l'incidente
È morto l'ex presidente del Cile Sebastián Piñera: guidava un elicottero che è precipitato
L'uomo più ricco del paese, era stato definito il Berlusconi cileno per il suo passaggio dagli affari alla politica. Ha guidato il paese per due mandati. L'incidente a Lago Ranco con la sua famiglia
Presidente del Cile dal 2010 al 2014 e poi di nuovo dal 2018 al 2022, Sebastián Piñera Echenique è morto nella caduta di un elicottero che lui stesso stava pilotando. Figlio di un esponente democristiano che era stato ambasciatore in Belgio e all’Onu, fratello dell’economista José Piñera autore della famosa riforma pensionistica del regime di Pinochet, grazie alla propria capacità in Borsa era riuscito a diventare l’uomo più ricco del paese. Nel 2017 Forbes gli aveva stimato una fortuna da 2,7 miliardi di dollari, estesa dalle aviolinee al calcio, alle carte di credito e ai supermercati. Per questo passaggio dagli affari alla politica era stato definito “il Berlusconi cileno”.
Piñera, 74 anni, aveva una casa in riva al Lago Ranco, e lì stava trascorrendo le vacanze assieme a sua moglie Cecilia Morel e ad alcuni dei loro quattro figli e nove nipoti. Nell’elicottero c’erano sua sorella Magdalena Piñera, l'imprenditore Ignacio Guerrero e suo figlio. Venivano dalla casa dell'imprenditore José Cox, situata in un altro settore del Lago Ranco. Secondo le ricostruzioni, avrebbe commesso l’imprudenza di decollare nel mezzo di una giornata di pioggia e nebbia, che ne hanno provocato la caduta nel lago in capo a pochi minuti: alle 15,30 locali, le 19,30 italiane. Gli altri passeggeri si sono salvati a nuoto, ma l’ex-presidente non avrebbe fatto in tempo a togliersi la cintura di sicurezza. È dovuta intervenire la Marina per recuperare il corpo in profondità.
Piñera era anche il leader che era riuscito a riportare completamente la destra già pinochettista nel gioco democratico. “In questi ultimi minuti ho comunicato con gli ex presidenti Frei, Lagos e Bachelet, e tutti si rammaricano profondamente della dipartita dell'ex presidente Piñera e farà tutto il possibile per partecipare al suo funerale”, ha dichiarato il presidente Gabriel Boric, proveniente dall’estrema sinistra. Un “democratico della prima ora” che “ha contribuito, con la sua visione, a costruire grandi accordi per il bene del paese” e “ha cercato sinceramente ciò che credeva fosse meglio per il paese”, lo ha ricordato in un messaggio a reti unificate.
“Avrà tutti gli onori e i riconoscimenti repubblicani che merita”, ha aggiunto il ministro dell’Interno Carolina Tohá, figlia di una vittima del regime militare: “Il presidente Boric ha dato ordine che si svolgano i funerali di stato e che venga dichiarato il lutto nazionale”.
“Siamo tutti in Cile e dobbiamo sognarlo, disegnarlo e costruirlo insieme”, aveva detto Piñera assumendo il suo secondo mandato presidenziale l’11 marzo 2018. Anche l’ex-presidente Michelle Bachelet, che lo aveva sconfitto al ballottaggio nel 2006, i cui due suoi mandati erano venuti prima e dopo il suo primo mandato, e che è a sua volta figlia di una vittima del regime militare, si è detta “profondamente dispiaciuta per la morte dell’ex presidente Sebastián Piñera. In questi tempi difficili, le mie condoglianze alla sua famiglia, ai suoi amici e ai suoi cari, a Renovación Nacional (il suo partito) e a tutti i cileni che soffrono oggi per la sua perdita. Ho sempre apprezzato l'impegno dell'ex presidente Piñera nei confronti del nostro paese e della democrazia, così come il suo instancabile lavoro e servizio alla nazione. Possa riposare in pace”.
