l'arresto
La repressione di Maduro in Venezuela ora colpisce l'attivista Rocío San Miguel
La donna è stata arrestata mentre stava per lasciare il paese. Scomparsi anche cinque suoi parenti. Secondo le stime di alcune ong in Venezuela ci sono più di 650 prigionieri politici
Non solo il regime di Maduro accusa di “tradimento della patria”, “terrorismo” e “cospirazione” l'attivista per i diritti umani Rocío San Miguel, ma ora comunica l’arresto di altre cinque persone che presumibilmente sono suoi parenti improvvisamente scomparsi.
L’annuncio è stato fatto dal procuratore generale Tarek William Saab. La difesa di Rocío San Miguel aveva denunciato come “chiaro modello di sparizione forzata” sia la sua detenzione, avvenuta venerdì nell’area immigrazione dell’aeroporto Maiquetía mentre stava per lasciare il Venezuela assieme alla figlia, sia la scomparsa della stessa figlia, di due suoi fratelli, di suo padre e del suo ex-marito. Solo 48 ore dopo la detenzione, Saab ha informato che l'attivista era detenuta: con un messaggio su X, senza specificare dove o in che condizioni. Il suo avvocato riferisce che la San Miguel non era stata affatto informata del provvedimento giudiziario, che l'aspettava allo sportello immigrazione dell'aeroporto mentre viveva la sua vita “con totale normalità e innocenza”. “Stavamo parlando con Miranda, la figlia di Rocío, quando l'hanno arrestata, e poi abbiamo scoperto che avevano arrestato anche lei. Siamo estremamente preoccupati per questa catena di decisioni”.
La Procura chiederà inoltre la privazione preventiva della libertà per l'ufficiale militare in pensione Alejandro José Gonzales De Canales Plaza, ex compagno della San Miguel, per la “presunta commissione dei reati di rivelazione di segreti politici e militari riguardanti la sicurezza della nazione, ostruzione dell’amministrazione della giustizia e dell’associazione”. Saab ha indicato che era in corso un'udienza di comparizione per sei “cittadini che, dopo rigorose indagini preliminari, appaiono presumibilmente coinvolti nel complotto cospiratorio chiamato Brazalete Blanco”. Si tratterebbe di un supposto piano per attaccare una base militare a Táchira, al confine con la Colombia, e poi assassinare il presidente Maduro, che rientra in una paranoia abbastanza tipica: solo nel 2023 il governo di Caracas afferma di avere neutralizzato cinque “cospirazioni” che coinvolgevano militari, giornalisti e attivisti per i diritti umani.
Già nel 2014 Rocío San Miguel era stata accusata dallo stesso Maduro di essere coinvolta in “una rivolta militare”. "Il modello sistematico di sparizioni forzate temporanee in Venezuela è stato documentato dagli organismi delle Nazioni Unite e riferito al Gruppo di lavoro sulle sparizioni forzate o involontarie”, hanno affermato 204 organizzazioni in una dichiarazione congiunta rilasciata lunedì. L’episodio “continua una tendenza preoccupante” di detenzioni arbitrarie, ha osservato l’ambasciata virtuale degli Stati Uniti in Venezuela, che opera da Bogotá.
In Venezuela ci sono più di 650 prigionieri politici, secondo le stime delle ong che difendono i diritti umani. Lo scorso ottobre, il governo e l'opposizione avevano firmato un accordo politico alle Barbados in vista delle elezioni presidenziali, al termine delle quali erano stati rilasciati 10 statunitensi e altri 24 venezuelani imprigionati per motivi politici. In cambio, gli Stati Uniti hanno rilasciato Alex Saab, considerato il prestanome di Maduro e detenuto nel paese con l'accusa di riciclaggio di denaro. Ma subito dopo la repressione è ripresa, e ad esempio il giudice Carlos Jaimes e l'avvocato Juan Carlos Guillén sono stati di nuovo condannati a un mese dalla liberazione.
Doppia cittadinanza venezuelana e spagnola, avvocatessa 57enne, presidente della Ong Controllo Cittadino, Rocío San Miguel aveva vinto una causa contro lo stato venezuelano nel 2018 dinanzi alla Corte interamericana dei diritti dell’uomo per violazione dei diritti politici e di espressione, dopo essere stata licenziata da un ente pubblico per aver sostenuto il referendum revocatorio del 2004 sul mandato dell’allora presidente Hugo Chávez. Tutti i cittadini che avevano compiuto il gesto perfettamente legale di firmare per il referendum erano stati schedati e colpiti da rappresaglie di ogni tipo, specie sul piano lavorativo. San Miguel è considerata una delle massime esperte del mondo militare venezuelano.
Ottenuta la liberazione di Saab, chiaramente il governo di Maduro non è stato più interessato a rispettare gli accordi che avrebbero potuto portare a elezioni sotto garanzie internazionali, e ha dunque inasprito i toni con i suoi interlocutori: raddoppiando le richieste, ignorando i percorsi concordati, denunciando l'esistenza di complotti in cui sarebbe stata coinvolta l'opposizione. Soprattutto, è stata ribadita l’esclusione dal voto presidenziale della candidata plebiscitata alle primarie della opposizione, María Corina Machado. “Vincerò con le buone o con le cattive” è stata una dichiarazione di Maduro, cui il Parlamento Europeo ha risposto con una mozione di condanna. Contro-risposta del regime: dichiarare “persone non grate” i 446 eurodeputati che l’avevano votata. Nel frattempo, rilevano i satelliti, Maduro sta riempiendo di truppe il confine con la Guyana, dopo aver ritirato fuori una annosa rivendicazione irredentista su gran parte del territorio del vicino che sembra chiaramente finalizzata al distrarre sul non rispetto degli Accordi di Barbados. La Norvegia, come paese mediatore, sta provando a riconvocare governo e opposizione.
Il 2 febbraio si sono celebrati i 25 anni da quando Hugo Chávez è diventato presidente del Venezuela. Bilancio di un quarto di secolo di chavismo: 7,1 milioni di venezuelani su 30 milioni emigrati da un paese che una volta i migranti li riceveva; pil ridotto dell’80 per cento negli ultimi 10 anni; produzione di petrolio crollata da 3 milioni a un minimo di 300.000 barili al giorno, anche se ora è risalita a 900.000; povertà tra 81 e 90 per cento; salario minimo a 3,5 dollari al mese; il governo indagato dalla Corte Penale Internazionale.
Dalle piazze ai palazzi