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Pistorius in armi. Così gestisce il riarmo della Germania
Il ministro della Difesa tedesco è apprezzato dalle truppe e cresce nel gradimento degli elettori
Quando fu nominato un anno fa, erano in pochi a Berlino a sapere bene chi fosse: Pistorius chi? La sua strada era cominciata in Bassa Sassonia e lì si era fermata: ministro degli Interni del Land. Carriera di tutto rispetto, ma regionale. Niente a che fare con il centro di potere vorticoso e bulimico della capitale. Adesso invece il ministro della Difesa Boris Pistorius, del Partito socialdemocratico del cancelliere Olaf Scholz, è la star del governo semaforo fra Spd, verdi e liberali e di gran lunga il ministro più popolare di tutti, per non parlare di Scholz. Da Hannover, 500.000 abitanti, a Berlino, quasi quattro milioni, il passo è lungo e non solo geograficamente, ma il nuovo ministro si è adattato subito. Adesso è lui l’uomo che gestisce nella pratica la “Zeitenwende”, la svolta epocale annunciata dal cancelliere nel suo famoso discorso al Bundestag il 27 febbraio 2022, tre giorni dopo l’aggressione della Russia all’Ucraina, in cui annunciava un fondo speciale, oltre lo stanziamento regolare per la Difesa, di 100 miliardi di euro supplementari per l’ammodernamento della Bundeswehr, ridotta allo stento dopo anni di tagli e assottigliamento degli effettivi, e un aumento ad almeno il 2 per cento del pil per il bilancio della Difesa.
Dal ministero degli Interni della Bassa Sassonia a Berlino il passo è lungo, ma Boris Pistorius si è adattato subito
Nel 2022 lo stanziamento destinato alla Difesa era l’1,39 del pil (50,3 miliardi di euro, contro 46,93 nel 2021). Nella finanziaria 2024, passata in questi giorni in Parlamento, è salito a 51,95 miliardi, ovvero un aumento di 1,7 miliardi rispetto all’anno scorso. A cui si aggiungono circa 20 miliardi del fondo supplementare, il che fa per Pistorius un tesoretto complessivo di circa 72 miliardi da amministrare per le forze armate.
Quando Scholz lo ha chiamato per chiedergli se la sentiva di prendere il posto alla Difesa della ministra dimissionaria Christine Lambrecht, lui, Pistorius, rimase sorpreso, non si aspettava la telefonata ma non c’ha pensato un secondo: “Non ho avuto bisogno di rifletterci”, è un onore, si sarebbe buttato nell’incarico “al 150 per cento”, come ha raccontato lui stesso in seguito. Il cancelliere lo aveva cooptato in emergenza per andare a occupare la casella rimasta vuota dopo le dimissioni (verosimilmente “suggerite”) della disastrosa ministra Christine Lambrecht (Spd), passata alle cronache politiche come la peggiore ministra della Difesa e la più infelice nomina del cancelliere nella sua squadra di governo. Nella sua breve permanenza al governo ne ha combinate di tutti i colori, divenendo il bersaglio della stampa per la sua cattiva gestione.
Nel disegno di finanziaria 2024, passato questi giorni al Bundestag e al Bundesrat, lo stanziamento per la Difesa è salito a circa 52 miliardi
Pistorius, invece, si è acclimatato subito nel suo nuovo ministero e a 12 mesi dall’insediamento, ma praticamente già da subito, è sempre stabilmente il primo della classifica della popolarità dei ministri del gabinetto Scholz: piazzamento eccezionale perché in genere in Germania il primo posto è occupato sempre dai ministri degli Esteri: la responsabile verde Annalena Baerbock è relegata al quarto posto e oltre, mentre il cancelliere Scholz è quasi sempre ultimo in classifica. La nomina di Pistorius, annunciata da Scholz il 17 gennaio di un anno fa, formalizzata il 19 gennaio dal presidente Frank-Walter Steinmeier e seguita lo stesso giorno dal giuramento al Bundestag, era risultata una sorpresa anche perché, in ossequio alla parità di genere proclamata dal governo, e voluta fortemente dai Verdi, ci si aspettava che alla Lambrecht succedesse un’altra donna. Il cancelliere col suo annuncio riusciva invece a spiazzare tutti, incensando Pistorius di lodi nel presentarlo e stroncando sul nascere qualsiasi critica degli alleati Verdi, limitatisi infatti solo a qualche mugugno sulla mancata osservanza all’equilibrio di genere.