A Santiago, decine di cileni sono venuti a lasciare fiori, messaggi e accendere candele in ricordo dell'ex presidente. Dopo le 21,30 ora locale, l'account della rete sociale X dell'ex presidente Piñera ha pubblicato un messaggio accorato: “Grazie eternamente, Presidente. Grazie per il tuo amore infinito per il Cile e il suo popolo, per il tuo eterno rispetto, difesa e convinzione nella democrazia e nella nostra Repubblica. Il suo ricordo vivrà per sempre in tutti noi che lo abbiamo conosciuto e che abbiamo avuto l'onore di servire il Cile al suo fianco, e in ogni uomo e donna cileni per i quali ha lavorato instancabilmente. Possa riposare in pace, caro Presidente”. Il messaggio era accompagnato da una foto dell’ex presidente, insieme alla frase: “Partiamo con la gioia di aver compiuto il nostro dovere”.
Nato il 1 dicembre 1949 a Santiago del Cile, era padre di quattro figli. Laureato presso la Facoltà di Economia della Pontificia Universidad Católica de Chile, aveva conseguito un dottorato presso l'Università di Harvard e ha iniziato a lavorare come consulente in istituzioni come la Banca interamericana di sviluppo e la Banca Mondiale. Nel 1978 aveva assunto la direzione generale del Banco de Talca, carica poi lasciata nel 1980.
Nel 1988 aveva non solo votato no al referendum voluto da Pinochet, ma aveva anche contribuito a finanziare la vittoriosa campagna dell’opposizione. Dopo la transizione alla democrazia puntò però a diventare leader della destra, ricostruendola in modo da poter fare da alternativa affidabile alla coalizione di centro-sinistra. Un messaggio subliminale importante era stato quello di affidare i suo jingle elettorali a strumenti andini come charangos, quenas e sikus: in Cile tradizionalmente associati a una “musica di sinistra” stile Inti Illimani, appunto come segnale di riappacificazione nazionale. Nel suo programma, accanto a privatizzazioni e difesa dell’ortodossia economica, aveva inserito punti di sapore “progressista” come la priorità alle energie rinnovabili, una riconoscimento per coppie omosessuali e l’estensione del congedo pagato alle madri dai tre a sei mesi dopo il parto; nella sua coalizione aveva incluso ex-oppositori di Pinochet. Per risolvere il conflitto di interessi aveva venduto alcune società e ceduto altre in fidecommesso cieco volontario a istituzioni finanziarie di stato.
Durante i suoi due mandati, Piñera ha dovuto affrontare sfide significative, tra cui la crisi sociale dell’ottobre 2019, che ha ridotto il suo indice di gradimento fino a un 6 per cento che è il livello più basso mai registrato per un presidente in Cile. Tuttavia, la sua gestione è stata riconosciuta anche per le risposte efficaci a emergenze come il salvataggio dei 33 minatori rimasti intrappolati nella miniera di San José, la ricostruzione post-terremoto del 2010 e la gestione durante la pandemia di Covid-19. Apprezzate anche le sue politiche per lo sport e la salute. In risposta alle proteste studentesche del 2011 aumentò sussidi scolastici borse di studio. Seguendo la linea dei suoi predecessori, Piñera ha firmato accordi di libero scambio con Malaysia, Vietnam, Hong Kong e Thailandia, e ha intensificato quelli esistenti con Cina ed Europa. Allo stesso tempo, ha partecipato insieme a Messico, Colombia e Perù alla creazione dell’Alleanza del Pacifico.
Tra la quantità di leader stranieri che stanno esprimendo apprezzamento per la sua figura spicca Evo Morales: un personaggio di estrema sinistra in questo momento impegnato nel promuovere una sollevazione di blocchi stradali contro un presidente con cui ha rotto dopo che era stato il suo ministro dell’Economia e delfino, ma che ha ricordato commosso l’opera congiunta con Piñera per salvare i minatori e anche le partite di calcio fatte assieme: “Abbiamo lavorato gomito a gomito”.
Dalle piazze ai palazzi