L'analisi
L'economia russa collassa sul peso della guerra. Putin lo sa bene
La Russia si sta trasformando in un paese che spende un terzo del suo bilancio per la Difesa alimentando un settore che consuma armi e truppe a un ritmo insostenibile. Il Cremlino può andare avanti ancora a lungo, ma pagherà un prezzo altissimo
L’economia russa non è implosa a causa delle sanzioni occidentali, e ogni volta che viene pubblicato un dato o previsione positiva si riaccende il coro di chi afferma che le sanzioni sono inutili, che è arrivato il momento di prendere atto della realtà, che è ora di negoziare con Vladimir Putin. Quello che si omette di dire è che la Russia si sta trasformando in una gigantesca Corea del nord, un paese che spende un terzo del suo bilancio per la Difesa alimentando un settore militare-industriale che produce e consuma armamenti, munizioni e truppe a un ritmo insostenibile. Come notato dall’economista Elina Ribakova in un articolo del Financial Times che in tanti hanno citato e in pochi hanno letto, “la Russia è diventata un distributore di carburante che ha cominciato a produrre carri armati”. L’economia russa si è quasi totalmente orientata alla produzione forsennata di armi, mentre cresce l’inflazione e i tassi di interesse a due cifre. Ma in un regime dove l’opinione pubblica viene repressa questo è un problema relativo, pertanto Putin può apparire in vantaggio, quasi vincente, in grado di resistere fino alla caduta dell’Ucraina.
L’ultimo rapporto sugli equilibri militari globali dell’International Institute for Strategic Studies (Iiss) sostiene che Mosca sarà in grado di sostenere lo sforzo bellico per “altri due o tre anni”, ma come spiega il direttore generale dell’istituto, Bastian Giegerich, i russi dovranno “sacrificare la qualità in favore della quantità”. Ciò significa alimentare una macchina bellica obsoleta, funzionale solo alla guerra d’attrito per mantenere le posizioni nei territori dell’Ucraina occupata, sacrificando risorse economiche, la vita delle proprie truppe, i capitali e la forza lavoro necessari per lo sviluppo dell’economia civile. La conseguenza di questa strategia è ben visibile nel Mar Nero, dove le navi di quella che una volta veniva considerata “flotta leggendaria” vengono colpite e affondate dai droni di un paese che non ha una Marina militare.
Putin può andare avanti ancora a lungo, ma facendo pagare un prezzo altissimo alla Russia, senza molte possibilità di ottenere risultati maggiori di quelli attuali, poiché la sua vittoria sull’Ucraina dipende da cosa decideranno di fare gli Stati Uniti e paesi europei. Il reale obiettivo di tutti gli sforzi di Mosca infatti è solo ed esclusivamente la resa dell’occidente. Secondo fonti russe ascoltate da Reuters, qualche mese fa Putin ha cercato di proporre agli Stati Uniti il congelamento del conflitto lungo le posizioni attuali. La richiesta, ovviamente, è stata respinta. Se queste indiscrezioni fossero vere anche solo in parte significa che Putin ha come unica priorità la sopravvivenza del suo regime, e spera che sia la Casa Bianca a concedergli il controllo de facto del suo lebensraum. Anche l’Ucraina è in una situazione disperata, ma per motivi completamente diversi. La sua capacità di resistere all’invasione russa dipende dall’occidente, che dopo due anni ancora non ha deciso se è arrivato il momento di fornire a Kyiv le armi necessarie per sferrare un colpo decisivo, o se continuare a offrirgli solo i mezzi sufficienti a non soccombere.
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