Nikki Haley saluta i partecipanti in una tappa della sua campagna nel Maine, al Portland Elks Club il 3 marzo 2024 (Scott Eisen/Getty Images) 

Il senso della vittoria di Nikki Haley nella "palude" di Washington DC

Giulio Silvano

L'ultima rimasta a sfidare Trump ha vinto per la prima volta con il 63 per cento, prendendosi tutti i 19 delegati a disposizione. Che però aiutano poco per ottenere i 1.215 voti necessari alla nomination del Gop. Domani è il Supertuesday: si vota in sedici stati

Prima bandierina per Nikki Haley nel Risiko delle primarie repubblicane. L’ex governatrice ex ambasciatrice, ultima rimasta a sfidare Donald J Trump, ha vinto per la prima volta, nel District of Columbia. Il distretto federale costruito per ospitare la capitale, Washington, non conta nemmeno come stato (i suoi cittadini veri, non i diplomatici e i politici che la usano come dormitorio, si lamentano di non avere nemmeno un senatore o un deputato – il loro motto è taxation without representation); è una sorta di zona grigia piena di edifici statali e monumenti e ambasciate. Ma ha anche molte università, intellettuali, giornalisti, dipendenti pubblici, afroamericani.

   

Haley ha vinto con il 63 percento prendendosi tutti i delegati a disposizione e battendo Trump che si è fermato al 33. Questa vittoria continua a dimostrare che l’ex presidente, accusato di insurrezione, ha poco appeal nelle zone urbane e scolarizzate e nelle città con una base repubblicana moderata. C’è una fetta non trascurabile dell’elettorato repubblicano che non vuole rispedire Trump alla Casa Bianca. E, come ha fatto notare la portavoce di Haley, “non è un caso che proprio la gente più vicina ai palazzi del potere lo abbia rigettato”, avendolo avuto come ospite per quattro lunghi anni. Trump ha subito risposto dicendo che Haley ha vinto nella “palude”, il termine che la destra alternativa, e i trumpiani, usano per Washington DC. Negli ultimi tempi, quando l’ex ambasciatrice ha fatto capire che non mollava, la campagna trumpiana ha cercato di dipingerla come corrotta, vicina all’establishment e ai democratici, una politica professionista (un insulto nel mondo MAGA) che piace ai progressisti. Una finta conservatrice. La portavoce della campagna di Trump ha chiamato Haley la “regina della palude”, incoronata “dai lobbisti che vogliono difendere lo status quo”.

   

Haley è la prima donna nella storia vincere delle primarie repubblicane. Ma i 19 delegati del Distretto aiutano molto poco per ottenere il numero necessario per la nomination dal partito: 1.215. Trump ha vinto le sei primarie precedenti e molti si aspettano che vada bene martedì, il Supertuesday, quando si voterà in sedici stati. La sua speranza, tra un’udienza di tribunale e l’altra, è sperare di vincere a sufficienza per far mollare Haley e andare avanti contro Joe Biden.

 

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