l'accordo
La forza reale di Hamas e la forza percepita
I leader sono al Cairo, ma qual è il vero peso negoziale del gruppo? Indiscrezioni sulla sua tenuta nella Striscia di Gaza e storia di una finzione
Una delegazione di Hamas, guidata da Ismail Haniyeh, è arrivata al Cairo, si continua a negoziare per la liberazione dei 136 ostaggi che vivi o morti sono intrappolati nella Striscia. Durante i colloqui, quel che conta è il peso negoziale, che non sempre è reale, a volte è percepito. Ottiene di più chi è in una posizione di forza, vera o presunta. Hamas ha dimostrato finora di essere molto abile nella propaganda, Israele meno, spesso, se interrogati sul perché non ci sia neppure lo sforzo di migliorare la comunicazione, i funzionari israeliani danno due tipi di risposte. La prima è che non sono interessati: tanto non sarebbero creduti. La seconda è che sono talmente in ritardo nello sviluppare una strategia, che non possono perdere tempo a recuperare ora. Nonostante le risposte poco incoraggianti, il governo israeliano sa bene di avere un problema comunicativo. Hamas, al contrario, sa di essere molto bravo, nella brutalità per aizzare i suoi sostenitori e nella capacità di convincere l’opinione pubblica internazionale mal informata di quanto la sua sia una battaglia di resistenza. Al tavolo dei negoziati, Hamas vuole far credere di essere più forte di quanto non sia, di essere ancora in forma dopo una resistenza senza quartiere dentro alla Striscia, di essere imprendibile e anche capace di rispuntare a piacimento nei territori in cui Israele dice di aver assunto il controllo. Le brigate di Hamas sono in grado di farlo, non tutti i tunnel sono stati distrutti né identificati, ma riescono a condurre azioni dimostrative, a volte mortali, che poco incidono con l’andamento della guerra, ma sono molto visibili dal punto di vista della comunicazione. Hamas fornisce tramite il ministero della Salute di Gaza i numeri delle vittime dei bombardamenti israeliani, sono più di ventisettemila. Una cifra terribile, che probabilmente non si allontana molto da quella reale e che evidenzia il fallimento di Israele nel mettere in salvo i civili. Nel fornire questi dati, tuttavia, Hamas segnala sempre che la maggior parte sarebbero donne e bambini, gli uomini sono di numero inferiore e inoltre non fa mai la differenza tra civili e non. Tutto questo ha un effetto sul racconto e proietta l’immagine di un gruppo che non è stato scalfito né toccato. Secondo i dati che ha fornito il premier israeliano Benjamin Netanyahu, invece, le brigate di Hamas sono state più che dimezzate. Non ci sono conferme, ma è credibile che la forza operativa di Hamas sia stata molto limitata dai combattimenti. Il gruppo è arrivato ai negoziati amplificando la percezione della sua immagine, per portare la società israeliana a credere che la guerra sarà infinita e gli ostaggi non faranno più ritorno. Ieri il servizio segreto interno, lo Shin Bet, ha pubblicato il video di uno dei terroristi catturati a Gaza, faceva parte della brigata Nukhba e dice ai compagni di arrendersi, perché non ci sono alternative alla morte. Anche questa è propaganda, è un messaggio al nemico per dire che in Israele sanno più cose di quello che pensano i terroristi nella Striscia. Hamas cerca di proiettare un’immagine di vittoria, che serve a non essere escluso dal futuro di Gaza, ma non si parlerebbe dell’esilio dei suoi leader se fosse in una posizione di forza. I terroristi della Striscia sono stati bravi a raccontarsi, si sono impegnati a conoscere bene Israele in modo da fargli più male, ma hanno sbagliato molti calcoli, primo tra tutti quello sulle loro alleanza: è vero che Israele deve affrontare anche le minacce di Hezbollah, ma per ora ognuno combatte la sua battaglia e anche se ieri una macchina è stata colpita nel sud del Libano, i miliziani sciiti si tengono lontani da un conflitto aperto.