L'ex premier Thaksin Shinawatra prima di essere incarcerato - foto Ansa

Nel sud est asiatico

La scarcerazione di Thaksin Shinawatra è l'ennesimo colpo di scena thailandese

Massimo Morello

L'ex presidente, 74 anni, domenica è uscito in libertà condizionale dal Police General Hospital dov’era detenuto e si è trasferito nella “grandeur” di Chan Song, sua residenza di Bangkok. Il fatto solleva diverse questioni, adatte alla trama di una fiction

Bangkok. “I Due Regni”. Se fosse una delle serie televisive tanto in voga in sud–est asiatico, la puntata del 18 febbraio segnerebbe la fine dell’ultima stagione. Alle prime luci di domenica, in una Bangkok soffocata dall’inquinamento, l’ex premier Thaksin Shinawatra, 74 anni, l’uomo che nel momento del suo massimo potere era stato definito il Berlusconi thailandese, è uscito in libertà condizionale dal Police General Hospital dov’era detenuto e si è trasferito nella “grandeur” di Chan Song, sua residenza di Bangkok. Un’ipotetica serie che per soddisfare il crescente spirito di Khwampenthai, thailandesità, si richiamerebbe al romanzo nazionale: “Quattro Regni”, la storia di una fanciulla le cui vicende s’intrecciano a quelle dei sovrani della dinastia Chakri da Rama V a Rama VII, da metà Ottocento a metà Novecento, dalla monarchia assoluta a quella costituzionale. 
 

L’ipotetica trama dei “Due Regni”, dunque, si svolge dal 2001 al 2024, sotto i regni di Rama IX, il venerato e amato Bhumibol Adulyadej, ridenominato Bhumibol il Grande, e di suo figlio Maha Vajiralongkorn, asceso al trono il 13 ottobre 2016 col nome Rama X. In questo quarto di secolo le vicende del regno, di Thaksin e della sua famiglia si sono inestricabilmente intrecciate. Nel 2001 Thaksin viene eletto primo ministro ed è rieletto nel 2005 grazie a un misto di populismo e autoritarismo. Accusato d’essere “l’uomo che voleva farsi re”, è deposto dal colpo di stato del 2006, costretto all’esilio e condannato per corruzione e abuso di potere. Intanto il paese si divide. I “rossi” (dal colore delle loro magliette), i sostenitori di Thaksin, il popolo, appartenenti alle classi più povere, contadini e lavoratori, i “bufali” come li chiamano i gialli. I gialli, appunto, (il giallo è il colore del lunedì, giorno di nascita degli ultimi due re), l’élite nobiliare e imprenditoriale. Si susseguono scontri di piazza, colpi di stato e di scena, intrighi, manovre di palazzo, tentativi di rivoluzione e restaurazione, violenze.
 

Nel 2011 diviene primo ministro la sorella di Thaksin, Yingluck, ma anche lei è deposta da un colpo di stato nel 2014. L’ennesimo colpo di scena si compie nel 2018 con l’apparizione di un nuovo protagonista e di un nuovo colore: il partito Future Forward e l’arancione. Gli “Orange”, seguaci di Thanathorn Juangroongruangkit, giovane e affascinante miliardario, i più giovani, gli intellettuali, i professionisti, le classi urbane, i progressisti, ottengono una sorprendente affermazione elettorale. Tanto da giustificare un intervento della magistratura che scioglie il partito per vizi di forma. Il partito rinasce come Move Forward e nelle elezioni di fine 2023 ottiene una maggioranza schiacciante. In coalizione con il Pheu Thai, ennesima reincarnazione del partito di Thaksin, cerca di formare il governo ma il tentativo fallisce per l’opposizione del Senato, composto da membri non eletti bensì nominati dalla precedente giunta militare. Il Pheu Thai, quindi, nella persona di Srettha Thavisin, grande imprenditore immobiliare, decide di allearsi con i partiti della minoranza formati da ex militari e ultraconservatori: nasce un ircocervo di arcinemici ora compagni di strada che nomina premier Srettha. Poco dopo, il 22 agosto, Thaksin rientra in patria, accolto da sua figlia  Paetongtarn, nuova leader del Pheu Thai. Dopo una notte nel carcere di custodia preventiva, è trasferito nell’ospedale della polizia per motivi di salute. Il mese seguente il “perdono reale” riduce la pena a un anno. 
 

Simbolo di questo nuovo patto tra élite e popolo, tra gialli e rossi, è rappresentato ancora una volta da un colore. Il primo ministro, infatti, eletto dal popolo dei rossi, ha invitato pubblici ufficiali, dipendenti pubblici e gente comune a indossare camicie, cravatte o un capo d’abbigliamento giallo ogni lunedì per dimostrare lealtà al re.
 

Il nuovo grande nemico delle élite sono ormai il Move Forward e il suo leader Pita Limjaroenrat, perseguitati da una serie di accuse, compresa quella di voler rovesciare la monarchia costituzionale. Ma anche Thaksin sembra sotto scacco: i pubblici ministeri stanno valutando se accusarlo di aver insultato la monarchia durante un’intervista del 2015. Ipotesi remota perché l’ex premier sembra cercare un avvicinamento alla monarchia, scatenando invece l’ira dei progressisti e delle vecchie camicie rosse. Potrebbe essere, come ha detto, la volontà di godersi una serena vecchiaia accanto ai nipotini. O potrebbe anche essere una manovra per riavvicinarsi al potere. Magari come consigliere occulto.
 

Che cosa accadrà lo scopriremo nella nuova, sempre ipotetica, stagione dei “Due regni”. Ma non dimentichiamo che Bangkok è uno dei nuovi centri mondiali di produzione cinematografica e che le serie tv sono una delle componenti del soft power con cui la Thailandia vuole rilanciare la sua immagine e la sua economia. Un progetto affidato al National Soft Power Strategy Committee di cui la figlia di Thaksin è vicepresidente.

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