La geometria di Putin
Mosca invita Hamas, di nuovo. Il triangolo con l'Iran che solo i repubblicani vogliono ignorare
L'ennesimo invito al gruppo terroristico mostra le intenzioni di Vladimir Putin Putin che certo non hanno a che fare con la protezione del popolo palestinese
Poco prima che si sapesse che Alexei Navalny, il più rilevante dissidente russo, fosse morto in un penitenziario-gulag della Siberia putiniana, il viceministro degli Esteri russo, Mikhail Bogdanov, aveva annunciato un round di colloqui “intrapalestinesi” a Mosca, il 29 febbraio: “Abbiamo invitato tutti i rappresentanti palestinesi, tutte le forze politiche che hanno la loro rappresentanza in diversi paesi, tra cui la Siria, il Libano e altri della regione”, ha detto Bogdanov, che è anche l’inviato speciale di Putin per il medio oriente. Secondo quanto riportato dalla Tass, l’invito è rivolto anche a Hamas, al Jihad islamico – cioè i gruppi che hanno organizzato l’assalto a Israele del 7 ottobre e che hanno preso gli ostaggi – il partito di Fatah e la più ampia Organizzazione per la liberazione della Palestina.
Secondo un documento pubblicato dal sito online palestinese Rai al Youm e ripreso dal Memri, la Russia ha dato il suo sostegno a Hamas e ai gruppi affiliati e gli ha promesso di mettere a loro disposizione il diritto di veto che esercita al Consiglio di sicurezza dell’Onu. Una decina di giorni fa, il ministero degli Esteri russo ha convocato la neoambasciatrice israeliana a Mosca, Simona Halperin, arrivata a dicembre, in seguito ai “commenti inaccettabili” rilasciati al quotidiano russo Kommersant: la diplomatica ha criticato Sergei Lavrov, ministro degli Esteri, perché sminuisce l’importanza dell’Olocausto e perché il Cremlino intrattiene relazioni troppo strette con il gruppo terroristico Hamas. L’intento di Halperin era in realtà quello di valorizzare i rapporti storici esistenti tra Israele e la Russia e di collaborare.
Dal 7 ottobre, Mosca ha condannato le azioni di Israele a Gaza, ha già organizzato altri incontri con i rappresentanti di Hamas e ha denunciato il doppio standard dell’occidente che isola e sanziona la Russia per la sua aggressione all’Ucraina e invece sostiene Israele nelle sue operazioni a Gaza. In questa retorica si sono ritrovati intrappolati in molti, ma l’ennesimo invito a Hamas mostra le intenzioni di Putin che certo non hanno a che fare con la protezione del popolo palestinese. Il presidente russo sostiene Hamas da quando questo ha preso il potere nel 2006, il suo inviato Bogdanov ha da anni contatti continui con i leader di Hamas – Khaled Meshaal, Ismail Haniyeh e altri protagonisti della Seconda intifada – sia a Mosca sia in Qatar. Allo stesso tempo, il Cremlino ha cementato la sua alleanza con Teheran – un’alleanza finanziaria, militare e politica. Nel 2023, secondo i dati del ministero delle Finanze, la Russia è diventato il più grande investitore estero in Iran, con 2,7 miliardi di dollari investiti nel settore della manifattura, dell’estrazione e dei trasporti. I droni iraniani sono quasi quotidianamente utilizzati dai russi per colpire l’Ucraina: gli ucraini li chiamano “motorini” per il loro rumore riconoscibile, fastidioso e letale.
La Casa Bianca di Joe Biden, che cerca di far approvare gli aiuti militari all’Ucraina e a Israele nel Congresso a trazione trumpiana più disfunzionale di sempre, insiste sull’asse russo-iraniano-Hamas per convincere i repubblicani che è in corso un’aggressione coordinata e violenta agli alleati dell’America. I repubblicani, che pure sull’Iran e su Israele sono molto sensibili, continuano a fingere di non sentire.