Subentrato nell’incarico con parecchie castagne al fuoco, a cominciare dalla guerra in Ucraina dove sulle forniture di armi la Lambrecht era brillata per girare in tondo e tergiversare, Pistorius si è tuffato nei dossier ritagliandosi rapidamente un profilo di competenza e rispetto malgrado non avesse alcuna esperienza sulla scena internazionale, né lavorativa in campo militare, a parte avere fatto da giovane il servizio militare a differenza di quasi tutti i suoi predecessori. Si è messo al lavoro con passione e umiltà incontrando appena insediatosi il segretario alla Difesa Usa Lloyd Austin, visitando subito, il 7 febbraio, l’Ucraina e poi a tamburo battente gli altri paesi alleati o ricevendo visite dei colleghi a Berlino, e instaurando subito con tutti legami di fiducia e amicizia. Il fatto che sia uno spigliato oratore e parli inglese, francese e russo lo aiuta nei suoi contatti e suscita empatia. Uno dei primi risultati è stato sbloccare le forniture di carri armati Leopard 2 all’Ucraina, sollecitati con insistenza da Kyiv, su cui la collega cincischiava da mesi procrastinando l’invio o accampando scuse.
Al suo arrivo un anno fa, Pistorius aveva sintetizzato tre obiettivi per le forze armate: “deterrenza, efficacia, capacità di intervento”. Il target, con l’inasprirsi della situazione geostrategica, non è cambiato. Anzi, Pistorius non fa che mettere in guardia sulle minacce crescenti alla sicurezza e sulla necessità di rafforzare la difesa, sia nazionale sia nella Nato, sfidando le molte critiche che gli piovono addosso al prezzo della verità. Come quando l’autunno scorso il ministro ha detto che la Bundeswehr e la società devono diventare “kriegstüchtig”, preparate per la guerra: apriti cielo, una bestemmia per un’opinione pubblica largamente pacifista come quella tedesca, e con un codice semantico imperante che bandisce anche negli interventi in Parlamento l’impiego di termini come “guerra” e “combattere”. Ma le critiche, incluse quelle della potente ala sinistra della Spd, rappresentata da esponenti di primissimo piano come il capogruppo Rolf Mützenich o il deputato Ralf Stegner, gli sono scivolate addosso. Pistorius ha continuato imperterrito col suo realismo e i suoi moniti guidato da buonsenso e cognizione di causa. Anche adesso al recente dibattito al Bundestag sulla finanziaria 2024. La situazione di sicurezza attuale richiede una Bundeswehr forte e dissuasiva: “La guerra si può solo evitare se ci si prepara”, ha detto. Con 72 miliardi alla Difesa, stanziamento record, il governo dà mostra di prendere sul serio la sicurezza della Germania, ma bisogna continuare su questa strada. “Dobbiamo prepararci all’idea che il fabbisogno finanziario delle forze armate continuerà ad aumentare”. “La sicurezza non è gratis, non oggi e tanto meno fra qualche anno: una affidabile difesa ha bisogno di bilancio sostenibile e, sì, crescente”. Pistorius ha osservato che il fondo straordinario è importante ma che bisogna ragionare sin d’ora su come alimentarlo una volta che sia esaurito. “Abbiamo bisogno di almeno il 2 per cento del pil per affrontare con la Bundeswehr la ‘Zeitenwende’ e rispettare gli obiettivi della Nato”, ha detto nel suo intervento al Bundestag.
