l'incontro

Perché Mosca continua ad accogliere Hamas

Micol Flammini

Durante il suo discorso Putin ha accusato l'occidente di promuovere le guerre in giro. Per Gaza cerca di sabotare i piani degli Stati Uniti

Vladimir Putin ha parlato alla nazione. Non è più il tempo per lui di nascondersi e di rinunciare ai suoi appuntamenti con i russi, Putin ormai parla molto, incontra, si sente bene e mancano poco più di due settimane alla sua rielezione, quindi vuole farsi vedere dai  suoi cittadini, anche a costo di annoiarli.  Nelle due ore di discorso  ha fatto promesse economiche, ha chiesto di fare figli, ha invitato gli investitori in Russia e ha lodato i risultati dell’economia che cresce. 

L’agenzia di stampa russa Ria Novosti ha calcolato quanti minuti il capo del Cremlino ha dedicato a ciascun argomento. Dieci minuti sono stati spesi per parlare del problema della demografia e, dopo l’intervento di Putin, una giornalista in diretta televisiva ha detto che suo marito le aveva già mandato un messaggio per proporle di avere un terzo bambino, immediatamente dopo le parole,  evidentemente convincenti,  del presidente. Sette minuti sono stati spesi per parlare di economia e di trasporti. Sei di alleanze, soprattutto di Brics. Poi, nel grafico di Ria, inizia il conto del tempo speso per parlare di quello che accade fuori dalla Russia. Cinque minuti sono stati dedicati all’Ucraina, altri cinque alle relazioni con l’occidente. Vladimir Putin ha rilanciato la minaccia del conflitto nucleare, sottolineando che è l’occidente a trascinare la Russia, è l’occidente a preparare per primo le armi, è l’occidente a essere pronto a colpire il territorio russo. Il “cosiddetto occidente”, ha preso a dire Putin, ha istigato la guerra in Ucraina e tutti i conflitti nel mondo. Il Cremlino corre alla conquista dei paesi del sud globale su cui ha successo accusando gli Stati Uniti di essere la causa di miseria e di guerra, mentre Mosca si candida a essere la loro potenza protettrice, assieme alla Cina. Ieri il capo del Cremlino accusava l’occidente di aizzare conflitti in giro per il mondo e  nella capitale arrivava una delegazione di Hamas, che al cospetto delle autorità russe si è incontrata con Fatah, il partito che governa in Cisgiordania. Non è la prima volta che Mosca ospita i terroristi della Striscia di Gaza, dal 7 ottobre ha preso una posizione definita dalla loro parte, che è pure la parte dell’Iran, uno dei suoi alleati più importanti contro l’Ucraina. Il Cremlino ha invitato e accolto Hamas per ben tre volte dall’attacco ai kibbutz e non l’ha mai riconosciuta come organizzazione terroristica. Da parte sua, Hamas cerca una normalizzazione, vuole sopravvivere al disastro di Gaza e cerca di farlo usando la strada diplomatica e la debolezza politica di Fatah. Hamas e Fatah non sono alleati, il secondo fu cacciato dal primo dalla Striscia di Gaza e Mosca, che non è mai stata presa in considerazione nei negoziati sulla situazione in medio oriente, sta cercando di fare da sola. Una sua strada nella regione l’ha sempre trovata, adesso sta cucendo attorno a sé un’alleanza lunga chilometri, che somma fronti, che ammassa armi. Vuole mettere d’accordo i due partiti rivali per assicurarsi che quando la guerra sarà finita non avrà vinto un piano americano.  


Mosca non ha mai condannato Hamas, non ha condannato il 7 ottobre e i cittadini di origine russa che vivono nello stato ebraico si dannano per la posizione del loro governo che ancora non prende apertamente le distanze dalla Russia. A novembre, tra gli ostaggi che vennero liberati, Hamas decise di lasciar andare due russi e spiegò che si trattava di un omaggio per Putin. Ma i russi israeliani da tempo non vogliono essere associati al presidente russo, mettono sulle loro case le bandiere ucraine, spiegano le differenze tra loro e il Cremlino e sono scesi in strada per commemorare la morte di Alexei Navalny – le commemorazioni si sono trasformate poi in manifestazioni per chiedere a Israele di tagliare in modo netto i rapporti con il presidente russo. 


Mosca ha un piano e non l’ha messo a punto adesso, le visite di Hamas sono state frequenti e regolari anche negli anni passati e il modo che ha scelto il Cremlino per sabotare i piani americani in medio oriente è quello di ricucire i rapporti tra le fazioni palestinesi. Dal 7 ottobre il Cremlino si è presentato come il difensore dei palestinesi alle Nazioni Unite e ha usato il conflitto per accusare l’occidente di doppi standard, sfruttando l’occasione per fomentare il sentimento antiamericano in giro per il mondo, soprattutto nel suo sud globale. La presenza di Hamas a Mosca non indica un vero impegno del Cremlino per la pace e per capirlo basta vedere chi incontrerà chi: personalità meno rilevanti del gruppo sono state accolte dal viceministro degli Esteri Bogdanov mentre il ministro Sergei Lavrov ha soltanto aperto l’incontro accusando, anche lui, l’occidente. Per Mosca la priorità non è la pace, non è Gaza, è fomentare un fronte che disturbi l’attenzione e la solidarietà con l’Ucraina. 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)