in spagna
In Galizia c'è una nazionalista che può cambiare molto
Nella roccaforte del Partito popolare spagnolo al voto, i soliti calcoli non tornano più
Il risultato più probabile delle elezioni regionali galiziane di domenica prossima è una quinta maggioranza assoluta consecutiva del Partito popolare di centrodestra che candida Alfonso Rueda. D’altronde, galiziano è il leader del Pp, Alberto Núñez Feijóo, galiziano è l’ex premier popolare Mariano Rajoy e galiziano era anche Manuel Fraga, il fondatore del Pp che, prima della transizione democratica era già stato ministro del dittatore Francisco Franco (che, sì, era galiziano pure lui…). Oltretutto, proprio Fejóo, dal 2009 al 2022, è stato per tre volte presidente della Xunta, il governo regionale della Galizia che era già stato guidato per quattro volte da Fraga. Un dominio assoluto, insomma.
Se anche stavolta il Pp otterrà abbastanza seggi, tutto rimarrà uguale anche a livello nazionale. Ovvero: strada in salita per il premier socialista Pedro Sánchez (che sconta le sue alleanze spregiudicate e la trattativa infinita sulla legge di amnistia con l’indipendentista catalano Carles Puigdemont, il leader politico più controverso tra quelli che sostengono il suo governo) e strada in discesa per i popolari di Feijóo in vista delle elezioni europee di giugno, che potrebbero forse dare ai socialisti spagnoli uno scossone tale da disarcionare persino un premier-acrobata come Sánchez. Nelle ultime settimane, però, la maggioranza assoluta del Pp in Galizia è sembrata sempre meno sicura, non a causa dei socialisti, la cui flessione è certa, ma per l’ascesa dell’astro di Ana Belén Pontón, la leader del Bloque nazionalista galego. Cresciuta nel villaggio di Chorente nella provincia di Lugo (se Feijóo non perde occasione di sottolineare come lui sia un figlio autentico della Galizia profonda perché è cresciuto a Os Peares, un paesino di sessantatré abitanti, con Pontón non può giocare questa carta dal momento che Chorente di residenti ne ha solo quattro), la leader del Bloque, con il suo nazionalismo gentile più localista che indipendentista, si propone come una politica che vuole occuparsi della Galizia e non riproporre in scala ridotta lo scontro nazionale tra Pp e Psoe. Inoltre, sarebbe la prima donna e la prima nazionalista a guidare la Xunta e questo le attribuisce quell’allure da unica alternativa al governo del Pp che lo scialbo candidato socialista, José Ramón Gómez Besteiro, non riesce a incarnare.
I sondaggi danno 36-40 seggi ai popolari (la maggioranza assoluta è 38), 22-25 al Bng e 10-13 ai socialisti. E, mentre i sovranisti di Vox e le due anime della sinistra radicale Podemos e Sumar non otterrebbero rappresentanza (benché la leader di Sumar, la vicepremier Yolanda Díaz, sia galiziana), potrebbe invece strappare un seggio Democracia Ourensana, il movimento del bandecchiano sindaco di Ourense Gonzalo Pérez Jácome – e questo complicherebbe le cose nell’eventualità di “pareggio” tra i popolari e la combo nazionalisti-socialisti. Se il Pp perdesse la guida della Galizia nonostante tutti i problemi di Sánchez a Madrid, Feijóo sarebbe spacciato. Tanto più che quest’ultimo ha appena fatto un pasticcio dando a intendere che non sarebbe contrario a un indulto per Puigdemont, qualora il leader catalano rifugiatosi in Belgio chiedesse perdono e abiurasse le sue intenzioni indipendentiste, e riconoscendo che le imputazioni di terrorismo per cui sono indagati i promotori della tentata secessione del 2017 faranno probabilmente poca strada nel corso dei processi. Poi Feijóo ha fatto marcia indietro a colpi di rettifiche, ma ormai il danno era fatto: nel bastione che i popolari, almeno pubblicamente, avevano sempre opposto a ogni perdono per gli indipendentisti catalani, si è aperta una crepa, che ha disorientato il suo elettorato.
Secondo alcuni analisti, Feijóo stava tentando di giocare d’anticipo per prevenire quello che sia Puigdemont sia altri leader politici catalani e baschi hanno minacciato di fare: rendere note le concessioni che Feijóo avrebbe loro promesso dopo le elezioni dello scorso luglio qualora avessero negato il loro appoggio a Sánchez condannandolo all’opposizione. Concessioni della cui reale consistenza nulla si sa ma che, se fossero svelate e provate, non piacerebbero agli elettori del Pp. L’incendio divampato nel partito in seguito alle imprudenti parole sull’indulto dell’attuale dirigenza potrebbe essere domato. Ma, in combinato disposto con una ancora improbabile ma sempre meno impossibile sconfitta del Pp in Galizia, darebbe il via all’assalto della diligenza popolare da parte della principale avversaria interna di Feijóo, la presidente della Regione di Madrid, Isabel Díaz Ayuso.
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