“La guerra si può solo evitare se ci si prepara”, ha detto. Con lo stanziamento record, il governo dà mostra di prenderlo sul serio
In tema di riarmo, il cancelliere Scholz ha presenziato nei giorni scorsi la cerimonia dello “Spatenstich”, il primo colpo di vanga, di una fabbrica della Rheinmetall a Unterlüß (Bassa Sassonia) per la produzione di munizioni per la Bundeswehr e i partner europei: “E’ importante fare il possibile per aumentare la produzione mondiale”, ha detto. A regime la fabbrica produrrà 200.000 munizioni l’anno e già 100.000 nel 2026. A sorpresa, e attirandosi critiche anche dal suo partito, la capolista Spd alle europee, Katarina Barley, ha detto peraltro che l’Europa dovrebbe dotarsi dell’atomica. Tempo fa Pistorius aveva sollecitato un aumento di dieci miliardi l’anno del bilancio della Difesa (a 60 miliardi complessivi l’anno), ma il ministro delle Finanze Christian Lindner, impegnato a raschiare il barile per far quadrare la finanziaria 2024 imponendo risparmi a tutti i ministeri, ha concesso alla Difesa, che dopo la sanità è la seconda voce più importante del bilancio nazionale, soltanto un aumento di 1,7 miliardi. I quali, sommati al bilancio regolare, fanno appunto circa 72 miliardi di euro. E’ lui anche che gestisce adesso i 100 miliardi del fondo speciale per la Bundeswehr, che ha già destinato per due terzi agli investimenti per carri armati pesanti, un moderno sistema di difesa aerea ed elicotteri da trasporto e combattimento. A un anno dall’insediamento, la popolarità di Pistorius è talmente alta, e quella di Scholz bassa, che sui media si parla di lui come possibile cancelliere. Le ipotesi che circolano sono tante, da un cambio di cavalli in corsa in piena legislatura per salvare il governo e la Spd fino al 2025, a elezioni anticipate con lui Kanzlerkandidat del partito, candidato cancelliere nella campagna elettorale. Solo illazioni della stampa, naturalmente, ma molto insistenti, anche se l’interessato si guarda bene dall’alimentarle. Anzi, di lui si dice che la sua fedeltà al cancelliere Scholz, di cui ha sicuramente bisogno ora, è totale. Il 64 per cento dei tedeschi lo preferirebbero comunque come cancelliere al posto di Scholz. Nella classifica di gennaio della Zdf dei dieci politici più popolari, Pistorius è il primo. Seguono il sanguigno leader Csu e governatore della Baviera, Markus Söder, poi il leader Cdu Friedrich Merz, seguito da Annalena Baerbock, il vicecancelliere e ministro dell’Economia verde, Robert Habeck e Sarah Wagenknecht, ex Linke, fondatrice ora di un suo partito su misura, il ministro liberale Christian Lindner e ancora dopo, all’ottavo posto, Scholz. Peggio di lui fra i top ten solo la ministra degli interni Nancy Faeser (Spd) e Alice Weidel, la leader algida e affilata dell’ultradestra AfD.
Soprattutto con la truppa Pistorius è riuscito a stabilire un rapporto cameratesco molto apprezzato. Con la Lambrecht sembravano due pianeti distanti e nulla poté spiegare meglio la distanza siderale che li separava di una foto con i soldati durante una visita a un contingente in Africa dove la ministra era ritratta con scarpe coi tacchi alti nel deserto. Pistorius invece lo si vede spesso in giubbotto, scarponi e berretto militare, o in tuta mimetica stile John Wayne made in Germany: si vede che gli piace il lavoro e lui piace ai soldati e piace anche ai tedeschi. “Un giorno così con voi – ripete spesso nelle sue frequenti visite ai soldati – mi dà molto di più che un giorno al ministero”. I suoi modi non pretenziosi e camerateschi con i soldati e i colleghi lo rendono simpatico e lo fanno accettare da tutti, e le critiche al suo operato sono rare. Solo l’opposizione Cdu-Csu lamenta la sua scarsa preparazione militare e, negli ultimi tempi, anche che sia più buono ad annunciare che a implementare. Nell’insieme le lodi per Pistorius sono pressoché corali, incluse quelle del politologo dell’Università militare di Monaco, Carlo Masala, che ha detto che non ha sbagliato un colpo finora, e la temuta presidente liberale della commissione Difesa del Bundestag, Maria Stark-Zimmermann, famosa per la lingua tagliente: il ministro lavora bene, “sono sollevata ci sia lui alla Difesa, inutile cercare il pelo nell’uovo”, zittiva un intervistatore. A cercarlo invece è l’opposizione Cdu-Csu che, dopo un anno, di peli ne ha trovati diversi. E’ molto bravo negli annunci, ma nei fatti è carente, ha criticato il vice capogruppo Johann Wadephul. I dieci miliardi in più alla Difesa non li ha ottenuti, il dibattito sul ripristino della leva è rimasto lettera morta, come apre bocca viene stoppato dalla Spd o dal cancelliere stesso: “finora è successo poco o niente”, “il risultato è magro”. Idem il deputato Csu, portavoce militare del gruppo Cdu-Csu, Florian Hahn: “non dà seguito agli annunci”. Ad esempio il piano di stazionare stabilmente 5.000 soldati tedeschi al confine orientale della Nato, in Lituania. L’idea è buona, ha detto, ma ancora non è realizzata e non si sa neanche se mai lo sarà.
Le critiche per i troppi annunci, il piano di stazionare stabilmente 5.000 soldati tedeschi al confine orientale della Nato, in Lituania
Nato il 14 marzo 1960 a Osnabrück (Bassa Sassonia), Boris Ludwig Pistorius ha fatto la classica gavetta di partito entrando già a 16 anni nella Spd e scalando tutti i gradini interni dal basso verso l’alto. Studi in legge e ingresso nel 1991 nell’amministrazione pubblica come referente personale, e poi vice responsabile, dell’ufficio del ministro degli Interni del Land, Gerhard Glogowski, al tempo in cui il capo del governo ad Hannover era il futuro cancelliere Spd, Gerhard Schröder. Poi, prima vice e poi borgomastro di Osnabrück dal 2006 al 2013, anno in cui diventa ministro degli Interni in Bassa Sassonia, incarico che conserva per dieci anni fino al suo trasferimento a Berlino. Nel 2019 si candida per la leadership della Spd ma viene sconfitto assieme alla co-candidata Petra Köpping. Oltre che dentro il partito le sue ambizioni erano rivolte anche alla politica federale, ma ha dovuto pazientare ancora qualche anno prima che, a gennaio 2023, Scholz gli offrisse il salto nel governo a Berlino.
Privatamente Pistorius è molto discreto e si tiene alla larga dalle cronache mondane. Si sa che sua moglie, con cui ha avuto due figlie, è morta di cancro nel 2015. Dopo un anno, l’amore è di nuovo sbocciato e ha cominciato una relazione con l’ultima ex moglie di Schröder (la quarta, ora è alla quinta), Doris Schröder-Köpf. Dopo sei anni però, nel 2022, la coppia si è separata. Adesso, da un annetto, il ministro è di nuovo innamorato e si fa vedere spesso anche a eventi ufficiali con la sua nuova compagna, Julia Schwanholz (42 anni), politologa di area Spd, di buoni vent’anni più giovane di lui. Secondo la stampa rosa, la cosa è seria e ci sarebbe anche aria di fiori d’arancio. Il nome Pistorius viene peraltro dal latino Pistor e significa panettiere. Chissà che non gli porti fortuna, come le umili origini hanno portato fortuna all’ex cancelliere Schröder, con cui Boris ha condiviso i suoi primi passi in politica, l’intensa carriera ad Hannover e anche, per sei anni, la compagna Doris.