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l'allarme

A Cuba i ladri di polli stanno mettendo in difficoltà il regime

Maurizio Stefanini

133 tonnellate di carne sono state rubate all'interno di un'azienda statale, per un beneficio illecito stimato in 1,35 milioni di dollari. Uno scandalo che arriva nel mezzo di una grave crisi economica, dove frequenti blackout e un’inflazione dilagante si sommano alla carenza di prodotti di base, tra cui carburante, medicinali e cibo

Dalla Baia dei Porci ai ladri di polli: sic transit gloria mundi, così in 53 anni sono cambiate le battaglie per difendere la Rivoluzione cubana. Nell’aprile 1961, infatti, il regime castrista chiamò alla mobilitazione per salvare il socialismo dall’invasione degli anticastristi sbarcati da Bahía de los Cochinos. Nel febbraio 2024, l’allarme è per il furto di 133 tonnellate di pollo per la vendita agevolata avvenuto all’interno di un’azienda statale. Uno scandalo che ha suscitato grande stupore, una forte risposta giudiziaria e l’appello del regime e del Partito comunista a usare la “mano forte” contro la criminalità. 

Il bilancio, secondo la versione ufficiale, è pesante: un beneficio illecito stimato in 1,35 milioni di dollari; 8.500 scatole di pollo da 15 chilogrammi rubate; licenziamenti; otto perquisizioni domiciliari e almeno 30 detenuti, che rischiano fino a 20 anni di prigione. Il furto del pollo – principale fonte di proteine a Cuba – avviene nel mezzo di una grave crisi economica nell’isola, dove frequenti blackout e un’inflazione dilagante si sommano alla carenza di prodotti di base, tra cui carburante, medicinali e cibo. Secondo l’Onu, il regime spende due miliardi di dollari all’anno per comprare all’estero l’80 per cento del fabbisogno alimentare, alimentando così un deficit ormai arrivato al 15 per cento del pil. Con l’88 per cento della popolazione che  vive una situazione di povertà estrema, il 21 dicembre il governo ha annunciato aumenti del 500 per cento per  benzina e diesel, del 300 per cento per l’acqua agli utenti senza contatore, del 25 per cento per le bombole di gas. E’ stata annunciata anche la fine del sussidio universale al paniere base di generi alimentari, e la sua sostituzione con un sistema di “sussidi a persone e non a prodotti”. Ma il primo febbraio l’aumento dei prezzi della benzina non è scattato, e il giorno dopo è stato destituito il ministro dell’Economia e Pianificazione Alejandro Gil.

Nel frattempo, appunto, secondo la tv di stato si svolgeva il complotto, con ben cinque furti per 26 tonnellate di pollo in 1.660 scatole. Le date esatte non sono state precisate, ma  il “modus operandi” era complesso, e con molti coinvolti. Secondo la ricostruzione, i ladri sarebbero entrati all’alba negli stabilimenti dell’Avana della compagnia statale Copmar, dipendente dal ministero delle Industrie alimentari, e da lì hanno portato via con un camion centinaia di scatole di pollo congelato. I malviventi si avvalevano del supporto del personale dell’azienda, che consentiva loro l’accesso, e avevano poi sviluppato un sistema per clonare le guarnizioni metalliche delle porte delle celle frigorifere in modo che il furto non risultasse evidente. Il  totale dei furti equivale, secondo le stime ufficiali, alla quantità di polli che lo Stato vende a prezzi agevolati per un mese in una “provincia di medie dimensioni”. Secondo le stesse autorità, ogni scatola è stata rivenduta per 3.800 pesos cubani: 58 dollari al cambio ufficiale, ma solo 12,5 dollari al cambio informale, quando il salario medio è di 4.200 pesos. Ma sul mercato nero, questo prodotto può raggiungere prezzi molto più alti. Tra i 30 imputati  – 11 in carcere provvisorio – ci sarebbero “capi turno, tecnici, custodi (guardiani)” e anche persone non legate alla Copmar.
 

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