbricazione russa contro le truppe regolari del generale Burhan. Da quando Prigozhin è morto le operazioni della Wagner viste dal campo – dall’Africa – non sono cambiate  molto, soltanto che al vertice della catena di comando ora ci sono i servizi segreti militari russi  (Gru) e in particolare il generale Andrei Averyanov, che ha  ereditato la gestione dell’impero del capo della Wagner in Africa. Oggi in Sudan c’è una filiale della guerra nascosta tra i servizi segreti militari russi e ucraini. 

 

All’inizio di gennaio, per il compleanno del generale Budanov, alcuni militari dell’esercito regolare sudanese si erano ripresi mentre un gruppo di loro teneva in alto la bandiera del Sudan e un altro gruppo di fianco reggeva un grande poster con stampato sopra il volto del generale ucraino – poi avevano postato il video di auguri online. Per Budanov e per Kyiv anche l’Africa è un terreno dove catturare russi per recuperare informazioni e dove portare avanti la guerra di nervi contro il Cremlino, la stessa condotta con le incursioni oltreconfine a Belgorod, con i droni su Mosca e contro la città di Putin, San Pietroburgo, e con i droni navali autoprodotti sparati contro le navi russe nel Mar Nero. E’ la branca della resistenza ucraina all’invasione appaltata interamente al capo dell’intelligence militare e l’unica che può continuare a produrre risultati  mentre sulla linea del fronte c’è uno stallo. 

 

E’ una guerra semi segreta che si intreccia a quella sudanese, in cui secondo gli esperti delle Nazioni Unite le milizie di Hemedti e quelle tribali loro alleate hanno ucciso tra le dieci e le quindicimila persone in poco più di due mesi  soltanto in una città del Darfur, nel sud-ovest del paese. Notizie più  precise di quella strage ci sono arrivate con circa sei mesi di ritardo e ieri mattina è finito un nuovo black out della connessione internet e della rete telefonica nel paese. Come durante il massacro di manifestanti nella capitale del 2021, come durante l’ultimo massacro in Darfur: quando sparisce la rete è una cattiva notizia – di solito significa che i  combattenti hanno spento l’interruttore per compiere nuove stragi inosservati e indisturbati.

Di più su questi argomenti: