una mappa cronologica
Quando sono iniziate le proteste dei trattori in Unione europea
Dalle prime manifestazioni in Polonia dopo l'inizio della guerra della Russia contro l'Ucraina alla marcia degli agricoltori verso Roma. Tutte le volte in cui Bruxelles e i governi dell'Ue si sono piegati alle richieste "simil ricatto" dei contadini
Nelle ultime settimane gli agricoltori hanno organizzato proteste in tutta Europa portando i loro trattori a bloccare strade e porti delle principali città europee. Le manifestazioni sono unite dalla rabbia nei confronti delle politiche economiche e ambientali dell’Unione europea, alcune sono lamentele comuni come l’aumento dei prezzi dell’energia e della produzione, altre variano da paese a paese. Gli agricoltori, soprattutto dopo l’inizio della guerra della Russia in Ucraina, accusano l’aumento dei costi dell’energia, dei fertilizzanti e dei trasporti: proprio per questo motivo le prime proteste con i trattori si erano verificate già un anno fa in Europa orientale, soprattutto in Polonia, Romania e Bulgaria contro l’impatto delle importazioni ucraine a basso costo. E come in questi giorni, già allora il governo europeo si era piegato alle richieste “simil ricatto” degli agricoltori. Su Euporn Paola Peduzzi e Micol Flammini avevano raccontato come la presidente della Commissione aveva offerto a Bulgaria, Ungheria, Polonia, Romania e Slovacchia un premio di 100 milioni di euro di aiuti aggiuntivi per gli agricoltori e misure di salvaguardia d’emergenza per impedire che il grano ucraino venisse venduto nei loro mercati.
Polonia
Ad aprile scorso gli agricoltori polacchi sono stati i primi a scendere in piazza e a bloccare i valichi di frontiera. Avevamo raccontato come il limite alla solidarietà della Polonia nei confronti dell’Ucraina fossero gli interessi degli agricoltori polacchi: a settembre Polonia, Ungheria e Slovacchia si erano rifiutate di eliminare i divieti di importazione di grano ucraino dopo che la Commissione europea ha scelto di non rinnovarli. Il primo ministro polacco Donald Tusk, in continuità con il governo precedente, ha adottato una linea di difesa degli agricoltori e dei trasportatori polacchi che vogliono mantenere il divieto di importazione, in particolare di grano, e che da novembre bloccano i valichi di frontiera con l’Ucraina, ma nonostante ciò gli agricoltori polacchi continuano a protestare con i loro trattori. La scorsa settimana una manifestazione è stata organizzata dalla sezione degli imprenditori agricoli di Solidarność.
Germania
A inizio di quest'anno le proteste sono arrivate anche in Germania, questa volta contro i tagli governativi ai sussidi per il gasolio: abbiamo raccontato il dente avvelenato dei contadini tedeschi contro il vicecancelliere tedesco Robert Habeck e il suo partito. I Verdi sono i sostenitori dei tagli alle sovvenzioni pubbliche, per esempio, all’uso di diesel nelle aziende agricole. Centinaia di trattori hanno sfilato per il centro di Berlino arrivando fino sotto alla Porta di Brandeburgo in una manifestazione “alla francese”. I principali blocchi stradali si sono estesi in tutte le città da est a ovest, tra cui Amburgo, Colonia, Brema, Norimberga e Monaco – con fino a 2.000 trattori registrati per ogni protesta. L’8 gennaio, nonostante le temperature gelide, gli agricoltori avevano bloccato le strade di diverse regione della Germania settentrionale e orientale, e nello stato tedesco nord-orientale del Meclemburgo-Pomerania occidentale avevano bloccato tutti gli ingressi autostradali con centinaia di trattori. Dopo le proteste, Berlino ha parzialmente fatto marcia indietro sui suoi piani di taglio dei sussidi per il diesel.
Francia
Le contestazioni degli agricoltori francesi sono invece soprattutto contro gli accordi di libero scambio: nelle scorse settimane hanno bloccato le principali autostrade che portano a Parigi e alle città di Lione e Tolosa, mentre mercoledì scorso sono state arrestate 91 persone per aver ostacolato il traffico vicino al mercato di Rungis, a sud di Parigi. Il governo francese si è così trovato ad annunciare una serie di misure per gli agricoltori e il nuovo primo ministro Gabriel Attal si è impegnato a salvaguardare la “sovranità alimentare” affermando che la Francia aumenterà i controlli sulle importazioni di prodotti alimentari “che non rispettano le nostre regole a livello europeo e francese”, nel tentativo di proteggere gli agricoltori dalla concorrenza sleale. Il presidente Macron, preoccupato dalla nuova ondata di rivolte nel paese, ha così scelto di non sfidare il popolo dei trattori, assecondando alcune richieste degli agricoltori e scegliendo di non ingaggiare con i gilet verdi lo stesso duello ingaggiato anni fa con i gilet gialli.
Belgio
Giovedì scorso, mentre si svolgeva il vertice straordinario del Consiglio europeo che ha trovato un accordo unanime per sbloccare gli aiuti economici da 50 miliardi di euro per l’Ucraina, le proteste sono arrivate degli agricoltori sono arrivate anche a Bruxelles: oltre 1.300 trattori hanno bloccato il passaggio alle auto blu dei leader che cercavano di raggiungere il vertice. Petardi, fumogeni, barricate e tante casse di birra hanno trasformato la piazza antistante all’Eurocamera in un campo di battaglia.
Ursula von der Leyen ha infine deciso di capitolare, ha proposto una serie di regali al settore agricolo per cercare di calmare la collera rurale, anche a costo di sacrificare l’Ucraina e il Green deal, che a parole rientrano tra le principali priorità dell’Unione europea. La Commissione europea ha offerto un’esenzione agli agricoltori dell’Ue dall’obbligo di mantenere una quota minima delle loro terre a riposo, consentendo loro di mantenere i pagamenti di sostegno associati. La Commissione ha inoltre affermato che estenderà la sospensione dei dazi all’importazione sulle esportazioni ucraine per un altro anno, fino a giugno 2025. David Carretta scrive sul Foglio che gli agricoltori sono per l’Unione europea ciò che i tassisti sono per l’Italia. Che si tratti dell’Ue geopolitica, del sostegno “incrollabile” all’Ucraina o della sostenibilità degli ecosistemi, nulla conta più della collera rurale. Ancor più se gli agricoltori assediano Parigi e bloccano le strade di mezza Europa.
Le proteste dei trattori sono arrivate anche in Grecia, Spagna, Portogallo, e nei prossimi giorni dovrebbero arrivare anche a Roma: nella mattinata di lunedì 5 febbraio un corteo di circa 250 mezzi agricoli è partito dalla zona del casello Valdichiana dell'A1, in provincia di Arezzo in Toscana, e sfilerà lungo tutta la Cassia con l'obiettivo di entrare nella capitale.