L'editoriale dell'elefantino
Quel mondo pazzo che celebra gli eroi ma poi gli nega le munizioni
L’Ucraina, Israele e noi. Se il nemico scatena la guerra in Europa, e costruisce un asse di resistenza globale che minaccia le democrazie, queste dovrebbero armarsi e armare e riarmare chi resiste. Casi di scuola
Celebrare gli eroi e negargli le munizioni. Sotto il fascismo europeo si faceva e non si faceva così. Sebbene lo spirito di Monaco, oggi capitale della sicurezza europea, fosse un atroce e divisivo segno di resa anticipata ai progetti di Hitler e Mussolini, e i lacci al bilancio di guerra di Roosevelt, trattenuto dall’America First! come oggi se Dio vuole può non succedere, furono un costo altissimo per Londra bombardata dalla Luftwaffe. Pagheranno il prezzo delle esitazioni milioni di ebrei orientali e non solo. Con il nazismo si fece e non si fece così. In una prima fase forse si fu deboli e pavidi. Poi tutto cambiò e la battaglia contro i totalitarismi fu vinta, non quella contro la soluzione finale. Contro il celebratissimo alleato Stalin, osannato anche dal New York Times, non solo dall’Unità, si ricostituì rapidamente un fronte degli antifascisti sì, ma democratici.
Nel mondo diviso, a sovranità limitata dove era arrivata l’armata rossa, sotto sorveglianza dove gli americani avevano varato il piano Marshall del boom, i liberi erano forti e i forti erano liberi. All’ombra della coesistenza pacifica si lavorava, di sotto e di sopra, per la vittoria nella guerra fredda. Oggi debolezza e impaccio prevalgono, prevale la famosa fatica ucraina che è fatica di chi non vive e non muore di resistenza, e Putin fa quel che vuole, procede contro un esercito inferiore e senza un numero sufficiente di proiettili per contrastarlo. Riceve Hamas a Mosca, stringe accordi prenuclerari con Teheran, si coccola il suo nuovo potenziale padrone, la Cina, e si balocca con il pupazzo armatissimo della Corea del Nord, usa veleno e galera di ghiaccio contro gli avversari irriducibili. Forse il comportamento di Israele contro il nemico esistenziale andrebbe rivisto, riesaminato, considerato un baluardo politico e non uno scandalo umanitario. La Nato si è rizelata per l’assassinio di Navalny. Troppo tardi. Non ha abbaiato abbastanza, per usare la solita infelice formula di un papa che da molto tempo si è arreso al tempo e alle convenzioni non cristiane e acattoliche del secolo. Eppoi non è di latrati che c’è bisogno. C’è bisogno di qualcuno che decida di mordere, azzannare, intimidire gli arroganti, debellare i superbi, altro che Netanyahu boia.
Se il nemico scatena la guerra in Europa, e costruisce un asse di resistenza globale e multipolare che minaccia le democrazie, queste dovrebbero armarsi e armare e riarmare chi resiste, farlo senza risparmio, minacciare credibilmente una risposta all’altezza della sfida, mobilitare l’opinione pubblica internazionale contro i veri nemici, non contro Israele. Lo ha fatto la Germania, che sa come vanno in questi casi le cose. Si è comportata con decenza l’Unione europea, bene l’America inquieta del vecchio Biden, impaurita da un delinquente che la minaccia e dal wokismo che la corrode. Ma la decenza non basta. La libertà non basta. “Armatissimi e liberissimi” è la vera regola di sopravvivenza dei principati come Atene e Sparta, secondo le norme della politica antica e moderna. Tutto il resto è fuffa, uno spirito umanitario lontano da ogni vera umanità.