la misure europee
Sanzioni e pressioni dell'Ue contro Putin e i suoi amici
Bruxelles procede con gli interventi contro chi aiuta la Russia ad aggirare le sanzioni. A partire dalla Cina
Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi è atteso in Germania nei prossimi giorni, dove prenderà parte per il secondo anno consecutivo alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, la cosiddetta “Davos della Difesa”. L’anno scorso dopo il viaggio in Europa, quando era stato anche a Roma, Parigi e Budapest, Wang era volato a Mosca. Quest’anno a Monaco Wang avrà il primo bilaterale con il suo omologo inglese David Cameron, mentre non è ancora previsto un incontro con il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, atteso in Baviera sabato. Il capo della diplomazia della Repubblica popolare cinese arriva in Europa negli stessi giorni in cui l’Unione, dopo averlo a lungo minacciato, potrebbe dare il via libera a un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia e contro chi, secondo le analisi, fino a oggi l’ha aiutata nella sua guerra contro l’Ucraina, tra cui probabilmente tre aziende tecnologiche cinesi e una di Hong Kong.
L’accordo sul nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia e le aziende che la aiutano a procurarsi componenti dual-use, cioè sfruttabili anche per la Difesa, dovrebbe arrivare oggi dopo la discussione ufficiale al comitato dei rappresentanti permanenti dei governi degli Stati membri dell’Ue (Coreper II). Secondo quanto risulta al Foglio, alla riunione informale dei diplomatici che c’è stata lunedì a Bruxelles non ci sarebbero state le obiezioni, sollevate in precedenza dai rappresentanti di Francia e Germania, sul colpire per la prima volta anche aziende cinesi che acquistano componenti in grande quantità dall’Europa per poi rivenderli in Russia. Qualcosa è cambiato nella percezione europea, ed evidentemente le rassicurazioni fornite in passato ai vertici della Commissione europea dai funzionari cinesi, che avevano promesso un maggiore controllo sulle proprie aziende nei loro traffici con la Russia, non hanno avuto risultati concreti. Oggi i rappresentanti valuteranno nome per nome chi inserire e chi no nella blacklist, ma secondo quanto riportato da Bloomberg e Politico, nella nuova lista di ventuno entità con cui le compagnie europee non potranno fare affari ci potrebbero essere anche un’azienda indiana, una dallo Sri Lanka, una dal Kazakistan, una dalla Thailandia, e poi una dalla Serbia e una dalla Turchia, un segnale per il presidente turco Recep Tayyip Erdogan che ha da poco ratificato – dopo un anno e mezzo di attesa – l’ingresso della Svezia nella Nato e continua a rivendicare un ruolo nei negoziati diplomatici con la Russia. Secondo diversi osservatori, anche la sanzione contro l’India del primo ministro Narendra Modi potrebbe essere un messaggio politico: Delhi non ha mai condannato ufficialmente la Russia per la sua guerra contro l’Ucraina ma è un’alleata strategica fondamentale dell’Ue nell’Indo-Pacifico, nelle politiche di sicurezza marittima anche contro gli houthi, ed è nelle fasi finali dell’intesa sull’Accordo di partenariato economico e commerciale con Bruxelles, in discussione dal 2008. Le altre aziende e persone menzionate sono russe, alcune con affari in paesi terzi: almeno cinque compagnie di trasporti marittimi russe erano state nominate nella prima bozza della nuova lista di sanzioni perché responsabili del commercio di armamenti dalla Corea del nord.
Le quattro società cinesi inserite nella blacklist europea, secondo Radio Free Europe, sono la Guangzhou Ausay Technology Co Limited, la Shenzhen Biguang Trading Co Limited, la Yilufa Electronics Limited e la RG Solutions Limited, che ha sede a Hong Kong. Ieri all’incontro pubblico del Consiglio di Sicurezza dell’Onu sulla questione Ucraina, il rappresentante permanente della Repubblica popolare cinese, Zhang Jun, ha criticato di nuovo il ricorso alle “sanzioni unilaterali”, e ha detto che dovremmo “persistere nel risolvere le controversie attraverso il dialogo e la consultazione”, cercando soluzioni politiche “piuttosto che impegnarci in pressioni, diffamazioni, sanzioni unilaterali, per non parlare dell’uso della forza”. Durante l’ultimo 24th EU-China summit di Pechino, a dicembre dello scorso anno, Charles Michel e Ursula von der Leyen avevano informato il leader cinese Xi Jinping delle 13 aziende cinesi che, secondo gli investigatori europei, aggirano le sanzioni europee contro Mosca vendendo in Russia bei europei dual-use. Secondo alcune indiscrezioni post vertice, la leadership cinese aveva minacciato controsanzioni in caso di misure unilaterali europee contro aziende cinesi.