il colloquio
Tamila Tasheva ci spiega gli effetti di dieci anni di russi in Crimea
Bambini militarizzati, tatari perseguitati, repressione di ogni dissenso: ecco cosa succede da quando gli "omini verdi" hanno invaso la penisola. “L'Ucraina riprenderà il controllo, è solo una questione di tempo", ci dice la rappresentante permanente del governo ucraino nella Repubblica autonoma di Crimea
Alla cosiddetta stanchezza di parte dell’occidente che ambisce a un’improbabile pace con Vladimir Putin – pace che il presidente russo non vuole – Tamila Tasheva, rappresentante permanente del governo ucraino nella Repubblica autonoma di Crimea, non crede. Forse perché è troppo paradossale per essere vera, forse perché, se fosse vera, avrebbe conseguenze troppo esiziali per il suo popolo e per mezzo mondo, o forse perché ha l’aspetto di un’ennesima trappola putiniana ben congegnata. Dice al Foglio che “i paesi occidentali hanno fornito un sostegno colossale all’Ucraina. E questo ha sconvolto la Russia, che, incapace di contrastarlo, ricorre alla sua pratica abituale: diffondere propaganda e disinformazione non solo in Ucraina ma anche tra le nazioni europee. Messaggi che sembrano pacifisti, in realtà sono stati appositamente elaborati dalla Russia per ridurre il sostegno dei paesi occidentali. L’obiettivo è incitare alle proteste contro le decisioni prese dai governi disposti a fornire aiuto all’Ucraina. La Russia trae vantaggio nel seminare dissenso”.
Dieci anni fa, iniziò l’invasione degli “omini verdi”, le truppe russe entrate senza le insegne in Crimea. “Il ritorno della Crimea sotto il controllo dell’Ucraina avverrà, è solo una questione di tempo”, dice Tasheva. Le sue parole hanno il suono della logica conclusione di una serie di necessità e dati di fatto, politici e militari. Quelli politici: “Ripristinare l’integrità territoriale dell’Ucraina non significa solo riconquistare la terra, è una vittoria della democrazia sull’autocrazia e un ripristino dell’ordine internazionale globale che la Russia cerca di sconvolgere. Il ripristino dell’integrità territoriale dell’Ucraina, incluse Crimea e Sebastopoli, è un prerequisito necessario per porre fine alla guerra e stabilire una pace duratura nella regione”. Quelli militari: “L’Ucraina è riuscita a strappare alla Russia l’iniziativa nel Mar Nero, creando condizioni di sicurezza che costringono l’aggressore a fuggire nella parte orientale delle acque e a tentare di nascondere le navi militari. Molti analisti ora sottolineano anche che la Russia non controlla completamente il Mar Nero vicino alla costa della Crimea”.
Di chi abita la Crimea si sa pochissimo, perché il regime russo ha isolato la regione e la stampa internazionale non ha vie di accesso. “Dobbiamo ricordare che la Crimea è un luogo in cui vivono persone con opinioni diverse – dice Tasheva – Alcuni sostengono l’Ucraina e attendono le forze armate ucraine, altri collaborano con gli occupanti e lodano la Russia. Questo è un fatto. Infine ci sono persone che rimangono neutrali poiché temono per la loro vita sotto l’occupazione. Ci sono arresti continui, anche solo per aver ascoltato canzoni ucraine o per aver detto ‘Slava Ukraini’. Ai sensi del cosiddetto articolo 20.3.3 di una legge non riconosciuta, sono accusati di ‘screditare l’esercito russo’. Come Missione monitoriamo regolarmente la situazione e prepariamo analisi e aggiornamenti sui casi di procedimenti giudiziari illegali contro i nostri cittadini per la loro posizione filoucraina. Inoltre, abbiamo una hotline della Missione, alla quale i cittadini ucraini possono rispondere a varie domande sulla possibilità di lasciare la penisola occupata, di entrare in un’università ucraina o di ottenere un passaporto ucraino. Dopotutto, in Crimea sta crescendo una generazione che non ha mai ricevuto i documenti ucraini o ha ricevuto solo un certificato di nascita. I residenti della penisola ci hanno contattato più volte per informarci dei crimini degli occupanti, delle detenzioni illegali di cittadini ucraini o del trasferimento di attrezzature militari russe nella penisola”.
I tatari di Crimea, l’ etnia locale di religione musulmana, sono forse quelli cui è toccata la sorte peggiore (come era accaduto ai tempi di Stalin che li aveva deportati). Anche Tasheva è tatara. “Gli occupanti hanno creato condizioni estremamente dure: le persone possono essere detenute, multate o incarcerate arbitrariamente sulla base di accuse inventate e create dalle stesse autorità. Attualmente, è noto che gli occupanti hanno imprigionato illegalmente 191 persone, di cui 123 tatari di Crimea. Inoltre continua la pratica del trasferimento illegale di cittadini ucraini nel territorio della Federazione russa. Il primo vicepresidente dell’Assemblea del popolo tataro di Crimea, Nariman Dzhelyal, è stato portato illegalmente in Russia. Sua moglie ha riferito che solo dopo due mesi si è saputo dove si trovava: è stato trasferito illegalmente in una prigione nella città russa di Mininsk, nella regione di Krasnoarsk, in Siberia. Questi trasferimenti sono non solo illegali, ma spesso anche pericolosi a causa delle dure condizioni di detenzione, poiché durante il trasferimento non possono comunicare con nessuno”.
Gli effetti dell’occupazione russa sono profondi. “C’è una forte militarizzazione dei giovani e dei bambini – dice Tasheva – I bambini nati nei territori occupati sono esposti all’indottrinamento e alla militarizzazione russa, a partire dall’istruzione prescolare. Negli asili nido ci sono giochi militari, concerti a tema e spettacoli con la partecipazione dell’esercito russo. Per tutti i bambini della penisola, l’infanzia è diventata una preparazione al futuro servizio militare. Inoltre, gli occupanti stanno attuando un programma su vasta scala per diffondere nella penisola organizzazioni militari e patriottiche, classi cadette nelle scuole e organizzare eventi a tema militare. In questo modo si favorisce la tolleranza verso la violenza e la repressione e si forma un culto della guerra, che non viene condannata ma presentata come un gioco. Ai giovani sono negate tutte le opportunità tranne due alternative: il servizio militare o l’emigrazione in Russia”. L’occupazione dura da dieci anni.
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